Il Pd esce definitivamente sconfitto dalle amministrative del 2017 e con esso, come fosse una slavina, rotola a valle tutto il centrosinistra. Eppure qui nessuno si sente sconfitto. Dopo il primo turno Renzi con il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, se ne andarono ad Amatrice “senza dire niente a nessuno”. Oggi, non solo non hanno detto niente , ma probabilmente si saranno incontrati per visionare le macerie in casa PD. La disfatta in città dove il Partito Democratico governava da anni: a Piacenza, in Toscana, a Pistoia, in Liguria, a La Spezia, città portuale e operaia. Fino in Lombardia, a Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia.
Il centrodestra conquista 12 città in cui fino a ieri governavano sindaci di centrosinistra, di varia estrazione. Oltre a Genova, la coalizione Forza Italia-Lega Nord-Fratelli d’Italia, trionfa ad Alessandria, Asti, Como, Lodi, Monza, La Spezia, Piacenza, Pistoia, Rieti, L’Aquila e Oristano.
Sergio Cofferati paragona Genova alla Bologna del 1999 e pontifica che “fallisce il modello Pisapia-Bersani”. Ma perché esiste un “modello Pisapia-Bersani”? Perché se così fosse, non sarebbe fallito, ma assolutamente non pervenuto. Infatti in queste ore si stanno svolgendo in tutta Italia le assemblee regionali di Articolo1- mdp proprio in preparazione dell’appuntamento del 1 luglio a Roma, a piazza Santi Apostoli. Quindi forse si potrà parlare di nuovi modelli politici a sinistra a partire da domenica prossima. Tuttavia è innegabile la partecipazione del movimento di Bersani alle amministrative genovesi, così come è evidente la scelta settaria del partito di Cofferati in quella città, scelta che sembra essere perpetrata in tutte le circostanze da Sinistra Italiana che, se fosse entrata in coalizione con tutto il centrosinistra, oggi potrebbe avere meno responsabilità rispetto alla vittoria del centrodestra genovese.
In queste ore a sinistra si sente spesso pronunciare la parola “discontinuità”, tuttavia nei fatti non si capisce a cosa ci si riferisca. Ogni discorso, ogni dichiarazione sembra essere un esercizio contro qualcuno piuttosto che una proposta per un Paese che è in coda nella ripresa europea. Il 1 luglio si avvierà un percorso politico nuovo e saranno sul palco Bersani e Pisapia, “Vino nuovo in otri vecchi", cioè discontinuità nella continuità. Eppure nel Vangelo di Marco si legge che “nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri”, ma d’altro canto è risaputo che a sinistra si preferisce il vino sfuso nelle bottiglie di plastica!
Ma un uomo di sinistra, a cui il vino piace buono, come Massimo D’Alema qualche giorno fa ha dichiarato: “Penso che la nostra collaborazione (sua e di Bersani) rappresenti un punto fermo per la prospettiva della sinistra, ma penso anche che un ruolo di primo piano spetti, più che a noi, ad una generazione più giovane, come quella rappresentata da Roberto Speranza”. Eppure l’ex Presidente del Consiglio, non proprio riconducibile alla cultura cattolica (basti pensare che cita Marx per parlare di politica economica), sembra proprio osservare il Verbo proponendo “vino nuovo in otri nuovi”.
Maura Pisciarelli
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