24 giugno 2017

Recensione film: LADY MACBETH regia di William Oldroyd

Il piacere (femminile) del potere
21 giugno 2017
di Ghisi Grütter
 
 
 
LADY MACBETH – Film di William Oldroyd. Con Florence Pugh, Cosmo Jarvis, Naomi Ackie, Paul Hilton, Christopher Fairbank, del 2017. Sceneggiatura William Oldroyd e Alice Brich-
Credo che Lady Macbeth costituisca uno di quei casi in cui il romanzo è meglio del film, diretto da William Oldroyd, già apprezzato regista teatrale, al suo esordio cinematografico.
Originariamente il libro Lady Macbeth del distretto di Mcsensk, scritto da Nikolaj Leskov, si svolge in Russia nel 1865, ma William Oldroyd e Alice Brich hanno trasposto la vicenda nel Regno Unito all’epoca vittoriana, ambientandola nel Northumberland, più precisamente a Durham. Il romanzo era stato già portato sulle scene nel 1934 come opera musicata da Dmitrij Dmitrievic Shostakovitch su libretto di Alexander Preis, e nel 1962 il regista polacco Andrzej Wajda ne aveva tratto un film dal titolo Lady Macbeth siberiana.
Una diciassettenne di modeste origini viene data in sposa, in cambio di un pezzo di terra di scarso valore, a un uomo che ha il doppio dei suoi anni e che vive con il padre in un vecchio castello circondato dalla brughiera. Sarà trattata, come si usava una volta nei matrimoni combinati, con senso di proprietà e totale distacco affettivo. Per una serie di ragioni padre e figlio partiranno per destinazioni diverse lasciando la giovane sola. Katherine (buona prova della ventunenne Florence Pugh) si invaghirà di Sebastian, (Cosmo Jarvis) il nuovo stalliere, che le fa conoscere la sessualità e scoprire il piacere e il desiderio, tutti sentimenti a lei sconosciuti e che le daranno alla testa.
Da un lato si spiega così la sua passione cieca, dall’altro si manifesta palesemente il suo compiacimento del potere: “Smettete di sorridere!” e “Faccia al muro!” comanderà ai servi del marito in sua vece con la stessa alterigia con cui venivano ordinati a lei dallo stesso marito.
La trasformazione di Katherine in “Lady Macbeth” (nella tragedia shakespeariana è descritta la sanguinosa ascesa al trono di Scozia) è lenta e progressiva, anche se forse non così come nel romanzo, di cui è stato cambiato peraltro il finale. Fin da subito si intuisce che la vittima non è poi tanto passiva e ci si prefigura una sua ribellione. Ma mentre la figura di Katherine è ben tratteggiata nell’emulazione del potere quando gli uomini partono e la lasciano sola nel castello, nella sua passione e nella determinazione a fare veramente di tutto per ottenere di vivere una vita felice con il suo amato stalliere, la figura di Sebastian risulta essere un po’ goffa, discontinua, alterna sprazzi di passione a fastidi e sensi di colpa, senza riuscire mai a coinvolgere gli spettatori. Non si capisce bene se questo fatto sia un difetto di sceneggiatura o di regia o ancora, di recitazione.
Suggestiva è la fotografia che ben trasmette la condizione claustrofobica, adatta a un’ambientazione teatrale. Il film di William Oldroyd è stato presentato in anteprima mondiale all’ultimo Festival di Toronto ed è stato accolto positivamente dalla critica internazionale.

Nessun commento:

Posta un commento