16 ottobre 2017

"OLTRE IL CASO ATAC" dibattito del 6 ottobre:Sintesi dell'intervento di Annalisa CORRADO



                             Annalisa Corrado

Sintesi dell’intervento di Annalisa Corrado all’evento Sinistra Unita del II municipio, del 6 ottobre 2017 “Oltre il caso Atac.

Verso una mobilità intelligente, sostenibile ed efficiente”   
Quest'oggi, per parlare della mobilità a Roma, partiamo da lontano. Lontanissimo. Dal punto di vista del pianeta. L'accordo di Parigi stabilisce che per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici, anzi, per salvare la vita sul pianeta, così come la conosciamo oggi, esseri umani compresi, è necessario che la temperatura media non aumenti più di 2 gradi rispetto all'attuale media. Questo presuppone che più dei due terzi dei combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) debbano restare nel sottosuolo, non possono più nemmeno essere estratti.
Il governo italiano, assieme ad altri 194 Paesi, in quella sede si è assunto l'obbligo, di fatto, di procedere alla decarbonizzazione totale entro il 2050.
Questo significa ristrutturare completamente tutta l'economia e tutta la società, affinché entro i prossimi 32 anni non vengano più utilizzati i combustibili fossili, sia per la generazione di elettricità, sia per tutti gli usi termici e quelli legati ai trasporti e alla mobilità.
Il problema a dei trasporti è quello divenuto più urgente (anche perché è il meno affrontato), e necessita che venga rivoluzionato l’intero sistema: tutto il parco strutturale, infrastrutturale e il parco mezzi. Nell’arco temporale tracciato, non si potranno più usare macchine, bus e camion a benzina, né a diesel, né a gas.
Devono scomparire ed essere trasformati in mezzi elettrici, che usano biocombustibili o con sistemi a ciclo neutro della CO2.
La sfida è enorme.
Un altro aspetto sul quale centrare il problema della mobilità e dei trasporti, è quello della qualità dell’aria. L’OMS stima che oltre 84.000 decessi l’anno in Italia siano scientificamente riconducibili a cause legate all’inquinamento. Parlando di Roma sono 1500 persone che muoiono prematuramente ogni anno.
E purtroppo non viene assolutamente fatto abbastanza per ovviare al problema. A parte blocchi sporadici del traffico e “la danza della pioggia”, sperando cioè che siano le precipitazioni a ridurre temporaneamente i livelli di sostanze pericolose.
La mobilità e il modo in cui la si pianifica, è quindi strettamente legata alla qualità della vita. Non solo per la qualità dell’aria, ma anche per il tempo che si impiega (e si spreca) per muoversi, perla vita professionale e personale, per l’esclusione sociale (per esempio dei disabili, degli anziani, delle famiglie con bimbi piccoli) che spesso viene acuita dalle difficoltà a spostarsi.  
Il problema della mobilità a Roma va affrontato tenendo tutto questo assieme. I diritti dei lavoratori (di cui si è parlato oggi in riferimento ad ATAC), assieme a quelli dei contribuenti che si aspettano un servizio degno ed efficace, assieme ai diritti dei cittadini e delle cittadine alla mobilità e alla salubrità del territorio che vivono.
Occorre ragionare in maniera sistemica e multi-dimensionale, tenendo assieme tutte le questioni; e strategica, cioè avendo una prospettiva, degli obiettivi da raggiungere e mettendo in fila interventi (piccoli o grandi che siano), che contribuiscano, come tessere di un puzzle, ad una visione complessiva armonica e funzionale.
Anche perché o si fa così, oppure, e ormai è più che dimostrato da centinaia di esempi, si disperdono le energie, si perdono i soldi e aumenta il caos.
Un esempio senza dubbio autorevole di visione strategica della città di Roma è che quella che propone Walter Tocci. Molto ambiziosa (parla di 4 passanti ferroviari, 4 metropolitane, 4 linee di tram ecc), sicuramente perfettibile o magari anche discutibile, che però cito soprattutto perché presenta un punto di arrivo, un quadro omogeneo e completo a cui tendere progressivamente per avere un'area metropolitana interconnessa e funzionale, ben relazionata con il resto del territorio e con i piani regionale e nazionale, dai quali non può prescindere.
