Welfare sostenibile, per un reddito minimo, contro ogni povertà
I NUMERI
28,3%
della popolazione (17 milioni)
GLI ITALIANI A RISCHIO DI POVERTÀ E DI ESCLUSIONE SOCIALE
DI CUI
GLI ITALIANI A RISCHIO DI POVERTÀ E DI ESCLUSIONE SOCIALE
DI CUI
37,4%
I GIOVANI (18-24 anni)
20,2%
GLI ANZIANI (+65 anni)
4 milioni 598 mila
(7,6% della popolazione)
GLI ITALIANI IN POVERTÀ ASSOLUTA
GLI ITALIANI IN POVERTÀ ASSOLUTA
29,8%
del PIL (478 miliardi di euro)
LA SPESA PER IL WELFARE
LA SPESA PER IL WELFARE
L’obiettivo della strategia Europa 2020 di ridurre le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale è stato completamente mancato in Italia, dove il problema coinvolge oltre 17 milioni di persone e in modo particolare i giovani, gli stranieri, le persone con bassa istruzione, gli abitanti del Mezzogiorno, i lavoratori con contratti non standard e quelli dei settori meno sindacalizzati. In base ai dati dell’Istat, nel 2015 le persone in povertà assoluta sono 4 milioni 598 mila (7,6% della popolazione), mentre quelle in povertà relativa sono 8 milioni 307 mila (13,7% della popolazione).
Il problema della povertà è sarà sempre più centrale nella vita dei cittadini: infatti, ai fenomeni “classici” di povertà, spesso associati a condizioni di esclusione sociale, occorre aggiungere altri e nuovi fenomeni, che hanno caratteristiche del tutto diverse e che risulteranno sempre più diffusi in un futuro prossimo, determinati da una parte dalla sempre maggiore diffusione di lavoratori autonomi che operano nell’economia “sharing” “on-demand”, “gig” “peer-to-peer”, con modalità di lavoro intermittenti che spesso prevedono retribuzioni complessiva annue al di sotto della soglia di povertà, dall’altra dallo sviluppo delle nuove tecnologie digitali e dell’automazione attraverso i robot che mettono a rischio percentuali elevate di professioni non qualificate e manuali (9-10%, secondo l’OCSE), determinando un nuovo tipo di “disoccupazione tecnologica” di lunghissima durata − e quindi a rischio di povertà.
Questi nuovi fenomeni richiedono politiche di contrasto basate non solo su sostegni al reddito temporanei (il reddito minimo d’inserimento), ma soprattutto su politiche d’inclusione nel mondo del lavoro e sull’adeguamento delle competenze dei lavoratori spiazzati dalla globalizzazione alla nuova domanda di professioni tecniche e altamente qualificate.
Si propone, infatti, una riforma complessiva di numerose misure di welfare, che comporta un ripensamento delle prestazioni per una più equa ridistribuzione delle risorse secondo un principio di maggiore equità e corrispondenza ai bisogni reali, finalizzato al contrasto alla povertà, al sostegno alle situazioni di fragilità economica, in particolare le famiglie con minori, e a un uso migliore delle risorse esistenti per disabili, invalidi, attraverso una rimodulazione delle prestazioni che prevede l’abrogazione di alcune misure esistenti e la loro sostituzione con nuove prestazioni fondate su principi di maggiore equità sociale.
Il reddito minimo d’inserimento è una misura universale, rivolta a tutti coloro che si trovano in povertà assoluta, che colma la distanza tra le risorse economiche della famiglia e la soglia di povertà assoluta, che varia in base al numero e all’età dei componenti della famiglia, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza.
Tutte le misure abbinano al trasferimento monetario e alla fornitura di servizi anche interventi d’inclusione attiva per responsabilizzare i beneficiari e favorire l’ingresso nel mercato del lavoro.
La riforma sostanzialmente si autofinanzia con le risorse esistenti, redistribuendole a favore delle fasce più povere e riducendo quelle rivolte alle fasce più abbienti: costa poco meno di 80 miliardi l’anno, con un costo aggiuntivo di poco meno di 5 miliardi rispetto alla spesa attuale (oltre 75 miliardi).
Gli effetti redistributivi attesi dalla riforma sono l’eliminazione quasi totale della povertà assoluta, la riduzione della povertà relativa, la concentrazione delle misure di protezione sociale a favore delle famiglie più povere e la diminuzione di quelle rivolte alle famiglie più ricche, senza penalizzarle perché si accrescono e soprattutto si migliorano gli interventi per le persone non autosufficienti, disabili e con figli.
