10 ottobre 2017

"OLTRE IL CASO 'ATAC" DIBATTITO DEL 6 OTTOBRE:L'INTERVENTO DI EMILIO CERA

Emilio Cera, ingegnere della mobilità, per venti anni dipendente ATAC, ha aperto i lavori del dibattito che si è tenuto il 6 ottobre. Tre Righe, come annunciato ai propri lettori, ne pubblica il resoconto-


                                                
 
Intervento di introduzione al dibattito “Oltre il caso Atac - Verso una mobilità sostenibile ed efficiente” organizzato da Sinistra Unita del Municipio Roma II

Parlare di Mobilità oggi, a Roma, è difficile. Anni di degrado, ad ogni livello, e di disinformazione hanno determinato una tensione diffusa che non lascia molto spazio alla serenità necessaria al dibattito che voglia affrontare il merito delle cose e formulare proposte d’intervento. Eppure, recentemente, stanno nascendo occasioni di incontro, luoghi di confronto e di discussione, grazie anche ad una ritrovata vitalità della sinistra, a cui si registra una forte partecipazione dei cittadini. Come si dimostra in questa manifestazione della Sinistra Unita che è partecipatissima, a dimostrazione di quanto possa essere innovativa e avanguardia la politica sul territorio
La mobilità nelle città è per noi il tema principale. Il sistema di mobilità costituisce la base fondante lo stesso sistema città, senza il quale la città stessa non potrebbe esistere.
La mobilità è lavoro, è inclusione, è sviluppo, è qualità della vita. Se queste fondamenta non si fanno bene, tutto il resto non può reggere.
La nostra percezione della mobilità si sviluppa a partire dalla ricerca della soluzione al nostro problema “individuale” di dover raggiungere una destinazione a partire da dove siamo, scegliendo un percorso breve o veloce o comodo o bello ecc.  E’ una necessità individuale che affrontiamo senza renderci conto della visione collettiva. Il modello dell’auto con autista ci può sembrare il miglior modello. E’ questo spesso il sogno che ci sopraggiunge quando aspettiamo l’autobus: un’auto con autista in attesa, a disposizione sotto casa, che ci porta alla nostra destinazione. Se l’autista fosse bravo, con guida sicura, per esempio un automa, sarebbe meraviglioso. Ma solo in sogno, nella realtà le strade sarebbero ancora più bloccate di oggi con livelli di inquinamento impossibili. Perché anche gli altri farebbero le stesse nostre scelte.
L’auto con autista non è un modello sostenibile per le città, non funzionerebbe. Anche le auto a guida autonoma che qualcuno intravvede in un prossimo futuro, tutto da verificare e per niente assicurato, non avrebbe quindi un impatto positivo sulla congestione del traffico nelle grandi città, anzi il contrario.
Andiamo con ordine. Introdurre un dibattito sulla mobilità a Roma senza parlare di Atac non avrebbe senso.
Atac nel 2011 ha festeggiato i 100 anni di vita. Nacque con Montemartini, sotto il governo Nathan, che donò una villa di famiglia (in Via Volturno) che divenne la sede legale di Atac fino alla sua vendita di qualche anno fa. L’albergo che successivamente è nato lì, si faceva pubblicità dicendo di accogliere i propri clienti nei locali della storica biglietteria N°1 di Atac. L’anniversario è passato in silenzio, senza neppure una festa per la città. Eppure ciascuno di noi ha un parente o un amico o un vicino che lavora oppure ha lavorato in Atac. Sono 12mila dipendenti, oltre 15mila nell’indotto, una dimensione enorme se considerata relativamente al territorio di riferimento molto concentrato, la più grande in Italia. Una realtà industriale che negli ultimi anni non è stata per niente considerata, almeno sotto questo punto di vista.
