Due sgomberi, un bando finto, i richiami alla legalità, il rifiuto di ascoltare quelli dell’acqua. L’arroganza della giunta Raggi contro quelli del Rialto, dove aveva sede il Forum dei movimenti dell’acqua, non è solo un’altra brutta storia romana di sgomberi, ma prima di tutto la conferma che l’amministrazione 5 Stelle “sta compiendo una svolta reazionaria – dice Paolo Carsetti del Forum dell’acqua – “L’unico obiettivo è accreditarsi con il sistema, dimostrare ai poteri forti di essere affidabile, così da candidarsi a governare il Paese intero… Poco importa se nel frattempo la legalità sarà trasformata in un simulacro, la trasparenza in opacità, il cambiamento in continuità, la comunità in solitudine competitiva, la città in un deserto sociale. Il Rialto e il Forum sono solo piccoli intralci nel cammino verso il potere…”
Sono passati tre mesi dal primo sgombero e tre giorni dall’ultimo… Quello che segue è un breve racconto di quanto avvenuto. Per chi l’ha visto e per chi non c’era e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera. Sono tredici anni che chiediamo una soluzione definitiva attraverso l’attuazione della delibera di Consiglio Comunale 40/04 (tuttora vigente) che prevede lo spostamento delle realtà del Rialto all’ex autoparco dei Vigili Urbani (di Via delle Mura Portuensi) del Comune di Roma. Questa è la soluzione che abbiamo sottoposto da oltre due mesi e mezzo anche all’Amministrazione Raggi, già dopo il primo sgombero del 16 febbraio. Ma, in esatta continuità con le passate amministrazioni, non ha mai voluto prenderla realmente in considerazione.
Ci teniamo a ribadire che la soluzione esiste ed è sotto gli occhi di tutti: nulla osta a completare l’iter procedurale e amministrativo di detta delibera avendo già superato i vari passaggi della Conferenza dei Servizi; l’Amministrazione comunale negli anni ha già acquisito i progetti, ha utilizzato soldi pubblici a tal fine ed il mancato completamento dell’opera configura un sicuro danno erariale; la ricollocazione delle realtà del Rialto è, dunque, un atto approvato dal Consiglio comunale e ora necessita solo della volontà politica della Giunta di attuarla.
Il vero danno erariale per il Comune sta proprio nella mancata attuazione di questa delibera e non negli affitti degli spazi sociali che, tra l’altro, laddove fossimo stati messi nelle condizioni, non ci saremo sottratti dal corrispondere. Ma davvero qualcuno pensa di ridurre lo sgombero di uno spazio come il Rialto e della sede del Forum dei Movimenti per l’Acqua al mancato saldo di un affitto? La questione è ben più complessa e negli ultimi mesi gli sgomberi a Roma sono stati un incubo che ha toccato centinaia di realtà. La banalizzazione che sta costruendo l’Amministrazione, trincerandosi dietro il semplice ripristino della legalità, è preoccupante.
Parafrasando un nostro caro slogan referendario potremo dire: si scrive legalità, si legge deserto sociale. Il confronto con l’Amministrazione è stato avviato all’indomani del primo sgombero e in quell’occasione l’assessore Andrea Mazzillo e il suo staff si erano presi l’impegno di approfondire i termini dell’attuazione della delibera 40/04. “Pochi giorni e vi riconvochiamo”: questo era stato l’impegno assunto in quell’occasione.
Il 24 febbraio le catene che avevano chiuso il Rialto vengono spezzate e questo spazio viene restituito alla città. Poi per due mesi, nonostante le nostre reiterate richieste d’incontro, silenzio più assoluto. La risposta dell’Amministrazione è sempre la stessa: “Stiamo ancora studiando”.
All’improvviso, qualche giorno prima di Pasqua, ci giunge notizia fondata di un nuovo sgombero. Richiediamo con urgenza un incontro allo staff dell’Assessore che inizialmente viene negato e infine concesso per sfinimento.Dopo due mesi ci viene comunicato che ancora non si ha la più pallida idea se la delibera sia attuabile.
Due mesi persi, gettati al vento come nella migliore tradizione italica. In cambio ci vengono “offerti” dei locali del tutto inaccettabili. Principalmente per due ragioni: non garantiscono la possibilità di ricollocazione unitaria delle associazioni ora presenti al Rialto, facendo così venir meno il riconoscimento politico dell’insieme del Rialto e dello spazio sociale in sé, del suo percorso e quindi delle attività che lì vengono svolte in sinergia; i locali hanno come finalità di utilizzo l’emergenza abitativa e nessuna delle realtà del Rialto ha intenzione di sottrarre casa a chi ne ha fortemente bisogno, soprattutto alla luce della drammatica situazione degli sfratti che, procedendo incessantemente, vanno ad aggravare un’emergenza abitativa atavica.