Calcola il reddito minimo, che è la differenza tra la tua soglia di povertà e il tuo reddito*:
*indicatore della situazione reddituale dell’Isee
Leggi in pdf il rapporto su povertà e welfare in Europa
Leggi la proposta di legge di Radicali italiani o la sintesi
Il problema della povertà è sarà sempre più centrale nella vita dei cittadini: infatti, ai fenomeni “classici” di povertà, spesso associati a condizioni di esclusione sociale, occorre aggiungere altri e nuovi fenomeni, che hanno caratteristiche del tutto diverse e che risulteranno sempre più diffusi in un futuro prossimo, determinati da una parte dalla sempre maggiore diffusione di lavoratori autonomi che operano nell’economia “sharing” “on-demand”, “gig” “peer-to-peer”, con modalità di lavoro intermittenti che spesso prevedono retribuzioni complessiva annue al di sotto della soglia di povertà, dall’altra dallo sviluppo delle nuove tecnologie digitali e dell’automazione attraverso i robot che mettono a rischio percentuali elevate di professioni non qualificate e manuali (9-10%, secondo l’OCSE), determinando un nuovo tipo di “disoccupazione tecnologica” di lunghissima durata − e quindi a rischio di povertà.
Questi nuovi fenomeni richiedono politiche di contrasto basate non solo su sostegni al reddito temporanei (il reddito minimo d’inserimento), ma soprattutto su politiche d’inclusione nel mondo del lavoro e sull’adeguamento delle competenze dei lavoratori spiazzati dalla globalizzazione alla nuova domanda di professioni tecniche e altamente qualificate.
Le proposte di Radicali italiani
La proposta di legge d’iniziativa popolare di Radicali italiani ha l’obiettivo di abolire completamente, o quasi, la povertà assoluta e di contenere quella relativa attraverso l’introduzione di una misura strutturale di reddito minimo d’inserimento e la riforma di altre misure di protezione sociale per migliorare la loro efficacia e per concentrarle sui più poveri, con costi più bassi.Si propone, infatti, una riforma complessiva di numerose misure di welfare, che comporta un ripensamento delle prestazioni per una più equa ridistribuzione delle risorse secondo un principio di maggiore equità e corrispondenza ai bisogni reali, finalizzato al contrasto alla povertà, al sostegno alle situazioni di fragilità economica, in particolare le famiglie con minori, e a un uso migliore delle risorse esistenti per disabili, invalidi, attraverso una rimodulazione delle prestazioni che prevede l’abrogazione di alcune misure esistenti e la loro sostituzione con nuove prestazioni fondate su principi di maggiore equità sociale.
Il reddito minimo d’inserimento è una misura universale, rivolta a tutti coloro che si trovano in povertà assoluta, che colma la distanza tra le risorse economiche della famiglia e la soglia di povertà assoluta, che varia in base al numero e all’età dei componenti della famiglia, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza.
Tutte le misure abbinano al trasferimento monetario e alla fornitura di servizi anche interventi d’inclusione attiva per responsabilizzare i beneficiari e favorire l’ingresso nel mercato del lavoro.
La riforma sostanzialmente si autofinanzia con le risorse esistenti, redistribuendole a favore delle fasce più povere e riducendo quelle rivolte alle fasce più abbienti: costa poco meno di 80 miliardi l’anno, con un costo aggiuntivo di poco meno di 5 miliardi rispetto alla spesa attuale (oltre 75 miliardi).
Gli effetti redistributivi attesi dalla riforma sono l’eliminazione quasi totale della povertà assoluta, la riduzione della povertà relativa, la concentrazione delle misure di protezione sociale a favore delle famiglie più povere e la diminuzione di quelle rivolte alle famiglie più ricche, senza penalizzarle perché si accrescono e soprattutto si migliorano gli interventi per le persone non autosufficienti, disabili e con figli.
Calcola il reddito minimo, che è la differenza tra la tua soglia di povertà e il tuo reddito*:
2015 | Soglia di povertà assoluta mensile (euro) | ||
Nucleo familiare residente in un’area metropolitana | Nord | Centro | Mezzogiorno |
Una sola persona adulta (18-59 anni) | 819 | 787 | 609 |
Un adulto (18-59 anni) e un minore (4-10 anni) | 1.089 | 1.037 | 833 |
Due adulti (18-59 anni) e un minore (4-10 anni) | 1.373 | 1.299 | 1.070 |
Due adulti (18-59 anni) e due minori (0-3 anni e 4-10 anni) | 1.534 | 1.453 | 1.185 |
Due adulti (18-59 anni), un minore (11-17 anni) e un anziano (75 anni e più) | 1.638 | 1.545 | 1.276 |
Fonte: Istat |
Leggi in pdf il rapporto su povertà e welfare in Europa
Leggi la proposta di legge di Radicali italiani o la sintesi
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