Quel mancato festeggiamento era un segnale che allora non si poteva cogliere. Nella storia di Atac ci sono stati alti e bassi, ma certo si può dire che la sua “proprietà comunale” è molto più del semplice possesso delle azioni. E questo è addirittura incomprensibile a chi non è romano. L’“azienda”, come veniva spesso chiamata dai romani, è parte integrante della città e della sua storia, basterebbe dare un’occhiata all’archivio storico fotografico e documentale di Atac. E’ essa stessa un pezzo della città, un patrimonio anche culturale che non si può perdere. Anche per questo noi diciamo che l’azienda per il trasporto pubblico romano non solo deve essere pubblica ma deve essere comunale, nostra, dei cittadini, quindi sotto il nostro controllo. L’idea che si possa affidare a qualcun altro il tutto “perché ci pensa lui”, perché noi non siamo capaci, è un’idea confortante ma, come sappiamo bene per l’esperienza personale, non realistica.  In genere quando ci capita di affidare qualcosa a qualcuno, questi ha obiettivi diversi, pensa a se stesso e a breve termine, non a noi e ai nostri figli. Di fronte alle difficoltà di oggi non ci si può arrendere.
Anche negli anni ’90 la situazione di Atac, e non solo di Atac ma in tutta Italia, era drammatica. Il governo stanziò molti miliardi di lire per il TPL in Italia, di cui buona parte per Roma e si avviò il risanamento. Nei 15 anni successivi aumentò di molto l’efficienza aziendale (dal costo km di 12mila lire degli anni 90 si passo a circa 3,5 euro nel 2007!), si comprarono autobus, aumentò la produzione, si affidò tramite gara ad un privato un ulteriore aumento di produzione del 20%, ecc.. Era un percorso virtuoso che si bloccò nel 2008 con il governo Alemanno senza potersi completare definitivamente. La produzione del servizio di superficie arrivò in Atac a circa 120 mln di km (oggi poco meno di 90mln di km!) oltre i circa 30 mln di km prodotti dall’operatore privato, e comunque tutto questo servizio lo si riteneva ancora insufficiente per le esigenze della città di allora, dieci anni fa! Figuriamoci il poco servizio di oggi!
Il modello di funzionamento di quegli anni - Atac che aveva incorporato la STA, Trambus e MetRo gli operatori di esercizio insieme al soggetto privato – ebbe vita breve.
Nel 2011 si completò la fusione di tutte le aziende Atac, Trambus, Metro e altre, decisa dall’amministrazione Alemanno, con una delibera di consiglio comunale votata anche dall’opposizione, all’unanimità. L’operazione di fusione non generò le preannunciate economie anzi l’azienda si ritrovò impegnata in continue riorganizzazioni, appesantite peraltro dal fenomeno clientelare noto come “parentopoli” e dall’instabilità del vertice aziendale che cambiava continuamente. L’efficienza aziendale sprofondò a livelli bassissimi. Mancava una “visione” e non venivano forniti gli obiettivi al management aziendale che quindi governava “a vista”.
Un altro fattore importantissimo da considerare a partire dal 2011, è relativo alle risorse disponibili per il trasporto pubblico di Roma, che passarono dagli oltre 310mln di euro/anno previsti dalla giunta regionale Marrazzo a 0 euro/anno, proprio zero euro!, della giunta Polverini; oggi la giunta Zingaretti ne prevede circa 220 milioni di euro/anno. Risorse assolutamente insufficienti per il servizio pubblico romano, che è circa il 75% del trasporto pubblico dell’intera regione.
Dal 2008 ad oggi non ci sono stati investimenti in infrastrutture, ne sono stati comprati nuovi autobus e treni, e neppure è stata fatta un’adeguata manutenzione straordinaria dell’esistente. La mala gestione e l’insufficienza di risorse hanno messo in ginocchio l’azienda e il servizio per i romani. La responsabilità è chiaramente della politica, non solo di livello comunale, essendo questa la capitale d’Italia.
Il Bilancio dell’Atac, dopo la perdita enorme del 2011, registra un continuo recupero, anno dopo anno, eccetto un’oscillazione nel 2014 proprio dovuto ad operazioni straordinarie di svalutazione dei crediti. Al miglioramento del bilancio non corrisponderà quasi mai un miglioramento dell’azienda, il cui funzionamento invece peggiorerà di anno in anno, riducendo il servizio erogato nella quantità e nella qualità a livelli inaccettabili.
In questo quadro complessivo è stata avviata una campagna denigratoria violentissima, nei confronti del managment, detto incapace e corrotto, dei lavoratori, detti fannulloni, degli impiegati detti in esubero e imboscati e raccomandati ecc. Sui mass media, sui social media, nelle trsmissioni popolari passa il messaggio “tutti ladri tutti a casa”. Queste campagne mediatiche hanno di fatto ridotto la credibilità aziendale sia nei confronti dell’utenza, per es. il fenomeno dell’evasione dei titoli di viaggio, che dei fornitori, per es. esempio la gara per i nuovi autobus nel 2015, che degli investimenti, che non solo non sono stati effettuati ma addirittura quelli programmati sono stati chiusi.
