29 luglio 2017

MORASSUT: PREDICA BENE ,ORA, DOPO AVER RAZZOLATO MALE , PRIMA




Certo che quando si ha il privilegio di lavorare nelle stanze ovattate di Montecitorio , con i commessi che esaudiscono qualsiasi tuo desiderio, un luogo in cui la politica è "alta", ci si dimentica facilmente del passato trascorso magari con posizioni importanti in Campidoglio. E' il caso dell'ex assessore Morassut  che da quando è ospite di Montecitorio ha dimenticato le responsabilità sue e del partito in cui milita allo sfascio dei servizi pubblici di Roma. E li liquida , come fa nel post che riprendiamo dalla sua pagina fb, attribuendolo  a partire da una data ben precisa in cui a governare Roma era l'immarcescibile Alemanno. E loro dov'erano? Loro intesi come PD e compagnia cantando? Erano nei prati  a raccogliere fragoline? Oppure erano , anche se all'opposizione, in aula Giulio Cesare senza contrastare minimamente la caduta agli inferi dei servizi pubblici romani, magari accontentandosi delle briciole in cambio del silenzio.
Mai che questi grandi uomini, si fa per dire, accennassero ad un minimo di autocritica, ammettessero i propri errori. Ma si sa , è facile attribuire agli altri i demeriti mentre a se stessi un sussiegoso e  pensoso  dissenso.
E Morassut non sfugge a questa regola.. Peccato.

Domenico Fischetto

SERVIZI AL COLLASSO
Le aziende di pubblico servizio di Roma hanno una storia straordinaria che si intreccia strettamente con quella della della città dal Novecento in poi. Atac e Acea nacquero poco prima della Grande Guerra per impulso di Ernesto Nathan ( si chiamarono ATM e AEM ) e sotto la direzione di un grande assessore al tecnologico ( come si chiamò fino al 1989 il responsabile capitolino alle aziende ), Giovanni Montemartini, padre delle municipalizzazioni. Queste aziende, alle quali, si aggiunse l'AMNU ( poi AMA ) negli anni '80, sono state un tratto distintivo di Roma, un pezzo della città, protagoniste di film e di racconti letterari oltre che aziende di servizio. Alla fine degli anni '90 il centrosinistra avviò una nuova fase trasformandole progressivamente in società per azioni e superando la figura delle municipalizzate. La trasformazione non era formale. Con un contratto di servizio con il Comune le aziende erano obbligate a far quadrare i conti e a non affidare a "pantalone" il risanamento a piè di lista dei loro bilanci. Divenendo aziende pubbliche di diritto privato erano pronte a prepararsi alla sfida del mercato che l'Europa già all'inizio del 2000 aveva indicato come sbocco del settore delle utilities. Questa sfida fu preparata con varie iniziative ma dopo il 2008 si è di fatto tornati ad un regime burocratico e controllato dai partiti con nomine espressione di correnti politiche, con politiche industriali folli, con assunzioni clientelari. Malcostume che a quanto pare prosegue in era Cinque Stelle ( ma Casaleggio ha da dire in merito? ) Questa storia ha portato al collasso il sistema dei servizi. Lo conferma oggi il direttore generale Atac che, in un'intervista, parla di dieci anni di bilanci fuori controllo. Roma è in emergenza idrica, rifiuti e trasporti. E nel 2019 si dovranno fare le gare per affidare questi servizi con delle aziende pubbliche ormai distrutte. Il tema che abbiamo davanti è: come si affronta questa scadenza e non se si affronta. Per questo non ho aderito ( e ritengo non sia utile farlo ) al referendum su Atac. Esso riporta la discussione ad un confronto astratto e ideologico tra "pubblico" e "privato". Anche se i promotori si dilungano nel chiarire che di liberalizzazione si tratta e non di privatizzazione sarà molto difficile spiegarlo al popolo minuto e sarà invece facile per quanti hanno usato il sistema pubblico per mungere clientele e voti riesumare ( anche grazie al referendum ) lo spauracchio dei privati. Invece dobbiamo concentrarci su proposte di merito e incalzare questa Giunta inerte a preparare il 2019. Non potranno affidare il sevizio in house per una evidente non convenienza per l'Amministrazione ( questo è un paletto chiaro della legge ). Andiamo al merito. Come impostare la liberalizzazione. Penso che questo sia essenziale per una forza riformista se non vogliamo che la città diventi preda del furore ideologico e della paura generata tra utenti e lavoratori dal collasso cui assistiamo.
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