16 marzo 2017

LA CENSURA DI ISRAELE CONTRO LA PALESTINA SI APPLICA ANCHE A ROMA?

Se quello riportato dall'articolo che segue fosse vero, ci aspettiamo, come minimo, una vibrata protesta del nostro Ministero degli Esteri nei confronti dell'Ambasciata di Israele a Roma.
Se veramente siamo arrivati a dover subire le pressioni israeliane per censurare l'espressione artistica del popolo palestinese, riteniamo che Israele abbia veramente un grave problema.
Fortunatamente non tutti gli israeliani sono d'accordo con la politica di oppressione del popolo palestinese attuata dal governo Netanyahu.
E questo ci fa ben sperare sia nel popolo israeliano che nella soluzione del problema palestinese.
Domenico Fischetto


    Roma. Municipi e Israele censurano film e spettacoli, la gente accorre in massa
 
 
              
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Il Municipio V ha censurato il cinema palestinese ma la gente è andato a vederlo in massa proiettandolo per strada. Il rettore dell'università di Roma Tre revoca la proiezione di un film palestinese in un teatro e lamenta "pressioni insostenibili". Le inaccettabili ingerenze della lobby sionista producono solidarietà e ripudio, loro malgrado
A Roma si va recitando una commedia dell'assurdo. Le pressioni dell'ambasciata israeliana e dei suoi terminali nella comunità ebraica, hanno portato il V Municipio e successivamente l'università di Roma Tre a censurare dei film palestinesi in programmazione al cinema Aquila (di gestione comunale) e al teatro Palladium.
Il film "Wanted 18" e lo spettacolo "Io Rachel Corrie" erano in programmazione ieri sera al cinema Aquila. Ma il cinema, su pressione del V Municipio (M5S) è stato costretto a bloccare la programmazione. E così ieri alle 19.00 invece del film palestinese in programma il cinema ha proiettato Willi Wonka e la fabbrica del cioccolato invece del film previsto. Poi il cinema ha chiuso i battenti e non li ha riaperti per lo spettacolo teatrale "Io, Rachel Corrie" previsto per le 21.00.
Ma la gente pulita della città di Roma non ha accettato questo vergognoso cedimento alle pressioni di una lobby che somiglia sempre più – nelle modalità – ad una vera e propria cosca mafiosa. Quasi duecento persone si sono radunate ieri sera davanti al cinema Aquila. E' stato allestito uno schermo e il film "Wanted 18" è stato proiettato all'aperto, in mezzo alla strada producendo così un interesse moltiplicato.

Prima della proiezioni ci sono stati dei brevi interventi della campagna Bds e della associazione Scac (Spazio Comune Cinema Aquila) che si è vista espropriata dalle autorità municipali della sua programmazione prevista nel cinema. Oggi al teatro Palladium era invece prevista la proiezione del film "3000 nights" con la presenza della regista palestinese Mai Masri, l'università di Roma Tre ha revocato l'iniziativa. L'ambasciatrice palestinese in Italia ha chiesto chiarimenti al rettore dell'università sentendosi rispondere di "pressioni insostenibili" sul vertice dell'ateneo per bloccare l'iniziativa. Il film verrà proiettato lo stesso ma presso L'Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico nella vicina via Ostiense. Un gesto di coraggio apprezzabile ma resta aperta la ferita di una università della Repubblica costretta a revocare una iniziativa culturale di prestigio a causa delle pressioni dell'ambasciata israeliana e di una parte della comunità ebraica.
Se la lobby sionista e i suoi terminali politici – il PD e la destra in primo luogo ma va segnalata anche la codardia del M5S e Sinistra Italiana – pensano però di intimidire, negare spazi o instaurare il fascismo culturale hanno fatto male i conti, anzi malissimo

Nelle foto è possibile vedere quanta gente che ha assistito alla prima proiezione di ieri sera. In pratica…. un successo di pubblico per Wanted 18, un simpaticissimo e originale film a metà tra animazione e documentario, che narra di 18 mucche – pensate 18 pericolosissime mucche – acquistate dai palestinesi di Beit Sahour durante la prima Intifada per essere autosufficienti dal punto di vista alimentare e cessare di essere costretti a comprare prodotti israeliani, cioè degli occupanti delle loro terre.
In serata anche lo spettacolo "Mi chiamo Rachel Corrie" – che narra della attivista statunitense schiacciata da un bulldozer israeliano mentre cercava di impedire la demolizione di case palestinesi – è stato realizzato per strada invece che dentro al cinema Aquila come previsto.
Le istituzioni comunali e universitarie di Roma hanno accumulato in pochi giorni un enorme deficit di civiltà, libertà e dignità che dovranno cominciare a pensare come risarcire, al popolo palestinese innanzitutto ma anche alla città. A meno che non si accetti di convivere e subire un modello mafioso. Ma poi diventa impossibile essere ritenuti credibili come amministratori o come docenti.
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