Con Denzel Washington, Viola Davis, Jovan Adepo, Stephen Henderson, Saniyya Sidney, Russell Hornsby, Mykelti Williamson, del 2016. Fotografia Charlotte Bruus Christense.
Come un blues
Barriere è un film intenso, molto
parlato, ben recitato ma irrimediabilmente teatrale. Infatti, il film è tratto
dall’opera teatrale Fences di August
Wilson, uno dei maggiori autori del teatro afroamericano e vincitore, per
quest’opera, del premio Pulitzer del 1983. Denzel Washington è l’interprete
maschile principale e, per la terza volta, anche alla regia e Viola Davis è sua
moglie Rose che vince l’Oscar del 2017 come migliore attrice non protagonista.
Tutto
si svolge negli anni ’50 nel giardino della modesta casa Maxson nell’Hill District - il
quartiere nero dove è cresciuto anche August Wilson - di Pittsburgh, la famosa “Smoky
ol’ Town” cantata da Pete Seeger, città simbolo delle acciaierie e delle
fabbriche del secolo scorso. Lì Troy ha appeso una palla di baseball a un
albero. Era stato un ottimo giocatore ma per questioni razziali aveva dovuto
giocare in una squadra secondaria nella Negro League. Ha lavorato e lavora
ancora come netturbino per il Comune insieme a Jim Bono che è il suo unico
amico e con cui ogni tanto si fa qualche bevuta (forse di troppo). Troy Maxson è un uomo onesto
che tutti i venerdì consegna la sua paga alla moglie. Il fratello Gabe, a causa
della guerra, non ci sta più con la testa e Troy si prende cura di lui cercando di tenere in piedi
tutta la sua famiglia, anche se in modo un po’ troppo autoritario. Troy e Rose sono, infatti, i genitori
di Cory e Gabriel, mentre suo figlio Lyons è nato da una relazione precedente.
I figli hanno fatto scelte diverse da ciò che lui avrebbe voluto: Lyons suona
ed ha una sua band mentre Cory
vorrebbe giocare professionalmente a football.
A entrambi Troy cerca di imporre il lavoro fisso come modello dell’unico modo
di guadagnare onestamente e star lontano dai guai.
Dopo
diciotto anni di duro lavoro e matrimonio felice, Troy comunica alla moglie di
aspettare un figlio da Alberta, una trentenne con cui da un po’ di tempo ha un
rapporto. Ciò fa scatenare un’inequivocabile ribellione nei componenti della
famiglia a cominciare, ovviamente dalla moglie tradita, e perderà pertanto il
rispetto dei figli. Cory se ne andrà di casa dopo un litigio furibondo con il
padre e si arruolerà nella Marina. L’Alberta successivamente morirà dando alla
luce una bambina che Troy chiederà a Rose di crescere. Lei lo farà con grande
amore e generosità, ma contemporaneamente allontanando per sempre dal suo cuore
Troy.
Questa
in sintesi tutta la storia narrata: splendidi sono i monologhi di Rose sul
senso dell’amore e del matrimonio e degni di nota gli animati scambi di opinione
tra il padre e i suoi figli. Il film Barriere
nel mostrare lo scontro generazionale riesce a evidenziare sia il cambiamento
sostanziale, in quegli anni, del rapporto tra genitori e figli e il lento ma progressivo
inserimento dei neri nella vita sociale. D’altro canto Troy e Rose, al di là
del colore della pelle, rappresentano simbolicamente tutte quelle persone che,
per trovare una seppur modesta sicurezza sociale, rinunciano alle proprie
personali aspirazioni. Denzel Washington propone una regia minimalista a
servizio del testo come fosse un blues,
infatti al posto di Viola Davis sembra di vedere Billie Holiday con la sua
immancabile gardenia bianca tra i capelli.
Ghisi Grütter
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