Ogni battaglia "politica", nel senso più alto della parola, è sempre per qualcosa. Questo non significa che il qualcos'altro è escluso. Se io mi impegno a combattere contro il maltrattamento dei cani, non significa che sono a favore del maltrattamento delle galline o che non mi interessa delle condizioni di tutti gli animali. Anzi, è esattamente l'opposto, perché la mia battaglia parte dal fatto che io non sopporto di vedere scene di violenza sugli animali. Se io combatto per i diritti delle famiglie gay, questo non significa che sono contro la famiglia etero o che non sia disposto a combattere per i diritti della famiglia. Significa, semmai, esattamente l'opposto: riconosco a tal punto il valore della famiglia che lo ritengo un diritto di tutti. Se io mi impegno contro la violenza sulle donne, non significa che io sia d'accordo sulla violenza perpetrata su un uomo o che non mi interessi la situazione degli uomini abusati. Anzi è l'opposto: proprio perché combatto contro l'abuso, sarò a fianco di ogni vittima, maschio o femmina che sia, di violenza. Se io combatto per i diritti degli extracomunitari, non significa che non mi interessino quelli degli italiani. Anzi, se chiedo diritti per lo straniero, significa che non sono disposto a negoziare su quelli degli italiani. Chi invece, ogni volta che si trova di fronte a una battaglia per qualcosa, comincia a notare che non è compreso il qualcos'altro o che addirittura è escluso, introduce elementi che finiscono col delegittimare la battaglia stessa e privarla della sua forza, condannando chi vuole combattere e la società stessa all'immobilismo. Ben venga ogni singola battaglia politica che abbia alla sua base i valori di libertà, uguaglianza e fratellanza tra gli uomini, di rispetto e amore per una qualsiasi forma vivente, perché essa pur essendo per qualcosa non escluderà mai il qualcos'altro, ma anzi si rifletterà positivamente su di esso!
Massimo Frana
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