lI tabellone della votazione a Montecitorio dopo il voto segreto
L’accordo a quattro sulla legge elettorale sembra essere tramontato. Nel primo pomeriggio di votazione in Aula ritorna il brivido dei franchi tiratori con la mancanza di 66 voti all’appello proprio quando sono state respinte le pregiudiziali di costituzionalità. Un finale, quello dell’iter della riforma, da thriller psicologico. Chi ha ucciso il Germanellum?
Tra i primi emendamenti votati e bocciati, quello di Articolo1-mdp a prima firma D’Attorre, che riproponeva il Mattarellum. “Con quale faccia Giachetti ha votato contro?” scrive Roberto Speranza in un twitter. E sono molti a chiedersi come sia possibile che proprio l’ex candidato a sindaco di Roma abbia potuto rinnegare il suo lungo sciopero della fame nel 2013, dopo il risultato delle elezioni politiche che costrinse il partito più votato (il PD), ad allearsi con il centrodestra.
La risposta non è molto difficile, in quel periodo il PD aveva ancora le caratteristiche di un partito tradizionale e non era ancora stato inquinato dalla personalizzazione politica di Matteo Renzi, secondo la quale prevale la logica dell’uomo solo al comando. Logica evidente anche in questa proposta di legge elettorale.
In questo modello tedesco, che poi tedesco non è, resta quell’elemento, presente anche nell’Italicum, che in una legge di impianto proporzionale risulta incomprensibile e a tratti assurdo, la figura del “capo”. Figura che piace a tutti i 4 partiti che hanno stretto l’accordo sul “Germanellum”.
Ma in casa Grillo esplode la contraddizione. Dopo aver venduto ai propri iscritti l’illusione del sistema tedesco, i portavoce grillini, in Commissione Affari Costituzionali, si sono espressi contro il voto disgiunto (cardine del sistema tedesco) e contro le preferenze ai candidati; contribuendo a far arrivare in Aula alla Camera una proposta di legge che prevede non solo i capilista bloccati, ma delle liste bloccate fino a 6 o 7 componenti, da cui si dovrebbe determinare la maggioranza assoluta dei prossimi parlamentari.
Per questo motivo il M5s, al termine delle votazioni sugli emendamenti, sottoporrà il nuovo testo ai propri iscritti online. I Cinquestelle hanno chiesto e ottenuto dal PD di spostare l’approvazione finale della legge a martedì.
Ma la scena si fa più intricata al primo voto segreto della mattina in aula alla Camera. È stato un emendamento minore di Forza Italia, presentato dalla Biancofiore (emendamento che riguardava l’applicazione della riforma anche nei collegi elettorali del Trentino Alto Adige rispetto al quale i relatori avevano espresso parere contrario, quindi si attendeva un no compatto), a far saltare il patto della “maggioranza”. 270 favorevoli, 256 contrari e un solo astenuto.
Solo per un attimo il tabellone ha mostrato i “traditori” del patto a 4. Dall’immagine che, per sbaglio, fotografa il sì e il no dei diversi partiti sull’emendamento Biancofiore, si vedono i voti verdi dei grillini contrapposti ai voti rossi dei piddini. Sono allora i pentastellati i primi accusati di tradimento dal capogruppo del PD Ettore Rosato secondo cui “la legge elettorale è fallita”. Ma nessuno parla dei 59 voti che mancano all’appello dai banchi del PD, FI, Lega e SVP.
E allora, chi ha ucciso il Germanellum?
Maura Pisciarelli
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