29 luglio 2017

Recensione film/documentario : IL GIARDINO DEGLI ARTISTI-L'IMPRESSIONISMO AMERICANO regia di Phil Grabsky



 



 

Colonizzazione vs autonomia

In questa fine di luglio con molti cinema già in chiusura estiva, alcune sale romane lanciano un ambizioso progetto culturale: la proiezione di film sull’arte, una serie chiamata “La grande arte al cinema”.

Il film/documentario in oggetto era stato già presentato a Roma la scorsa primavera per un paio di giorni. Il film è stato confezionato in modo da partire con la mostra americana “The Artist’s Garden: American Impressionism and the Garden Movement 1887-1920”. Viene mostrato all’inizio il giardino francese di Giverny, sulla riva destra della Senna a Nord di Parigi, curato e ritratto da Claude Monet e che ha ispirato anche molti artisti statunitensi. Alcuni di essi sono stati lì all’epoca e hanno conosciuto personalmente questo grande artista.

Nel 1886, poi, trecento quadri impressionisti furono portati in mostra a New York decretando il successo di questo genere pittorico anche negli Stati Uniti. Mentre in Francia il fenomeno impressionista si espanse alle varie arti e invase tutta la cultura (basti pensare a Claude Debussy, Maurice Ravel, Alexander Scriabin ed Eric Satie in musica oppure Octave Mirbeau in letteratura), negli Stati Uniti rimase circoscritta prevalentemente all’ambito pittorico ampliandosi nei confronti della conoscenza scientifica (botanica).

Bisogna ricordare che alla fine dell’Ottocento arte e scienza erano estremamente relazionate e molti scienziati disegnavano e dipingevano come forma di consapevolezza e di comunicazione. Così molti hanno piantato e ritratto i fiori nei giardini, magari usando una modalità en plein air e una tecnica  impressionista. Phili Leslie Hale dipinse il quadro “The Crimson Rambler” (una qualità di rose rosse rampicanti) che costituisce il poster del documentario.

Si può far risalire questo movimento nel Connecticut nella magione di Florence Griswood a Old Lyme, dove mise a disposizione la sua casa a vari artisti che intendevano ritrarre le luci della natura in prevalenza di spiagge e stagni. Un’altra grande ospite fu la poetessa Celia Thaxter da cui soggiornarono, tra gli altri, Henry Wadson Longfellow, Childe Hassam e Sarah Orne Jewe nell’isola di Appledore nel Maine.

Siamo in fase di industrializzazione e molte donne americane avevano iniziato ad accedere ad alcune nuove professioni. Impegnate anche politicamente studiavano botanica e si attivavano per i diritti civili. Coltivavano varie specie di piante nei loro giardini e le ritraevano, così come aveva fatto Monet qualche anno prima. L’amore per il giardinaggio coinvolse donne, uomini e pittori. I giardini prendono piede anche in zone urbane e periurbane (la suburbia).

Nel film si parla anche dei “Ten American Painters”, l’associazione di dieci pittori impressionisti che si dimisero dalla “Società degli artisti americani” per protestare contro il “commercialismo”  che dominava le loro mostre e iniziarono a ritrarre parchi e strade urbane mettendo in evidenza la contrapposizione artificiale e naturale.  Il già citato Childe Hassam è uno dei dieci, gli altri furono Julian Alden Weir, John Henry Twachtman, Robert Lewis Reid, Willard Leroy Metcalf, Frnk Weston Benson, Edmund Charles Tarbell, Thomas Wilmer Dewing, Joseph DeCamp ed Edward Emerson Simmons. Molti dei loro seguaci si trasformarono in veri e propri architetti del paesaggio.

Nonostante il tema sia estremamente interessante e le immagini molto seduttive il filmato  risulta essere troppo parlato, non lasciando tempo e spazio all’osservazione e le varie interviste sono montate in modo da risultare ripetitive.

 


Ghisi Grütter

 

 

 

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