Con Ruth Negga, Joel Edgerton, Michael Shannon, Nivk Kroll,
Marton Csokas, Aano Miller, del 2016.
Fotografia Adam Stone.
Il diritto di amare
Non dovrebbe
stupire l’ondata di questa serie di film ambientati tra la fine degli anni ’50
e all’inizio degli anni ’60 (Diritto di
contare, Jackie, Loving) che riesumano un periodo di
battaglie per i diritti civili (donne, neri e altri). Con tutti i conflitti e le
sparatorie avvenute in USA negli ultimi anni, tra poliziotti bianchi e la
popolazione afroamericana, e con le enunciazioni razziste di Donald Trump,
sembra veramente di tornare indietro di mezzo secolo.
Tratto
da una storia vera, il film narra le vicende di Mildred e Richard Perry Loving (bravissimi
Ruth Negga e Joel Edgerton), una coppia interrazziale: lei è una casalinga metà
indiana e metà afroamericana, lui un muratore bianco. Si amano e si sposano,
quasi in segreto, a Washington, dove non era in vigore la Racial Integrity Act. Siamo nel
1958 nello Stato della Virginia e Mildred e Richard dovranno aspettare quasi
dieci anni per far valere i loro diritti. Infatti, solo per aver contratto il
matrimonio, vengono incriminati, arrestati e condannati a un anno di prigione. L’avvocato
ottiene, con un patteggiamento, che al porto del carcere o divorziano o sono
esiliati dallo Stato della Virginia per venticinque anni. Così recitava la
sentenza: «Dio non ha certo messo gialli, bianchi e neri in continenti diversi
perché si mischiassero le razze!».
Andranno
a vivere a Washington, ospitati da parenti generosi di Mildred, dove lei
crescerà tre figli. Si ritroveranno lontano dagli affetti e dagli amici, e
scopriranno che la vita in città è una vera condanna per chi è nato e cresciuto
liberamente nei campi! Non c’è verde dove correre e giocare e le macchine
presentano un pericolo: i bambini soffrono sempre chiusi in casa.
Mildred
decide così di tornare a vivere in campagna, convincendo il più riluttante
Richard, non prima di aver scritto al Ministro di giustizia Robert Kennedy
(siamo negli anni di presidenza del fratello John 1961/63). In tal modo, saranno
contattati dagli avvocati dell’ACLU (American Civil Liberties Union) che si
faranno promotori di una battaglia che diventerà un fatto nazionale quando la
sentenza della Corte Suprema, nel 1967 darà finalmente ragione alla coppia
riconsegnandole la dignità (i figli
saranno considerati legittimi) e restituendole il diritto di amarsi. Sembra
quasi incredibile che solo cinquant’anni fa mentre i primi astronauti andavano
sulla luna, esistevano ancora degli stati con queste assurde leggi razziali.
Loving è un film minimalista
girato in punta di piedi. Non c’è nessuna scena palesemente violenta ma la
prepotenza la si respira lungo tutto il film, la si legge nello sguardo
timoroso sempre abbassato di Richard, nella sua paura di notte dei rumori, nel
ritmo lento che sembra sempre presagire una disgrazia e che, per fortuna, non
arriva mai. Bella è la descrizione dei due caratteri. Richard è un uomo schivo
di pochissime parole e gran lavoratore che si cimenta anche in vari altri campi
come la meccanica delle auto. Nonostante la sua configurazione maschia (motori,
birra, fucili) esprime una grande tenerezza nei confronti della sua donna che
vuole proteggere a tutti i costi. Mildred, anche se semplice e riservata, ha
una visione più ampia del mondo e dei suoi diritti; sarà lei a prendere
coraggio e scrivere a Kennedy e sarà sempre lei a capire l’importanza dei media per risolvere il loro caso.
L’amore della coppia è descritto in modo commovente attraverso una fisicità
discreta: la mano nella mano e la tenerezza sono state documentate dalle foto
in bianco e nero scattate dall’inviato di “Life” Grey Villett (Michael
Shannon) e pubblicate nella rivista.
Il
film è stato presentato a Cannes 2016 e sta ottenendo un notevole successo di
pubblico.
Ghisi
Grütter
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