18 marzo 2017

Recensione film LOVING regia di Jeff Nichols


 

Con Ruth Negga, Joel Edgerton, Michael Shannon, Nivk Kroll, Marton Csokas, Aano Miller, del 2016.

Fotografia Adam Stone.

 



 

Il diritto di amare

 

Non dovrebbe stupire l’ondata di questa serie di film ambientati tra la fine degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60 (Diritto di contare, Jackie, Loving) che riesumano un periodo di battaglie per i diritti civili (donne, neri e altri). Con tutti i conflitti e le sparatorie avvenute in USA negli ultimi anni, tra poliziotti bianchi e la popolazione afroamericana, e con le enunciazioni razziste di Donald Trump, sembra veramente di tornare indietro di mezzo secolo.

Tratto da una storia vera, il film narra le vicende di Mildred e Richard Perry Loving (bravissimi Ruth Negga e Joel Edgerton), una coppia interrazziale: lei è una casalinga metà indiana e metà afroamericana, lui un muratore bianco. Si amano e si sposano, quasi in segreto, a Washington, dove non era in vigore la Racial Integrity Act.  Siamo nel 1958 nello Stato della Virginia e Mildred e Richard dovranno aspettare quasi dieci anni per far valere i loro diritti. Infatti, solo per aver contratto il matrimonio, vengono incriminati, arrestati e condannati a un anno di prigione. L’avvocato ottiene, con un patteggiamento, che al porto del carcere o divorziano o sono esiliati dallo Stato della Virginia per venticinque anni. Così recitava la sentenza: «Dio non ha certo messo gialli, bianchi e neri in continenti diversi perché si mischiassero le razze!».

Andranno a vivere a Washington, ospitati da parenti generosi di Mildred, dove lei crescerà tre figli. Si ritroveranno lontano dagli affetti e dagli amici, e scopriranno che la vita in città è una vera condanna per chi è nato e cresciuto liberamente nei campi! Non c’è verde dove correre e giocare e le macchine presentano un pericolo: i bambini soffrono sempre chiusi in casa.

Mildred decide così di tornare a vivere in campagna, convincendo il più riluttante Richard, non prima di aver scritto al Ministro di giustizia Robert Kennedy (siamo negli anni di presidenza del fratello John 1961/63). In tal modo, saranno contattati dagli avvocati  dell’ACLU (American Civil Liberties Union) che si faranno promotori di una battaglia che diventerà un fatto nazionale quando la sentenza della Corte Suprema, nel 1967 darà finalmente ragione alla coppia riconsegnandole  la dignità (i figli saranno considerati legittimi) e restituendole il diritto di amarsi. Sembra quasi incredibile che solo cinquant’anni fa mentre i primi astronauti andavano sulla luna, esistevano ancora degli stati con queste assurde leggi razziali.

Loving è un film minimalista girato in punta di piedi. Non c’è nessuna scena palesemente violenta ma la prepotenza la si respira lungo tutto il film, la si legge nello sguardo timoroso sempre abbassato di Richard, nella sua paura di notte dei rumori, nel ritmo lento che sembra sempre presagire una disgrazia e che, per fortuna, non arriva mai. Bella è la descrizione dei due caratteri. Richard è un uomo schivo di pochissime parole e gran lavoratore che si cimenta anche in vari altri campi come la meccanica delle auto. Nonostante la sua configurazione maschia (motori, birra, fucili) esprime una grande tenerezza nei confronti della sua donna che vuole proteggere a tutti i costi. Mildred, anche se semplice e riservata, ha una visione più ampia del mondo e dei suoi diritti; sarà lei a prendere coraggio e scrivere a Kennedy e sarà sempre lei a capire l’importanza dei media per risolvere il loro caso. L’amore della coppia è descritto in modo commovente attraverso una fisicità discreta: la mano nella mano e la tenerezza sono state documentate dalle foto in bianco e nero scattate dall’inviato di “Life” Grey Villett (Michael Shannon) e pubblicate nella rivista.

Il film è stato presentato a Cannes 2016 e sta ottenendo un notevole successo di pubblico.

 

Ghisi Grütter

 

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