Secondo la Comunità Europea la revisione della mobilità deve reggersi su 3 cardini principali:
Avoid, nel senso di ridurre. In questo caso ridurre il più possibile il numero totale dei mezzi, in particolare quelli non collettivi ed inquinanti. “Evitare” anche nel senso di ridurre la necessità di spostarsi (ad esempio col telelavoro e lo smart working)
Shift, spostare, sostituire. Dunque togliere i mezzi inquinanti dalle città, soprattutto diesel, e sostituirli. E spostare traffico da mezzi inquinanti a mezzi più sostenibili. Che prevede soprattutto l’uso di metropolitana, tram, la possibilità di andare a piedi o in bicicletta e anche la combinazione fra questi diversi mezzi di trasporto.
Improve, migliorare. Migliorare tutto ciò che c’è già. In primo luogo l’efficienza e la sostenibilità dei mezzi che compongono il trasporto pubblico, ma anche incrementando l’intermobilità, integrando la mobilità condivisa come il car sharing e il bike sharing. Sfruttando al massimo la tecnologia per rendere questi servizi sempre più efficienti, accessibili e coordinati.
I benefici per i cittadini sarebbero immediatamente evidenti, come anche quelli per il settore culturale e turistico, ma non si trascurino i benefici legati allo sviluppo dell’imprenditoria: Sia quella legata direttamente alla mobilità dolce, sia, in un senso più ampio, quella che cresce e si sviluppa assieme e attorno ai servizi disponibili in città: le difficoltà a muoversi rendono larghissime zone della Capitale decisamente poco accessibili e appetibili per le nuove (e le vecchie) imprese.  
Una città che si ripensa in senso sostenibile è una città che si rivitalizza dal punto di vista sociale, culturale ed economico. E diventa anche più sicura.
In conclusione, nel ripensare la mobilità a Roma, nell'affrontare le questioni spinose ad essa legate (Atac in primis) è fondamentale avere una visione della città. Avere chiari il punto dove si vuole arrivare e la qualità di quel punto di arrivo.  
Non si può negare che alcuni interventi per la mobilità siano impopolari. Ma per contrastare la mentalità del tipo “non nel mio cortile”, ancora una volta, è fondamentale saper raccontare bene il luogo dove si voglia arrivare, renderlo desiderabile, appetibile da abitare. Questo aiuta anche a chiedere e ad affrontare momentanei sacrifici per un obiettivo più grande.
Se ci sono i progetti, se ci sono le idee, i fondi necessari a realizzare progetti ben pensati, ben strutturati e ben articolati tra di loro possono essere reperiti a livello regionale, statale, Europeo. Come suggerisce Anna Donati, potrebbero derivare dal definitivo abbandono dei deliri delle grandi opere arrivate con la Legge Obiettivo, mai veramente cancellata.
Per chiudere, un esempio, parliamo del GRAB: il Grande raccordo anulare Ciclabile. Non si tratta di una semplice pista ciclabile, ma di una infrastruttura dolce accessibile che trasforma il volto delle zone che tocca: un anello ciclabile e pedonabile che connette trasversalmente monumenti, parchi e quartieri e invoglia le persone a vivere la città in maniera diversa, a muoversi in maniera diversa.  
Un progetto non fatto solo perché i ciclisti e i pedoni abituali possano muoversi in sicurezza, ma per mostrare a tutti che esiste un modo diverso di spostarsi e per contribuire ad un cambio collettivo di mentalità.
Il GRAB è un’idea bellissima (purtroppo attualmente in una fase di pericoloso stallo) partita realmente dal basso: dalle associazioni, dalle persone e dai professionisti che si sono messi insieme e hanno messo in moto energie, sviluppando un’idea fino a trasformarla in un progetto dettagliato e preciso che, alla fine, (a testimonianza di quanto detto poco fa) non ha tardato a trovare i fondi per essere realizzato e ha animato una serie di progetti satellite nei quartieri toccati, in un processo contagioso e virtuoso.

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