3 giugno 2017

RIFLESSIONI

 
                                                                W.Ernest Henley


Oggi non desidero parlare  di politica, ma riservarmi alcuni minuti per condividere con Voi delle riflessioni  che riguardano la spiegazione che noi diamo ad avvenimenti importanti delle nostre vite ed alle ragioni del nostro impegno.
Una persona, a me molto cara , ha da poco subito un grave lutto. Mi ha detto" dopo la sofferenza a cui ho assistito ed ho provato, ho perso la fede, non credo piu' ". Qual è il punto ? non desidero porre qui ed adesso il perché questa persona abbia perso la sua fede, che evidentemente non era solida abbastanza, come invece , avrebbe dovuto essere . Il tema che mi interessa è del caso : con cosa ha adesso sostituito la sua fede ? Sopratutto con quale schema e struttura valoriale ?  Temo purtroppo infatti che questa persona , non abbia operato alcuna sostituzione di schema valoriale e si sia limitata a " lasciarsi vivere, istintivamente , rifugiandosi nell' edonismo materialista che  esiste in grande quantita' intorno a noi e che subitaneamente ci "cattura" con le lusinghe della sua semplice "apprensibilità" e il suo implicito invito a " pensare a noi stessi , ad essere felici e sereni non facendoci mancare niente". È questa in verità una soluzione saggia e giusta ? No, non credo affatto. Aveva iniziato già il grande Dostoevskij ammonendoci del rischio di pensare che " se Dio è morto ,tutto ci è permesso ". In verità se non possiamo guardare più al Cielo , cercando di trovare un aiuto, dobbiamo reinventarci di continuo, sapendo che non c'è nessuna consolazione. Nulla potrà salvarci dagli esiti delle nostre azioni, se queste non saranno precedute da una riflessione giusta con Noi e con gli altri. La vita di noi stessi sarà così soltanto quella che Noi avremo saputo e deciso di vivere , senza alibi. Il problema vi sarà chiaro, è un problema " esistenzialista". Per cercare una soluzione soddisfacente alla nostra condizione umana, noi dobbiamo svolgere una investigazione umana e dobbiamo scoprire la verità e la moralità. Credo che sia questo l ' insegnamento più bello che ci ha lasciato in eredità Jean-Paul Sartre nella sua conferenza tenuta nel 1945 " l ' esistenzialismo è un umanismo " . Anche a quell ' epoca infatti si era affermata una visione pessimistica di " Essere e nulla". Se tutto fosse assurdo, se ogni gesto , ogni scelta, fosse priva di senso, perché  tanti uomini e donne si erano impegnati nella resistenza ? Avevano sacrificato le loro vite , per ricostruire una società migliore ? Più giusta , diremmo oggi " Inclusive "? Sartre quindi ci indica una strada. Ci insegna che la vita e l ' esistenza vanno reinterpretate in chiave di impegno e responsabilità  individuale e sociale. Sarebbe da " vigliacchi " egli dice " nascondere a noi stessi con scuse la nostra totale libertà, sarebbe da " mascalzoni " aggiunge se tentassimo di sottrarci ad un impegno verso gli altri, tentando di dimostrare che abbiamo appena tempo per noi stessi e le nostre necessità ". La nostra generazione si trova oggi davanti a delle sfide determinanti . Nelle nostre società si è allargata la forbice sociale tra molto benestanti (pochi) e molti esclusi, si è bloccato l ' ascensore sociale, sì è affievolito l ' impegno alla solidarietà , alla assistenza ad una visione  "inclusive ", che ammetta che ci sia spazio ed opportunità per tutti , quale che sia il nostro credo religioso e la nostra personale visione del mondo. Eppure in natura la diversità e la eterogeneità sono la chiave che contraddistingue il mondo reale, pensate un attimo , se volete, alle barriere coralline dei nostri oceani al pulsare della vita e dei suoi multiformi colori e diversità . Il cinismo che nasce dalla mancanza di un asset valoriale sia quello di un credo dismesso con superficialità, è facile ma i cinici non ottengono molto. Credo invece che noi si debba essere " visionari " immaginare un " mondo migliore", rimanere " affamati di verità e giustizia". Il tempo a nostra disposizione è limitato , le nostre vite troppo brevi, il lavoro da fare troppo grande. Ognuno è tentato di ritirarsi dagli altri e non condividere un impegno comune e magari reagire al disaccordo con la forza. Non possiamo bandire questo malessere che danneggia le nostre vite con un programma , nè con una risoluzione, ma ricordare anche una sola volta che quelli che vivono con noi , sono nostri fratelli e condividono con noi lo stesso breve arco di Vita,cercano come facciamo Noi soltanto la possibilità di vivere le loro vite come facciamo noi, con uno scopo ed in felicità , conquistandosi la realizzazione e soddisfazione che possono. Possiamo imparare e cominciare a lavorare con maggiore impegno, per ricucire le ferite che ci sono tra di noi e tornare ad essere fratelli e compatrioti nel cuore. Vorrei congedarmi da Voi , se mi consentite ,riportando i pochi versi di W.Ernest Henley " non importa quanto sia stretto il passaggio, quanto piena di castighi la vita , io sono il padrone del mio destino, io sono il capitano della mia anima, apriamo i nostri cuori, i nostri occhi, le nostre orecchie".
 Luca Giordano per Tre Righe.

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