16 giugno 2017

Le riflessioni di Umberto: IUS SANGUINIS, LEGGE TRIBALE

Il movimento di Grillo (dico abitualmente il pd di Renzi e i renziani, quindi vorrei che nessuno se la prendesse se dicessi anche grillini) ha dichiarato che voterà contro la legge sullo ius soli, avendo abbracciato la tesi leghista per cui di delinquenti ci bastano i nostri e ne siamo fieri. Non sia mai che, stai a vedere, ci abbassino la media.
Qui dico le ragioni della mia totale condivisione a questa legge.La legge vigente si basa sullo ius sanguinis, che a me sembra una legge tribale.
Certo, preferirei abolire del tutto i confini e considerare il luogo di nascita soltanto come uno strumento per la facilitazione e lo snellimento di pratiche burocratiche.
So che è utopia, ma mi piacerebbe almeno una cittadinanza europea.
In mancanza di meglio va bene quella italiana, ma per chi ci nasce, non per chi abbia sangue italiano (che poi è il più “inquinato” da copule interetniche di secoli).
Gli ineffabili leghisti, cui, oggi si aggiungono i grillini, si difendono sostenendo che è questione di “valori e cultura”, tanto è vero che, pur non avendo la cittadinanza, chi nasce sul sacro suolo della patria, pur essendo di sangue impuro, gode di tutti i diritti (quasi) e vantaggi di chi discende da lombi certificati.
Gli italiani  - non bastardi – portano con sè i geni di Leonardo, Michelangelo, Marconi , ma anche di Mussolini, Riina,...Sembrano tutti esperti di genetica delle popolazioni. Peccato che , se lo fossero davvero, saprebbero di essere soltanto furbi; stoltissimi ma furbi. Crassamente ignoranti ma furbi: grandissimo vanto della italianità in purezza.
Incontro ovunque cittadini italiani a pieno titolo che di cultura italiana, leggi italiane, valori italiani, religione dei padri, ...sanno poco o niente e violentano ogni giorno
Incontro a ogni più sospinto gente che non sa nemmeno usare correttamente la lingua italiana e  nemmeno bene il proprio dialetto.
Sostengono, i geni alla Fedriga, in possesso addirittura di master sulla comunicazione, che è nei cittadini acquisti che si nasconde il terrorismo.
Credo abbia ragione se gli autoctoni costruiscono ghetti come le banlieu parigine o legiferano alla moda lombarda: le case prima agli italiani veri, anche se finti poveri e non ai poveri veri anche se non di sangue bianco, rosso e verde da generazioni  
A me, di essere italiano non importa. Anzi, spesso me ne dispiaccio. Vorrei esser cittadino del mondo o, almeno europeo
Io non credo in dio e mi sono trovato mille volte a confrontarmi con credenti inorriditi dal mio ateismo.
Quegli stessi credenti, così fermi nel loro credere, che, se il loro papa predica di non evadere, di non sfruttare dipendenti, di accogliere,diventano liberi pensatori, cattolici sì ma con giudizio, tanto da rifiutare la parola del pontefice. In genere stanno molto meglio con i cardinali tipo Bertone.
Grillo e Salvini rincorrono la feccia per ragioni di bassissima lega.
Questi sono i politici che genera questo paese.
Di governo o di opposizione; duri e puri o compromissori; pieni di “valori” con cui si definiscono gli interessi, di questi politicanti dovremmo liberarci, ma è speranza vana.
Umberto Pradella
 
I commenti in rete
 
 
«Prendiamo le grandi questioni sollevate dai grillini. Sono temi necessari per costruire una sinistra nuova. La protesta targata Grillo è quanto di più sbagliato ci possa essere, ma le domande che pone, i temi che affronta meritano una risposta. Ecco, una sinistra efficiente, contemporanea, attiva, dovrebbe impegnarsi a dare le risposte che i grillini non sanno offrire.» (Alberto Asor Rosa intervistato oggi su Il Fatto Quotidiano). Ma la risposta che sento circolare nel Web da parte di chi si ritiene alfiere della sinistra è quella dell'insulto al M5Stelle definito fascista. Ma in questo modo, tra chi legittimamente domanda e protesta, e chi non risponde e insulta, non si va da nessuna parte.
Gian Carlo Marchesini
 
