Con
Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monàe, Kevin Kostner, Mahershala
Ali, Jim Parson, del 2017.
Musica
Hans Zimmer
Il
film è tratto dalla storia vera di tre donne che hanno lavorato alla NASA
all’inizio degli anni ’60. Basato sul libro Hidden
Figures: The Story of the Afro-American Women Who Helped Win the Space Race
di Margot Lee Shetterley, Il diritto di
contare narra la storia di Katherine
Johnson, genio della matematica, che tracciò le traiettorie per il Programma
Mercury e la missione Apollo 11 che portò il primo uomo americano nello spazio.
Ambientato
nel periodo della “guerra fredda”, subito dopo che i russi lanciarono il primo
satellite artificiale nello spazio Sputnik 1 con Jurij Gagarin (il 4 ottobre 1957), scattò un’enorme competitività
degli scienziati americani. A Langley Hampston
in Virginia, tre donne nere fanno parte di un gruppo di “calcolatrici donne di
colore” che lavorano segregate nell’ala ovest del campo. Katherine Johnson
(Taraji P. Henson), Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle
Monàe) sono tre di queste donne che, intelligenti e determinate, lotteranno per
ottenere il riconoscimento delle loro capacità in tre settori diversi. Alla
fine otterranno il giusto e meritato risultato: Dorothy diventerà un’esperta di
computer (siamo ai primissimi IBM), Mary Jackson diventerà la prima laureata
afro-americana in ingegneria aereo-spaziale e Kahterine otterrà finalmente di
poter firmare i rapporti del lavoro svolto, oltre alla soddisfazione che lo
stesso astronauta John Glenn, nel 1962, si fiderà esclusivamente dei suoi
calcoli.
Impressionante
è costatare che ai tempi di John Kennedy nel 1962, esistessero ancora Stati
segregazionisti con i servizi differenziati (toilette, autobus, bar, …) ma perfino nelle scuole e nelle biblioteche
dove si presume lavorino persone con visuali più aperte – nella cultura così
come nel sociale.
Basato
sulla figura di Robert C. Gilruth, Hal Harrison (interpretato da Kevin Kostner),
il capo del Space Task Group al Langley Research Center, avrà il
merito di guardare alla capacità di affrontare e condurre la ricerca
scientifica delle persone, a prescindere dal loro genere e dal colore della
pelle.
Il
film è un prodotto molto americano, convenzionale e ottimista, ma la metafora
dell’emancipazione femminile è narrata con humor.
Molto bello e intelligente è il discorso che fa Mary Jackson al giudice che
deve deliberare sulla sua eventuale accettazione nell’esclusiva scuola
segregazionista. Il ritmo della musica con famosi pezzi jazz (da Herbie Hancock
a Miles Davis) ben accompagna il ritmo incalzante del film che si vede
volentieri.
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