4 marzo 2017

VIVIAMO IN UN PAESE SENZA DIGNITA'

Come non essere d'accordo con questa amara riflessione?
 
 
È triste constatare che viviamo in un paese senza dignità.
     Siamo quotidianamente consapevoli che ad ogni livello si trovano degli italiani insegni.
Dal padre del Presidente del Consiglio, al medico dell’ospedale, a chi percepisce la pensione dei morti è tutta una olimpiade a chi si comporta peggio, incuranti di dare un esempio desolante di un paese che meriterebbe molto di più.
Si fanno gli appalti perché vinca l migliore, e vince il ladro, si controllano le presenze con i computer, e si truccano i dati, si fanno i piani regolatori per uno sviluppo ordinato urbano, e i palazzinari complici coloro che dovrebbero farli rispettare, se ne infischiano, si fanno i tesseramenti dei partiti, e si vendono le tessere per 10 euro.
Le persone oneste, quelle poche, sono consideratedeficienti che non sanno vivere, perché da noi vivere è essere  più disonesti che si può.
C’è da mettersi le mani nei capelli, si tenta di tenerle in tasca con i pugni stretti, ma la voglia è di tirarle fuori e prendere a schiaffoni questi italiani che non sono degni di essere tali.
Rodolfo Roselli


I COMMENTI

Ma perché Gino Strada non dovrebbe fare il ministro della Sanità, e Guido Viale il ministro dell'Ambiente o dell'Economia, e Camillo Davigo il ministro della Giustizia, e Vezio de Lucia o Salvatore Settis il ministro dei Beni Culturali, e Marco Travaglio il ministro dell'Informazione, e Luigi De Magistris o Leoluca Orlando il ministro del Mezzogiorno, e Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, il ministro degli Esteri, e Maurizio Landini il ministro del Lavoro, e Marco Cappato il ministro dei Diritti Civili, e Laura Boldrini alle Riforme Costituzionali ? Ma perché non regaliamo Lorenzin, Pinotti, Madia, Fedeli, Finocchiaro, Boschi alla Repubblica di Malta o di San Marino? E a proposito di Marino: perché non Ignazio Marino Presidente del Consiglio?
Gian Carlo Marchesini

Faccio notare che anche nell' antica Roma la corruzione era , sopratutto nelle classi elevate all'ordine del giormo
 
Esisteva una legge che impediva che i senatori avessero una nave superiore da un certo tonnellagio in modo che non potessero inserirsi in affarti legati al trasporto navale maggiori di certe dimensioni
Legge che veniva regolarmente aggirata tramite dei prestanome
 
La  classe senatoria era  in sostanza una classe di affaristi
Da qui la ragione dell' imperialismo romano
 
Qualcosa di diverso da molti dei nostri politici attuali?
 
Affari solo affari per spartirsi le risorse dello stato
 Luciano Mormile
 
Indubbiamente all’estero, nei paesi con noi confrontabili per cultura e modi di vita, ci sono scandali e corruzione.
Alle statistiche – che ci sono – che ci dipingono come i peggiori o tra i peggiori, bisogna chiedere molte cose, per capire.
Rimane il fatto che secondo quelle procedure di indagine, siamo come ci dipingono.
Devo dire però che le traversie storiche dell’Italia, dopo la caduta dell’impero romano, hanno reso questo paese unico in molti sensi, tra i quali, l’abitudine a districarsi tra le difficoltà, che troppi hanno giudicato e forse giudicano una nostra eccellenza: “sapersi arrangiare”.
Caratteristica che io penso tra i tratti peggiori degli italiani.
Questo arrangiarsi non è della classe politica, ma della società che quella classe politica esprime.
La corruzione e il cinismo,  che ne derivano, rendono i nostri scandali –spesso emergenti e raramente conclusi con decisione, ma impantanati in distinguo e cavillosità sfinenti – fatti non isolati, ma emergenze e increspature di un clima sociale che va dall’invidia per i furbi alla speranza di poter sfruttare, nel proprio piccolo stagno, la scarsa etica pubblica delle classi dirigenti nazionali.
Le statistiche sulla evasione (reddito e iva), sulla criminalità, sui sistemi di gestione degli affari pubblici, sono purtroppo, incontrovertibili.
Sono invece d’accordo con te, se considero il cinismo della finanza e della manifattura globali; noi non siamo certo artefici primi, anche se persino in questo ambito i nostri comportamenti sono opachi (vedi processi amianto o acciaierie di Torino o seveso o Ilva). In ogni caso in questi ambiti siamo aprrendisti: talinomide, Bopal, sfruttamenti e distruzioni non accidentali ma programmatiche....non sono oscenità italiche.
Chiudo questa troppo lunga risposta:
Probabimente gli onesti “globali” sono molto pochi e paesi come gli Usa (posso fornire elenchi di sterminata letteratura USA, sulle magagne del paese guida dell’occidente) non hanno di che vantarsi. Personalmente li ritengo un paese altamente incivile, almeno secondo i canoni di civiltà in cui sono cresciuto.
E’ però per me evidente, che il terreno sociale del nostro paese è incapace di indignazione duratura e probabilmente terreno socialmente capace di assorbire il peggio con un menefreghismo che accomuna la stragrande maggioranza dei nostri concittadini, dai più umili ai più potenti.
Temo, Vittorio che – e lo rivendico con orgoglio – siamo una esigua minoranza civile e onesta, in un paese socialmente infetto, anche se il nostro “rilassamento etico” è caratteristica diffusa senza essere seriamente crudele, in un mondo che raggiunge vette di indegnità macroscopiche.
Umberto Pradella
 
Perchè le persone oneste in Italia sono poche ? Su quali statistiche e su quali parametri si basa tutto ciò ? Perchè siamo un paese ( tutto un paese ?) senza dignità ? Questo è qualunquismo.
Scandali di ogni tipo ( recentissimi quelli in Francia) si sono sempre verificati in Europa e nel resto del mondo ; poi ci saranno pure  alcune ( pochissime) isole felici, ma darci sempre la zappa sui piedi è uno sport in cui riusciamo troppo bene.
Vittorio Paielli
 
Voglio usare quello che gli anglosassoni chiamano understament:
Certe frequentazioni creano un po di perplessita' anche se chi le ha avute non e' un uono che  ammistra la cosa pubblica e qundi in fondo si potrebbe dire che puo frequentare chi gli pare
A questo punto mi viene in mente Di Pietro che quando Berlusconi si lamento' di essere stato intercettato disse riferendosi all' accaduto.
 
"Basta che non parli con i mariuoli"
 
 
 Luciano Mormile

 
 
 

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