Da vecchio internazionalista non ho mai dato un grande valore alla cittadinanza, né alla mia - anche perché non mi sento particolarmente orgoglioso di essere italiano - né a quella degli altri: un uomo - e una donna - valgono per quello che sono, per quello che pensano, per quello che fanno, per quello per cui lottano. E tutti gli uomini sono uguali, indipendentemente da dove sono nati. Però, da ufficiale d'anagrafe, so quanto sia importante la cittadinanza, per i diritti e i doveri che comporta; vedo la soddisfazione degli stranieri quando cambiano finalmente la carta d'identità perché sono diventati, dopo molti anni in cui vivono qui e dopo un iter complicato e costoso, cittadini italiani.
Premetto anche che io sono uno di quelli che vorrebbero che in Italia fosse applicato lo ius soli, ossia credo che possa diventare cittadino italiano chiunque nasca su suolo italiano: mi sembra un criterio oggettivo che prescinde dalla cittadinanza dei genitori - non sempre facile da definire - e da altre valutazioni di natura politica e burocratica. Sinceramente trovo ingiusto che adesso possano votare persone che non hanno mai messo piede in Italia, che sono nate e sempre vissute all'estero, solo perché un loro bisnonno era italiano, e che non lo possano fare persone che vivono in Italia, che lavorano in Italia, che pagano le tasse in Italia, ma i cui genitori sono senegalesi o filippini o ucraini.
Chi conosce i bambini sa bene che non si controllano la cittadinanza a vicenda per diventare amici e per giocare insieme. Non è importante sapere che cittadinanza abbia un bambino o una bambina; e anche per noi la cosa importante deve essere quella di farlo e farla diventare una persona che sappia fare il proprio lavoro con coscienza e serietà, che sia consapevole dei propri diritti e dei propri doveri.
Partiamo dalla scuola e proviamo a immaginare che il criterio per l’attribuzione della cittadinanza non sia né il sangue né il suolo, ma sia quello culturale: è cittadino chiunque risulti legato ai valori essenziali della nostra comunità, definiti dalla Costituzione. Fatto salvo il principio, dovremmo - senza isterismi e senza ipocrisie - provare a fissare dei parametri per compiere tale valutazione. Personalmente credo che un periodo di alcuni anni - meno di dieci, però - di residenza, lo svolgimento di un ciclo scolastico o universitario, l'inserimento nel mondo del lavoro, la regolarità contributiva, possano essere elementi utili. Non mi sembra irragionevole prevedere anche un percorso per gradi.
In questo modo potremmo costruire una comunità politica che sia prima di tutto culturale, e non più etnica. Perché l'Italia ha bisogno, prima di tutto, di cittadini..

 
Luca Billi
 
 
Intanto Gian Carlo, ti ostini a credere che ci sia ancora una sinistra, quindi pensare, con Asor Rosa, che una qualsiasi sinistra dovrebbe rispondere alle questioni sollevate dai grillini è una domanda lecita e vera, ma obbliga ad aspettare che ci sia una “sinistra” nuova che voglia rispondere.
C’è però di più: le questioni sono sotto gli occhi di tutti e tutti fingono di dare risposte, anche gli  stessi grillini .
Le migrazioni non sono certo un fenomeno moderno; ci sono sempre state, ma oggi hanno raggiunto livelli impressionanti (quelle verso l’europa non sono certo le maggiori). Sono un fatto ineluttabile nel breve – medio periodo.Alla fine (o al principio) Grillo ha detto “basta immigrati”. Non so bene cosa intenda, ma mi sembra la decisione del parlamento del North Carolina:
Uno studio serio dell’Us geological survey aveva constatato che l’innalzamento del livello del mare causato dal cambiamento climatico, non era lo stesso ovunque. La costa atlantica nord americana ne era affetta molto più che altrove.
Gli americani decidono rapidamente: il NC, ha vietato che la commissione locale sulle risorse costiere tenesse in conto quello studio che avvertiva di un possibile rialzo del livello del mare di un metro entro il 2100 e obbliga a dichiarare, in tutti i documenti ufficiali, una salita massima di 20 centimetri.
L’innalzamento sarà maggiore, ma sarà vietato farci caso.
Le immigrazioni continueranno senza sosta, ma noi le impediremo per legge.
A questo punto devo- avendoli letti – una risposta a Franco (Papone) e un commento alla riflessione di Luca Billi.
Intanto per cominciare: negli Stati Uniti vige, che piaccia o no a Franco, lo ius soli. Suo figlio non è nato negli States e quindi gli fanno l’esame. Si sono ristrette le maglie. Io avevo un visto permanente per gli USA. Mi sarebbero bastati 10 anni per acquisirne la cittadinanza, senza esame di sorta, se ci avessi lavorato per almeno  cinque anni, anche non non continuativi. Stavo per trasferirmi e poi il destino ha deciso diversamente.
Non ritengo gli USA un paese di alta civiltà (tutto sta a definire “civiltà”), ma sullo ius soli hanno ragione,  se  la più bella chioma del mondo non deciderà che anche la scopata deve essere tutta, e prima di tutto, americana.
Ma la questione è diversa. Franco ha ammeso di non aver letto con attenzione.
Se vuole provarci a leggere la mia mail , vedrà che ho ben presente la questione delle seconde generazioni e la pelosità di certe pretese.
In ogni caso vuol dire che se la figlia di un immigrato, nata in Italia, sposerà un italiano di quelli che un giorno sì e uno no, commettono femminicidio, dovrà rendersi conto che si tratta di femminicidio culturalmente diverso e autoctono e i parenti non dovranno protestare troppo, visto che, nella nostra cultura, troppo spesso matrimonio, per molti maschi italici, significa diritto di proprietà.
Ancora, un figlio o figlia di immigrati, nati in Italia sì, ma in Sicilia e in Calabria specialmente, dovranno piegarsi alla legge dell’omertà, della mafia e della ndrangheta, culturalmente dominanti.
 