Molte di queste operazioni risultano opache e spesso ricondotte dai mass media a lobbies finanziarie interessate al servizio pubblico di Roma, che ha un giro di affari di circa un miliardo di euro anno; per esempio Atac acquista ogni anno beni e servizi per 400mln di euro, tramite procedura di appalti pubblica. Immaginiamo un privato che invece potrebbe gestire direttamente questi flussi.
Nella confusione generale, addirittura si prendono contatti con la società francese RATP che qualcuno auspica subentri ad Atac. La RATP è 100% pubblica e gestisce il servizio a Parigi, tramite affidamento diretto, senza gara quindi, di oltre dieci anni. Eppure la si nomina nei discorsi relativi alla privatizzazione e alla liberalizzazione del TPL romano. Infine si propaganda un referendum, scritto male e presentato peggio, che chiede cosa si dovrebbe fare nel 2019, facendo appello in realtà ad una risposta emotiva, a tratti rabbiosa, da parte dei cittadini estenuati dalla situazione  in cui verte il servizio pubblico che si ribalta direttamente sulla vita familiare (spostamenti casa lavoro, casa scuola, per adempimenti amministrativi ecc).
Nel mentre di tutto questo, in assoluto silenzio, senza informazione alcuna, l’amministrazione Raggi, invece di ridurre i debiti, riduce, svalutando, i crediti di Atac che conseguentemente viene portata al fallimento tecnico. Per uscirne si prova quindi la strada del concordato preventivo. Si poteva fare diversamente? Come andrà a  finire ora? Avremo un’altra Alitalia? I romani dovranno pagare di più? Quale sarà il prezzo da pagare per la città?
Tutte domande legittime dove forse il dibattito cercherà di dare alcune risposte. Una cosa certa è che si poteva fare diversamente e meglio. Bisognava avere una visione chiara della mobilità romana, bisognava avere competenza specifica nelle innumerevoli partite aperte di Atac, bisognava avere un management all’altezza della sfida ecc. La strada è stata indicata anche in alcune conferenze stampe di ArticoloUNO inascoltate.
“Oltre Atac” significa proprio questo, una visione e un insieme di proposte per una mobilità più sostenibile per Roma. Il sistema mobilità di una città può essere rappresentato anche attraverso tre direzioni principali:
economica, è il tempo che “buttiamo in coda in auto” o alla fermata del BUS, sono le risorse che le aziende spendono per il trasporto ecc.; la mobilità ci costa e se questo costo diminuisce allora si possono liberano risorse per lo sviluppo della città; per ridurre i costi bisogna investire;
Inquinamento, che è subdolo; quello acustico che addirittura compensiamo aumentando la soglia di insensibilità uditiva, ma anche quello dell’aria che respiriamo; ne siamo spesso inconsapevoli ma ci uccide, uccide migliaia di persone anno;
Sicurezza stradale, non solo il numero assurdo dei decessi, soprattutto tra i giovani, che colpisce i pedoni, i ciclisti ecc. ma anche le invalidità permanenti o anche chi guarisce costretto a stare fuori dalla vita attiva lavorativa per giorni o addirittura mesi.
Un piano di mobilità sostenibile dovrebbe porsi l’obiettivo di spostare lo stato della mobilità della città in un nuovo punto, dove il costo del singolo spostamento è diminuito, come pure il suo inquinamento e al contrario sono aumentati i livelli di sicurezza stradale. Ci sarà un intervento oggi che proporrà un nuovo punto di approccio al problema, a partire dall’ambiente e quindi dalla qualità della vita in senso lato. E’ un approccio diverso dalla pianificazione burocratica e da quello contrattualistico, che pure poi nel merito esiste come strumento, che è molto più coerente con un concetto moderno di servizio pubblico. Credo sia necessario che questa volta i cittadini romani puntino i piedi, lottino, per avere una mobilità pubblica, nel pieno controllo del pubblico, con obiettivi di salvaguardia e miglioramento del bene comune.
Auspico che tutti vogliano partecipare a questo dibattito ricco e interessante. Buon proseguimento.

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