Abbiamo sempre ribadito di essere disponibili a soluzioni transitorie nel momento in cui viene individuata la soluzione definitiva attraverso atti formali (delibera di Giunta e protocollo d’intesa). Altrimenti non si capisce perché definire transitorio qualcosa che evidentemente non lo è. Per usare una metafora: abbiamo segnalato a più riprese che non sussistono problemi da parte nostra ad accettare soluzioni ponte, e quindi uscire dal Rialto, purché siano ben definite le due sponde del guado.
Nel frattempo il 18 aprile la Corte dei Conti si è pronunciata dichiarando nullo il danno erariale e non esigibili i canoni di mercato sul patrimonio indisponibile facendo venire meno le motivazioni alla base delle riacquisizioni degli immobili da parte del Comune. Continuiamo per giorni a richiedere un nuovo incontro e a segnalare allo staff dell’assessore Mazzillo la necessità di una risposta chiara su tutto ciò.
Sabato 6 maggio 10.000 persone scendono in piazza, attraversano il centro di Roma per arrivare sotto al Campidoglio e ribadiscono anche alla Giunta Raggi che “Roma non si vende”!
L’8 maggio, all’improvviso, sul sito di Roma Capitale compare un avviso di bando finalizzato alla concessione di un immobile sequestrato alla criminalità per lo svolgimento di attività sul tema dell’acqua e dei beni comuni. Un bando cucito su misura del Forum Acqua che identificando l’oggetto nel solo tema dell’acqua e dei beni comuni cancella la pluralità degli ambiti su cui intervengono da anni le realtà presenti al Rialto.
Ci domandiamo: che differenza passa tra questo bando e le pratiche politiche che hanno portato a Mafia Capitale? Un bando che non è neanche tale fino in fondo in quanto si tratta di un avviso e infatti si afferma “La documentazione del bando di gara per l’assegnazione dell’immobile, in concessione in comodato d’uso gratuito, verrà definita solo al perfezionamento delle procedure di acquisizione e della effettiva disponibilità del bene confiscato e, pertanto, la presente procedura non è vincolante per questa Amministrazione”.
Un bando che svela il trucco: l’immobile non è ancora nell’effettiva disponibilità del Comune ma evidentemente c’era fretta di provare a costruirsi un alibi in previsione dell’imminente sgombero che, guarda caso, avviene il giorno successivo alla sua pubblicazione.
Il 9 maggio, infatti, all’alba veniamo svegliati dalle telefonate delle forze dell’ordine che stavano sgomberando il Rialto. L’assessore Mazzillo dice soddisfatto che si tratta di un atto dovuto volto al ripristino della legalità. Giustizia è fatta. La misura è colma!
Ci sottraiamo convintamente a questo ricatto, a questo tentativo di corruzione e intendiamo denunciarlo con forza. Ora l’Amministrazione può addurre mille altre scuse per lo sgombero, dall’ingiunzione di un fantomatico tribunale (quale, quando, a che titolo, per quali reati?) al rischio crollo dell’immobile. In questi anni, mesi, settimane e giorni non è mai stato notificato nulla, né a noi né all’Amministrazione. Chiunque ha un minimo di onestà intellettuale sa che si tratta solo di un ulteriore tentativo volto a rafforzare l’alibi.
Tutto ciò conferma che l’Amministrazione 5 Stelle di Roma sta compiendo una svolta reazionaria, tinta di nero, il cui unico obiettivo è accreditarsi con il sistema, dimostrare ai poteri forti di essere affidabile, così da candidarsi a governare il Paese intero nel 2018. Purtroppo, la strada intrapresa è quella giusta.
Poco importa se nel frattempo la legalità sarà trasformata in un simulacro, la trasparenza in opacità, il cambiamento in continuità, la comunità in solitudine competitiva, la città in un deserto sociale. Il Rialto e il Forum dell’Acqua sono solo piccoli intralci nel cammino verso il potere, quello vero. Ciò non toglie che la nostra mobilitazione proseguirà senza sosta perché intendiamo arrivare a una gestione pubblica, trasparente, democratica e partecipata dell’acqua a Roma e in tutti gli altri territori.
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