14 marzo 2017

Recensione film:IL DIRITTO DI CONTARE regia di Theodore Melfi



Con Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monàe, Kevin Kostner, Mahershala Ali, Jim Parson, del 2017.

Musica Hans Zimmer

 

 



 

Il film è tratto dalla storia vera di tre donne che hanno lavorato alla NASA all’inizio degli anni ’60. Basato sul libro Hidden Figures: The Story of the Afro-American Women Who Helped Win the Space Race di Margot Lee Shetterley, Il diritto di contare narra la storia di Katherine Johnson, genio della matematica, che tracciò le traiettorie per il Programma Mercury e la missione Apollo 11 che portò il primo uomo americano nello spazio.

Ambientato nel periodo della “guerra fredda”, subito dopo che i russi lanciarono il primo satellite artificiale nello spazio Sputnik 1 con Jurij  Gagarin (il 4 ottobre 1957), scattò un’enorme competitività degli scienziati americani. A Langley  Hampston in Virginia, tre donne nere fanno parte di un gruppo di “calcolatrici donne di colore” che lavorano segregate nell’ala ovest del campo. Katherine Johnson (Taraji P. Henson), Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monàe) sono tre di queste donne che, intelligenti e determinate, lotteranno per ottenere il riconoscimento delle loro capacità in tre settori diversi. Alla fine otterranno il giusto e meritato risultato: Dorothy diventerà un’esperta di computer (siamo ai primissimi IBM), Mary Jackson diventerà la prima laureata afro-americana in ingegneria aereo-spaziale e Kahterine otterrà finalmente di poter firmare i rapporti del lavoro svolto, oltre alla soddisfazione che lo stesso astronauta John Glenn, nel 1962, si fiderà esclusivamente dei suoi calcoli.

Impressionante è costatare che ai tempi di John Kennedy nel 1962, esistessero ancora Stati segregazionisti con i servizi differenziati (toilette, autobus, bar, …) ma perfino nelle scuole e nelle biblioteche dove si presume lavorino persone con visuali più aperte – nella cultura così come nel sociale.

Basato sulla figura di Robert C. Gilruth, Hal Harrison (interpretato da Kevin Kostner), il capo del Space Task Group al  Langley Research Center, avrà il merito di guardare alla capacità di affrontare e condurre la ricerca scientifica delle persone, a prescindere dal loro genere e dal colore della pelle.

Il film è un prodotto molto americano, convenzionale e ottimista, ma la metafora dell’emancipazione femminile è narrata con humor. Molto bello e intelligente è il discorso che fa Mary Jackson al giudice che deve deliberare sulla sua eventuale accettazione nell’esclusiva scuola segregazionista. Il ritmo della musica con famosi pezzi jazz (da Herbie Hancock a Miles Davis) ben accompagna il ritmo incalzante del film che si vede volentieri.

 Ghisi Grütter

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