26 marzo 2017

Recensione film : LO CHIAMAVANO JEGG ROBOT regia di Gabriele Mainett



 

Visto su SKY

 


Sceneggiatura di Nicola Guaglianone e Menotti. Fotografia di Michele D’Attanasio.

Con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesi, Francesco Formichetti, del 2015

 



 


“Accattone kid”

Lo chiamavano Jeeg Robot è un film tra realismo e fantascienza. Da un lato, eredita tutta la tradizione del neorealismo portando sullo schermo l’ambiente della periferia romana fatta di ladruncoli, di piccoli boss, di sfruttatori di bambini, di spacciatori, di malavitosi in genere. Una realtà marginale così come fa, a suo modo, la serie Romanzo Criminale di Stefano Sollima (lì la banda è quella della Magliana), o come facevano una volta i ragazzi di borgata nei film di Pier Paolo Pasolini (l’indimenticabile Accattone del 1961).

Dall’altro lato, i riferimenti Gabriele Mainetti, attore al suo primo lungometraggio, li trova in alcuni manga giapponesi o nei classici americani di Nembo Kid o Batman che sia. La tematica del super-eroe è di impianto classico e piuttosto convenzionale, anche se qui è talmente caricata che fa venire il dubbio sia portata volontariamente sotto una forma grottesca.

In una Roma scossa da attentati terroristici, sia Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) sia, più tardi, Fabio Canizzaro, detto lo Zingaro (Luca Marinelli), acquistano dei superpoteri cadendo in bidoni di materiale radioattivo nel Tevere e diventano d’acciaio, indistruttibili. E così Mainetti dipinge il cattivo e il buono, anzi il cattivissimo e il gigante buono che s’innamora di Alessia, una ragazza un po’ strana e sfigata, appena rimasta orfana: un amore di due disperati ai margini della società. “Non ho amici” ripete più volte il protagonista.

La città è vista come periferia profonda – le torri di Tor Bella Monaca, gli arei bassi di Campino, il Gran Raccordo Anulare, il fiume – oppure come luogo collettivo per antonomasia - lo stadio Olimpico dove si gioca il Derby della Capitale. Lo zingaro posiziona una bomba nello stadio e sarà compito di Jeeg Robot scovarlo, salvare l’umanità e liberarla dal male. Lo stadio rappresenta una sorta di nuovo centro: la folla e/o la solitudine sono le sensazioni nelle diverse situazioni urbane.

Lo spettatore vive il film come un videogame. Purtroppo però c’è tanta violenza gratuita che si sarebbe potuta evitare e che, personalmente, reputo dannosa. Mainetti ha proprio il compiacimento nel mostrare il dettaglio raccapricciante.

Lo chiamavano Jeeg Robot è stato particolarmente osannato dalla critica italiana e super-premiato. Gli attori sono sicuramente bravi, anche se, a mio avviso, sono tutti un po’ troppo sopra le righe, specialmente quel Luca Marinelli che tanto è piaciuto e che ha perfino vinto un David di Donatello per il miglior attore non protagonista.

 

Ghisi Grütter

3 commenti:

  1. cara ghisi,
    ho apprezzato la tua recensione, che però non mi trova del tutto d'accordo. L'esasperazione della violenza credo sia un espediente per rendere più forte le figure "buone", il protagonista e la ragazza. Pio volevo evidenziare una circostanza che non ho ho visto sottolineata in alcuna critica e che mi ha fatto pensare che "in fondo" questo film è un film poetico.
    Durante il film la ragazza lavora a maglia un qualcosa di colorato che non si capisce bene cosa (e che in qualche modo costituisce un filo, forse secondario, della trama di fondo).
    Alla fine quando jeeg emerge in promo piano indossa una maschera colorata: proprio quella che la ragazza aveva preparato per lui!

    Manuela Ricci

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  2. Cara Manuela, ho visto su Sky questo film perché lo avevo perso e molte persone che stimo "cinematrograficamente" me ne avevano parlato molto molto bene. Un sorta di "cult" vernacolare. Quindi ho provato un pò di delusione, specie per la convenzionalità della storia super-eroe.
    Peraltro da piccola ero una appassionata lettrice di Nembo Kid e Nembo Star.
    Hai sicuramente ragione nel mettere in evidenza la delicatezza del rapporto fra i due protagonisti che a me è sembrata la parte migliore.
    Ciao
    Grazie
    gg

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  3. sono d'accordo che tu condivida, alla prossima

    manuela

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