23 luglio 2017

Recensione film: THE WAR - IL PIANETA DELLE SCIMMIE regia di Matt Reeves

Sceneggiatura di Matt Reeves con Marc Bomback. Con Gabriel Chavarria, Woody Harrelson, Andy Serkis, Amiah Miller, Steve Zahn, Judy Greer, Sara Canning, del 2017. Soggetto di Pierre Boulle, musiche Michael Giacchino e trucco di Naomi Bakstad.

 






Le scimmie di buoni sentimenti

Il film War for the Planet of the Apes è il terzo della serie reboot iniziata nel 2011, mentre la prima e fortunata serie risale al 1968 con Charlton Heston e Roddy McDowall. A dirigere il terzo film c’è di nuovo Matt Reeves, che debuttò nel 2008 con il film Cloverfield e che dal 2012 chiamato dalla 20th Century Fox per prendere il posto di Rupert Wyatt a partire da Apes Revoution – Il pianeta delle scimmie. Sembrerebbe che Rupert abbia abbandonto la saga perché preoccupato per i tempi di lavorazione, a suo dire, brevi che avrebbero pertanto abbassato la qualità del prodotto. War for the Planet of the Apes sembra essere quasi più un film psicologico che uno di avventura ed è un po’ eccessivamente claustrofobico.

In una grande grotta nella foresta nascosta dietro la cascata, vive lo scimpanzé Cesare (di nuovo l’attore e mimo Andy Serkis) e la sua tribù fatta di varie scimmie – orangotango, gorilla e scimpanzé.  È una lotta continua per la sopravvivenza: Cesare aveva da poco ucciso Koba, un bonobo aggressivo che rifiutava di vivere in pace con l’uomo, ma a sua volta la sua famiglia viene aggredita dai soldati capeggiati da un certo Colonnello cattivissimo che tiene tutte le scimmie schiave e affamate ai lavori forzati per costruire un muro di protezione (da altri uomini cattivi). Il Colonnello le vuole comunque controllare e sottomettere così al suo potere.

Vicende varie di poco conto, accadono nei 140 minuti di film portando alla luce tipologie di scimmie varie, come ad esempio la apparentemente stupida bertuccia da zoo che si unisce al gruppetto che salverà le scimmie dalla schiavitù, così come la coraggiosissima bimba muta (Amiah Miller) salvata da Cesare che simboleggia la purezza dell’infanzia. Assistiamo inoltre a incontri/scontri moralisti sulla pietas nei (per fortuna!) ridottissimi dialoghi tra scimmie e umani o tra scimmie e scimmie, dai sottotitoli di faticosissima lettura.

War for the Planet of the Apes trae spunto da una serie di citazioni filmiche: il cattivissimo colonnello interpretato da Woody Harrelson è una citazione tratta da Francis Ford Coppola in Apocalipse Now del 1979, del personaggio del Colonnello Kurtz interpretato dall’indimenticabile Marlon Brando. La stessa scritta come pun sulla roccia del sotterraneo “Ape-pocalypse Now” né è l’esplicito tributo. La cupezza di neve e di fango rimanda, invece, a Quentin Tarantino nel suo The Hateful Eight del 2015. Come mi faceva notare la mia informatissima compagna di cinema, qua e là si trovano altri riferimenti a vari film western, a John Ford di Sentieri Selvaggi del 1956 e a Sam Peckinpah del Mucchio Selvaggio del 1969, forse per la profondità psicologica dei personaggi. Mi viene un dubbio e mi chiedo se la passione per il citazionismo sia da considerarsi uno snobismo per cinephiles o “un-copia-e-incolla” che nasconde scarsa inventiva? Forse un po’ entrambi.

Il film è stato girato in Canada nel Lower Mainland vicino Vancouver, ha dato lavoro a un’infinità di persone assommando persone in costume, con la tecnica della motion capture, a centinaia scimmie digitali. Il trucco della Naomi Bakstad merita sicuramente un Oscar, ma ciononostante il film risulta piuttosto noioso.

 

Ghisi Grütter

 

 

 

 

 

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