21 giugno 2017

Le pillole di Marchesini

Autoritratto

Non so se sia definizione marxianamente corretta, ma io credo di essere sempre stato accompagnato nella mia vita da una inclinazione naturalmente comunista. Non ho case, auto, rolex, terreni o beni di proprietà, e sulla loro appropriazione e accumulo non ho mai fondato forza e successo della mia identità. Metto spontaneamente a disposizione quello che sono e che ho, sono incline al collettivo e alla comunità. Il sapore del cibo non è quello giusto se non gustato in compagnia. Amo la discussione appassionata e la risata liberatoria collettiva. Posso anche vivere intensamente da monaco stilita, ma il piacere e la gioia non sono realmente tali se non si trasformano in partecipazione collettiva. Ecco, direi che il mio destino è la comunione con una comunità comunista. Purché consista e si traduca per tutti e in ognuno in libertà, ricchezza interiore, consapevolezza.. E non sia furbata per costruirci sopra potere, primato, gerarchia.
 
La mia vita
 
Uno dei miei nonni, il padre di mio padre, lavorava come operaio alla Marzotto di Valdagno. Svolgeva anche, tra i compagni del suo reparto, una appassionata e coraggiosa attività sindacale. Per questo la direzione della fabbrica lo punì e isolò, e lui, emarginato, si diede all'alcol e ne morì. Un secondo avo, questo di parte materna, è stato cardinale a Venezia. Un altro ancora ammiraglio della regia Marina. C'è stato anche un giovane zio venticinquenne pilota, partito volontario negli anni Trenta in una squadriglia aerea diretta in Spagna in appoggio al dittatore fascista Franco. E' stato abbattuto nel 1936 dai repubblicani nel cielo di Talavera de la Reina, si è salvato lanciandosi con il paracadute, è stato fatto prigioniero e poi fucilato. Ha avuto per questo la medaglia d'oro al valor militare e una via intitolata in quel di Altavilla vicentina. Mio padre è stato, durante una lunga vita professionale intensa e laboriosa, medico di campagna in alcuni paesini del vicentino. Mia madre maestra stimata nella scuola elementare. Erano ambedue cattolici praticanti e democristiani convinti. Gli unici giornali che entravano in casa erano Il Corriere della Sera e La Voce dei Berici. Antifascisti ma anche rigorosamente anticomunisti. Io ho frequentato la media dell'obbligo nel seminario vescovile di Vicenza. Dodici/tredicenne, ero diventato famoso per le dispute teologiche che suscitavo tra chierici e preti con le mie implacabili domande sul senso, le origini e la fondatezza dei dogmi religiosi. A quattordici anni, esplosa l'adolescenza, tra la vocazione a farmi prete per diventare almeno cardinale o al peggio missionario in Africa, e l'esplosione di una sessualità travolgente, vinse per KO la seconda, e nell'abbandonarmi entusiasta alla scoperta dei piaceri della carne lasciai perdere la vocazione a salvare le anime. Scappai di casa e per vedere il mare raggiunsi Genova, in risposta venni ricondotto a casa a forza dalla polizia, e poi rinchiuso in un collegio di preti in quel di Treviso, il Pio X, che aveva mura di cinta invalicabili. Mi spogliai definitivamente della provincia cattolico democristiana veneta approdando all'Università a Milano, dove vissi i tumultuosi anni Sessanta raccogliendo e sperimentando al meglio tutti gli umori e i succhi rivoluzionari, frequentando i gesuiti di San Fedele e incrociando in incontri e discussioni incandescenti alcuni compagni rivoluzionari che poi sarebbero diventati brigatisti.
I soccorsi ai terremotati del Belice organizzati dalle università milanesi mi fecero incontrare e conoscere Danilo Dolci e Lorenzo Barbera e il loro generoso impegno per gli emarginati e gli ultimi - e innamorare della Sicilia, dove poi rimasi dieci anni totalmente dedito a un impegno sociale, politico e culturale in una terra che è storicamente centro e confluenza delle migliori culture e civiltà. E lì mi sono sposato una prima volta contribuendo alla messa al mondo di una figlia, ora madre di quattro bellissimo bambini, e incontrando la seconda moglie con cui abbiamo messo al mondo un figlio.
Mi fermo qui perché perché credo che il mio percorso esistenziale, riassunto a partire dalle origini famigliari vicentine cattolico democristiane, l'impegno socio professionale di genitori e avi, il ricco e agitato mondo sessantottino milanese, la scoperta e innamoramento del Sud e del Mediterraneo, le oscillazioni forti tra religiosità mistica e scoperta deliziata dei frutti della sessualità più accesa, costituisca esempio e testimonianza dell'esperienza di alcune delle componenti significative della cultura e storia nostra. Poi, grazie agli incontri, le scoperte e le conoscenze e i conseguenti impegni assunti, ho assorbito e colto idee e spunti necessari a scrivere una ventina di libri. Posso dire che tutto ciò che mi ha mentalmente ed emotivamente preso, entrandomi potentemente dentro, mi ha reso incinto, e si è immancabilmente trasformato in un libro. E ora che sono anziano e pensionato mi occupo per quanto so e posso nel dare aiuto a ragazzi migranti, nella difesa dell'ambiente naturale aggredito, a tutela del bene comune pubblico. E per quanto insieme solidale e solitario, per quanto un pò anarcoide e indisciplinato, ma sempre aperto e curioso cittadino del mondo, mi sento parte di una forte, ricca e stimolante storia nazionale. E perdonate se ho cercato di testimoniarlo raccontando di me. Ma di chi altrimenti?
 
