Colonizzazione vs autonomia
In questa fine di luglio con molti cinema già in chiusura
estiva, alcune sale romane lanciano un ambizioso progetto culturale: la
proiezione di film sull’arte, una serie chiamata “La grande arte al cinema”.
Il film/documentario in oggetto era stato già presentato a
Roma la scorsa primavera per un paio di giorni. Il film è stato confezionato in
modo da partire con la mostra americana “The
Artist’s Garden: American Impressionism and the Garden Movement 1887-1920”.
Viene mostrato all’inizio il giardino francese di Giverny, sulla riva destra
della Senna a Nord di Parigi, curato e ritratto da Claude Monet e che ha
ispirato anche molti artisti statunitensi. Alcuni di essi sono stati lì all’epoca
e hanno conosciuto personalmente questo grande artista.
Nel 1886, poi, trecento quadri impressionisti furono portati
in mostra a New York decretando il successo di questo genere pittorico anche negli
Stati Uniti. Mentre in Francia il fenomeno impressionista si espanse alle varie
arti e invase tutta la cultura (basti pensare a Claude Debussy, Maurice Ravel,
Alexander Scriabin ed Eric Satie in musica oppure Octave Mirbeau in letteratura),
negli Stati Uniti rimase circoscritta prevalentemente all’ambito pittorico ampliandosi
nei confronti della conoscenza scientifica (botanica).
Bisogna ricordare che alla fine dell’Ottocento arte e scienza
erano estremamente relazionate e molti scienziati disegnavano e dipingevano
come forma di consapevolezza e di comunicazione. Così molti hanno piantato e
ritratto i fiori nei giardini, magari usando una modalità en plein air e una tecnica impressionista. Phili Leslie Hale dipinse il
quadro “The Crimson Rambler” (una qualità di rose rosse rampicanti) che
costituisce il poster del
documentario.
Si può far risalire questo movimento nel Connecticut nella
magione di Florence Griswood a Old Lyme, dove mise a disposizione la sua casa a
vari artisti che intendevano ritrarre le luci della natura in prevalenza di
spiagge e stagni. Un’altra grande ospite fu la poetessa Celia Thaxter da cui
soggiornarono, tra gli altri, Henry Wadson Longfellow, Childe Hassam e Sarah
Orne Jewe nell’isola di Appledore nel Maine.
Siamo in fase di industrializzazione e molte donne americane avevano
iniziato ad accedere ad alcune nuove professioni. Impegnate anche politicamente
studiavano botanica e si attivavano per i diritti civili. Coltivavano varie
specie di piante nei loro giardini e le ritraevano, così come aveva fatto Monet
qualche anno prima. L’amore per il giardinaggio coinvolse donne, uomini e
pittori. I giardini prendono piede anche in zone urbane e periurbane (la suburbia).
Nel film si parla anche dei “Ten American Painters”, l’associazione di dieci pittori impressionisti
che si dimisero dalla “Società degli artisti americani” per protestare contro
il “commercialismo” che dominava le loro
mostre e iniziarono a ritrarre parchi e strade urbane mettendo in evidenza la
contrapposizione artificiale e naturale.
Il già citato Childe Hassam è uno dei dieci, gli altri furono Julian
Alden Weir, John Henry Twachtman, Robert Lewis Reid, Willard Leroy Metcalf,
Frnk Weston Benson, Edmund Charles Tarbell, Thomas Wilmer Dewing, Joseph DeCamp
ed Edward Emerson Simmons. Molti dei loro seguaci si trasformarono in veri e
propri architetti del paesaggio.
Nonostante il tema sia estremamente interessante e le immagini
molto seduttive il filmato risulta
essere troppo parlato, non lasciando tempo e spazio all’osservazione e le varie
interviste sono montate in modo da risultare ripetitive.
Ghisi Grütter
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