Umberto Pradella
 
Assediato dalla burocrazia, dalla sanita´  necessaria agli  ottantenni (non ottentotti) dalla vita che scorre  ed io solo a combattere (io sol combatterò, procubero´solio!), non ho letto tutto ma quanto basta a farem un motivo di intervento.
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Mi ha  fulminato il concetto espresso da  Umberto: Lo Jus sanguinis trova fondaemnto nella proverbale cultura  tribale .CULTURA, dico, non appartenenza.
Quando inutillmemte  ho speso il mio (umile) pensiero , ignorato da quanti presi in temi più alti    quali Castegnetti pizzarotti, Cuperlo, Renzi, Raggi e Grillo, etc  nessuno  ha mai risposto a tono quando parlavo di razzismo e cultura.

I rom? I terroni?  I marocchini? gli ebrei?   emrginarli significa , per alcuni essere razzisti.
Ma non si  emarginano loro come individui, se li si emarginano  si fa cosi perchè i loro comportamenti , la loro " cultura tradizionale" confligge  con quella del paese che li ospita. Il chiedere elemosina mandando  bambini stracciati che si pisciano sotto e non vanno a scuola; panni stesi  e monnezza buttata dal 5°  piano, radio a pieno volume, femmina mammiate  che debbono essere felici di esser violentate dal futuro marito per volontà del padre; andare in giro come pupazzi inatebrrati treccine e  seguire rituali matrimoniali  rigorosamente della torah, esclusione del marito " gentile" questi comportamenti  determinano l' emarginazione  ( o l'auto segregazionismo) del mal  chiamato razzismo.
Accetta le regole e i comportamenti del popolo che ti ospita , con rispetto, senza offenderli, ringrazia di quel poco che riescono a darti, e poi fai quello che più credi giusto. Ma non disprezzare la gente e il suolo che calpesti.
Come mai per esempio, gli Italiani erano considerati la feccia ( e in certi casi lo sono ancora) negli USA ed ora assurgono ai più alti onori dello stato? Perchè i terroni siciliani, pugliesi, napoletani, spregiatamente chiamati a Torino " Ue Napoli!" ora non si lamentano più ne i polentoni se ne lamentano? Perchè hanno assorbito la cultura  del posto senza necessariamente rinunciare  alla loro. (Orecchiete caponate, pizzica e tamburriate)
Mio figlio ,laurea in econ, 4 ingue vere (inglese, olandese, italiano, spagnolo   ) e  un po di francese, per avere la cittadinanza americana   dovrà sottostare ad un esame per accertare che conosca le regole che gli si chiede di rispettare!

Accetti le nostre regole? OK, se no avrai meno diritti degli altri ( meno quelli umani)

Si sostituisce al diritto tribale a quello  della  comunità costituita da comune volontà. 
Lo Jus soli postula  un' implicita accettazione   di colui che  nasce nel suolo di accettare quelle regole.
Pero ho letto da qualche parte che si parla anche di "JUS CULTURAE"
che mi sembra un' ottima cosa. Perchè chi è cresciuto nel paese ed ha seguito scuole ed ottenuto diplomi presumibilmente accetta quella cultura/ societa che li ha dati.  Se costui non accetta, anzi disprezza, faccia l'esame di ammissione alla nazionalità italiana  dove verrà   respinto o se ne vada da dove e´venuto.
Difatti a mio figlio, non nato in USA, gli fanno un  ESAME DI AMMISSIONE.
E chi e nato qui fatalmente  assorbe quella cultura.
Per cui: Ius sanguinis, retaggi  tribale, validi al massimo fino alla prima generazione (mio figlio)
Jus soli, va da se,  con l'assunto ( smentito da Parigi, Belgio e Londra) che i nati nel paese sentano una identità con esso.
Jus CULTURAE  ( ma esiste od è´maccheronico ma effficace?) da imporre a chi, venuto dall'estero, vuole restare qui permanentemente (  da non confondere con il permesso di soggiorno, di lavoro etc)

 La civiltà di un popolo si vede  nella accettazione di coloro che rispettano le regole di quel popolo, che possono essere anche  discusse e criticate in modo costruttivo.  Ma il  DISPREGIO SOLIS (inteso come comunità).   è qualcosa che non deve esser tollerato da nessun paese al mondo 
Franco Papone


 
 
 


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