28 ottobre 2017

Recensione film: NICO, 1988 regia di Susanna Nicchiarelli


Con Trine Dyrholm, John Gordon Sinclair, Anamaria Marinca, Thomas Trabacchi, Sandor Funtek II, del 2017. Adattamenti musicali della band “Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo.





decadenza e libertà


Nico, 1988 è un film intenso che racconta il tristissimo tramonto di una stella. Nico è la cantautrice tedesca bellissima che ha cantato con i Velvet Underground, ha frequentato The Doors«Prendevamo un sacco di LSD – racconta a proposito di Jim Morrison» - è stata anche una modella e musa di Andy Warhol. Christa Päffgen, detta Nico, ha rappresentato un’icona rock degli anni Sessanta, ha avuto un figlio da Alain Delon (che però non lo ha mai riconosciuto) e negli ultimi anni della sua vita ha vissuto a Manchester, dove in un’intervista dice «Mi piace questa città perché mi ricorda Berlino subito dopo la guerra, bombardata e piena di rovine». Nico era stata soprannominata “sacerdotessa delle tenebre” per le atmosfere gotiche e cupe dei suoi brani. Scriveva canzoni sue, girava registrando vari e disparati suoni, da quello del mare al rumore della caldaia. Si faceva di eroina, fumava tabacco ed erba ma aveva un suo pubblico, non numeroso, che la considerava “un pezzo di storia”.
Il film narra questi ultimi due anni di vita della cantante, la sua carriera da solista e le sue tournée per vari paesi europei e, a parte in Italia ad Anzio, sono stati prevalentemente nell’Est comunista: Cecoslovacchia, Polonia, Germania dell’Est. Tutto il film è pervaso di squallore, dall’appartamento in affitto a Manchester alle locations dei concerti nei vari Paesi, nelle case e/o alberghi dove venivano ospitati lei, la sua troupe e il suo manager. Molte sono le scene girate nei bagni dove ci si inietta eroina, oppure si vomita l’alcool, oppure (come nel caso del figlio) si tenta il suicidio.
Mangiando un piatto di bucatini nella misera cucina in una orribile palazzina di Anzio, Nico racconta al suo ospite che ha dovuto sempre patire la fame, prima a causa della guerra, poi perché per fare l’indossatrice non poteva assolutamente ingrassare. Alla ricerca di una propria identità non vuole neanche più esser chiamata Nico ma Christa, con il suo vero nome. La sua è una voce diventata roca, ma ancora sensuale, che canta di amore e di dolore come uno dei suoi pezzi migliori “Il cuore svuotato”, tratto dal suo ultimo album dal titolo Camera Obscura.

Susanna Nicchiarelli, regista e sceneggiatrice al suo quarto lungometraggio, ha fatto una ricerca accurata ritrovando le tracce della sua esistenza attraverso racconti dei testimoni e parlando con il figlio Ari. Gira con spontaneità questo film “agrodolce”, misurato e commovente. Con la spietata inquadratura di 4:3 dove la bravissima Trine Dyrholm sembra strabordare, Nico, 1988 è stato presentato alla Sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia 2017 riscuotendo ottime critiche.



Ghisi Grütter

Nessun commento:

Posta un commento