Si è tenuta il 19 ottobre un'affollatissima riunione della Commissione Ambiente del Comune di Roma sul tema "Pinetina di Villa Massimo".
Ricordiamo ai nostri lettori che la Pinetina in questione è suddivisa in due parti: una a verde e l'altra a ristorante.
Da ormai 5 anni, se non sbagliamo, la Pinetina è chiusa perché il tentativo del concessionario, lato ristorante, di gestire anche la parte verde è stato fortemente contestato da un agguerrito comitato di quartiere. La contestazione è passata alle vie legali e la vicenda si è ingarbugliata tra TAR e Consiglio di Stato. Come se i problemi non mancassero, adesso con le ultime elezioni amministrative, i colori delle due amministrazioni , comunale e municipale, non sono più gli stessi e le differenze si vedono e si sentono.
Dal resoconto che ci invia il nostro amico Marchesini, si capisce che la vicenda è tutt'altro che chiusa e che la povera pinetina, ultimamente scampata ad un principio di incendio, rimarrà ancora, chissà per quanto tempo, chiusa.
Ricordiamoceli i nomi degli amministratori responsabili di cotanto degrado, di questo sconcio che priva la cittadinanza di uno spazio verde fondamentale per il quadrante Italia-Bologna.
Domenico Fischetto.
Ricordiamo ai nostri lettori che la Pinetina in questione è suddivisa in due parti: una a verde e l'altra a ristorante.
Da ormai 5 anni, se non sbagliamo, la Pinetina è chiusa perché il tentativo del concessionario, lato ristorante, di gestire anche la parte verde è stato fortemente contestato da un agguerrito comitato di quartiere. La contestazione è passata alle vie legali e la vicenda si è ingarbugliata tra TAR e Consiglio di Stato. Come se i problemi non mancassero, adesso con le ultime elezioni amministrative, i colori delle due amministrazioni , comunale e municipale, non sono più gli stessi e le differenze si vedono e si sentono.
Dal resoconto che ci invia il nostro amico Marchesini, si capisce che la vicenda è tutt'altro che chiusa e che la povera pinetina, ultimamente scampata ad un principio di incendio, rimarrà ancora, chissà per quanto tempo, chiusa.
Ricordiamoceli i nomi degli amministratori responsabili di cotanto degrado, di questo sconcio che priva la cittadinanza di uno spazio verde fondamentale per il quadrante Italia-Bologna.
Domenico Fischetto.
Sul groviglio delle
questioni riguardanti Villa Massimo, le posizioni in campo, per la mia capacità
di lettura e comprensione, sono queste.
Il PD, o il centro
sinistra che guida e governa il Municipio da un paio di decenni, è
manifestamente insofferente e ostile a qualsiasi decisione o intervento del
Comune ad attuale guida 5 Stelle che possa mettere a rischio il suo controllo
sul sistema di potere che in tanti anni ha costruito ed esercitato nel II
Municipio. Villa Massimo ne è l'esempio concreto. Stante il fatto che
l'estensione del parco è di 7.300 mq, e cioé oltre i cinquemila, soglia che fa
scattare pertinenza e appartenenza dal Municipio al Comune, il PD del II
Municipio, agitando la bandiera del tutti uniti, Comune e Municipio, per la
riapertura il prima possibile di Villa Massimo, in realtà non vuole mollare il
controllo diretto sull'intero malloppo. Al punto, per fare un solo esempio, che
continua a non cedere il possesso - avvalendosi dei buoni uffici di Letti,
responsabile tecnico dell'Assessorato comunale all'Ambiente - delle chiavi di
accesso alla Villa, malgrado sia stato formalmente deciso già dal mese di marzo
il passaggio di mano. Intanto la sentenza del Consiglio di Stato sugli abusi
compiuti dal concessionario tarda stranamente ad arrivare, e la sovrintendente
Barzottini ritiene perfettamente normale che il Municipio, nella persona del
direttore tecnico Belardi, abbia incaricato un architetto proposto dalla Dafi,
società del concessionario dell'area di Villa Massimo adibita a ristorante, sig. Miglietta, di redigere un progetto di riordino e
ripristino del verde della Villa. Come se il concessionario non fosse parte in
conflitto con il Comune nel ricorso al Consiglio di Stato.
Insomma, nella contesa e
nel braccio di ferro riguardante la storica Villa - via via massacrata dal
percorso di appropriazione, abusi e sfruttamento del concessionario - gli
schieramenti in campo sono i seguenti: da una parte, manifestamente al servizio
degli interessi del concessionario, c'è il gruppo dirigente del PD con il supporto di tecnici e burocrati, e
l'avallo della sovrintendente Barzottini che riceve ordini e input dal Mibac,
cioè dal ministro PD Franceschini.
Dall'altra i 5 Stelle del Comune e del II Municipio, ancora alle prese
però, data l'inesperienza, con l'acquisizione piena di un percorso conoscitivo;
più Italia Nostra che si è nettamente schierata per il rispetto di legalità e
regole insieme a tutti i comitati di cittadini che negli anni hanno promosso e
sviluppato protesta e denuncia contro i tanti abusi commessi.
Questa divisione e
contrapposizione, alla commissione Ambiente del Comune, era fisicamente
evidente: da una parte, insieme alla presidente del II Municipio, Francesca Del Bello,il consigliere comunale ed ex presidente dell'ex III Municipio (quindi molto interessato alla vicenda) Orlando Corsetti e Rino Fabiano, assessore all'Ambiente del II Municipio. Questa rappresentanza istituzionale era supportata
dalla Barzottini, emissaria della Sovrintendenza, e dal burocrate Letti, c'era Iannuzzi, unico rappresentante di
un comitato notoriamente molto vicino alla Dafi di Miglietta. Dall'altra i Cinque Stelle con Italia Nostra
e i rappresentanti dei comitati Villa Massimo, Centili, Villa Blanc, Marchesini, Carte in Regola,
Bianchi,Sinistra Italiana, e altri ancora. Una nota finale speciale merita Maurizio Centili
il quale, accompagnato da una mole impressionante di carte che ha sciorinato e
letto con competenza e passione, ha documentato il percorso di abusi che ha
portato alla chiusura del parco di Villa Massimo. Mentre il ristorante privato,
vero corpo del reato e fonte di lauto guadagno per il concessionario, non ha
mai chiuso un solo giorno.
Gian Carlo Marchesini
Il sig. Marchesini non è nella posizione di poter continuare a fare illazioni impunemente su persone che non conosce ma alle quali attribuisce arbitrariamente colpe e reati alquanto infamanti. Prima o poi potrebbe essere ripagato con la medesima moneta circa le sue note frequentazioni per le quali è noto in diversi bar e locali del quartiere.
RispondiEliminaNon crediamo che lanciare illazioni gratuite nascondendosi dietro l'anonimato sia il massimo della traspaenza.Gli articoli pubblicati su TRE RIGHE sono aperti ai commenti di tutti. Naturalmente confidiamo nella nella correttezza dei nostri lettori. Non sempre ciò avviene, purtroppo.
RispondiEliminaDomenico Fischeto