CONSIP
 
Il PD di Renzi riesce a pararsi il culo dalle porcate combinate in Consip soltanto con i voti di Verdini e Berlusconi. Ma come si può ritenere che Pisapia possa federare e tenere insieme questo PD con chi, via via, giustamente schifato, ne è uscito? Verdini e Berlusconi, e, come denuncia Gotor, la massoneria di Rignano, sarebbero omologhi e intercambiabili con D'Alema, Bersani e Rossi? E come possono Gentiloni
e Orlando continuare a far parte di un governo che non può fare a meno di uno come Lotti?
 
Campo de' Fiori
 
Insieme a Stephan sono stato ieri sera a cena ospite della sorella Claudia, che da un anno lavora in un ristorante a fianco del teatro Argentina. Stephan e Claudia sono originari dello Sri Lanka, e quando sorridono, e per fortuna lo fanno spesso, illuminano tutto ciò che gli sta intorno. Poi, riempito di cose buone lo stomaco, con Stephan siamo stati a passeggiare tra Campo dei Fiori e Piazza Farnese colme di turisti di tutto il mondo a gremire tavoli all'aperto di bar e rist...oranti. E poi suonatori di chitarra e fisarmonica a ingentilire di musica la serata, e stormi di bangladini e pakistani a lanciare in aria frecce luminose con la fionda. A Stephan ho raccontato le storie di quei luoghi storici a partire da quella di Giordano Bruno, che in mezzo a tanta festa sembra dire, un pò cupo e irritato, che lui proprio non c'entra. Stephan ha voluto che gli raccontassi bene tutto. Sapete, lui ha quattordici anni, viene dallo Sri Lanka, nei prossimi giorni dovrà dare gli esami a scuola. Non può accontentarsi di poche righe in epigrafe che pretendono di far capire perché Giordano Bruno è stato ritenuto degno di morire bruciato vivo. Poi abbiamo ammirato il lavoro di chi accovacciato, grazie a una decina di vernici colorate spruzzate dal barattolo, compone dei paesaggi magnifici. Io contemplavo Stephan e gli altri bambini turisti affascinati da quella capacità straordinaria di disegno artistico, e poi la musica levarsi dolce tutta intorno, e le frecce fosforescenti lanciate a sfida a trafiggere il buio. E, grazie anche alle domande e alle emozioni di Stephan, ho capito quanto Campo di Fiori la sera possa farti capire, per quello che siamo e che abbiamo, quanto potremmo essere felici. E invece non ci riusciamo.
 

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