Il 2 ottobre si è svolta presso la sala conferenze dei gruppi parlamentari a Campo Marzio la riunione del Coordinamento Democrazia Costituzionale di Roma. Pubblichiamo la Relazione introduttiva e l’appello finale approvato nel corso dell' Assemblea .
Relazione introduttiva
Alfiero
Grandi 2 ottobre 2017
Noi
rivendichiamo con forza il risultato del referendum del 4 dicembre 2016, che
troppi stanno cercando di ignorare e di far dimenticare. Naturalmente la
vittoria del No appartiene a tutti coloro che il 4 dicembre 2016 si sono
pronunciati contro la deformazione della Costituzione fortemente voluta da
Renzi. Quindi non è solo nostra, ma perfino di settori che in passato non si
sono certo schierati a difesa della Costituzione, ma questo è un problema loro
non nostro.
In
questo ambito noi rivendichiamo di avere svolto un ruolo preciso, che riteniamo
importante.
Non
solo siamo partiti per primi l’11 gennaio di un anno fa, proprio in questa
sala, nella campagna per il No, ma soprattutto abbiamo lavorato per dare
dignità, argomenti di merito e forza collettiva a quanti erano contrari alla
deformazione della Costituzione ma erano frenati dal timore di entrare
nell’orbita politica di altri.
Grazie
a noi chi non si sentiva di centro destra e neppure dei 5 stelle, con cui pure
abbiamo spesso collaborato nella campagna referendaria, è stato incoraggiato a
dire un No forte e chiaro e questo ha contribuito a salvare la nostra
Costituzione nata dalla Resistenza. Questo lo rivendichiamo con forza.
Renzi
aveva ragione su un punto: c'era, e c'è, un rapporto inscindibile tra modifiche
della Costituzione e legge elettorale (Italicum) da lui fortemente volute.
Non
possiamo dimenticare che dalla legge elettorale (Italicum) fu tolta la parte
riguardante il Senato quando si decise di ridurlo ad un dopolavoro di lusso -
non eletto - per consiglieri regionali e sindaci. Italicum approvato ricorrendo
ad un uso spregiudicato dei regolamenti parlamentari e perfino al voto di
fiducia. In seguito, durante la campagna referendaria, per ragioni puramente
tattiche Renzi ha sostenuto che modifiche costituzionali e legge elettorale
erano cose diverse. Noi al contrario di altri non abbiamo dimenticato la sua
posizione iniziale e restiamo convinti fosse quella autentica.
Dopo
la vittoria del No, che troppi cercano di archiviare, ora è la fase della legge
elettorale.
Prima
abbiamo combattuto il Porcellum che troppi, anche nel centro sinistra, hanno
subito volentieri perchè consentiva di scegliere i parlamentari da eleggere.
Dopo
abbiamo combattuto l’Italicum renziano, degno erede del Porcellum. Grazie
all’azione intelligente della rete di avvocati promossa dal Cdc e guidata da
Besostri abbiamo sollevato di fronte alla Corte l’incostituzionalità
dell’Italicum, ottenendo risultati che hanno cambiato la legge addirittura
prima che entrasse in vigore.
Risultati
importanti, senza dubbio, ma non sufficienti a cambiare la struttura di fondo
dell'Italicum. Tanto è vero che quanto resta dell'Italicum, attualmente in
vigore per la Camera, consente ai capi partito di nominare nel complesso i 2/3
dei deputati, attraverso i capilista bloccati, che per molte liste sarebbero
gli unici eletti, e le pluricandidature. Senza dimenticare che l'impianto
sostanzialmente proporzionale può ancora diventare ipermaggioritario se una
lista arriva al 40 % dei consensi e questo aumenterebbe ancora la quantità di
nominati. Non a caso il centrodestra, accreditato al 36 %, sta facendo di tutto
per arrivare ad una lista unica. Mentre al Senato con quel che resta del
porcellum avremmo collegi enormi, con milioni di elettori, con conseguenti
campagne elettorali molto costose perchè la scelta dei senatori avverrebbe
attraverso le preferenze. Senza dimenticare le soglie di accesso all'8 % per le
liste, tali da escludere in partenza i rappresentanti di liste con milioni di
voti.
Rendere
omogenee le due leggi e togliere gli elementi di incostituzionalità (ad es.
voto di genere non c'è al Senato) è possibile, come ha suggerito il prof
Pertici, ma non può essere fatto dal governo con un provvedimento d'urgenza
all'ultimo minuto, come si sente proporre da alcuni ambienti. Questa sarebbe
un'ulteriore porcheria.
Questo
va ricordato a chi si è frettolosamente precipitato a chiedere l’estensione di
quanto è rimasto dell'Italicum anche al Senato. Per quanto a impatto negativo
ridotto l’Italicum resta una legge elettorale inaccettabile soprattutto per chi
ha partecipato alla campagna per il No.
L'iniziativa
degli avvocati, che si sono riuniti in questa sala questa mattina, prosegue
tuttora per tentare di ottenere ulteriori pronunciamenti dalla Corte, ma
l'aspetto più importante è prepararsi fin da ora a sollevare le questioni di
costituzionalità sul nuovo testo di legge elettorale che potrebbe continuare a
non rispettare la Costituzione.
I
costituenti decisero di non inserire esplicitamente nella Carta i principi
della legge elettorale. E’ tanto vero che l’articolo 138, che regola le
modifiche costituzionali, cambia i suoi effetti in presenza di leggi elettorali
maggioritarie. Basta ricordare quanto è accaduto sull'articolo 81, che è stato
modificato all'epoca del governo Monti da una maggioranza parlamentare bulgara,
eletta grazie al porcellum, e questo ha impedito il referendum su questa
inaccettabile modifica della Costituzione.
La
soluzione preferibile più che alzare il quorum del 138 per tutelare la Carta
costituzionale è tornare ad una rappresentanza parlamentare eletta
sostanzialmente con il proporzionale.
Il
prof Zagrbelsky ha scritto: il proporzionale è l'unico sistema imparziale in un
sistema politico non bipolare come è l'attuale.
Perfino
se pensiamo al voto tedesco le giuste preoccupazioni sulla crescita dell'ultra
destra non possono farci dimenticare che quel sistema elettorale proporzionale
ha spinto 2 milioni di elettori in più ad andare a votare e questo in sé è un
aumento di partecipazione democratica importante, mentre in Francia il
Presidente è stato eletto con il 24 % dei voti e il suo partito che aveva preso
il 28,2 % dei voti ha ottenuto il 53,4 %
dei seggi, dopo aver ricordato questi dati il prof D'Alimonte conclude
scoraggiato che l'assemblea nazionale francese è incostituzionale secondo le
sentenze della nostra Corte.
Appunto!
Anche se la legge elettorale non è inserita nella Costituzione, la Corte
costituisce una rete di protezione importante per dare coerenza con i principi
fondamentali alla legge elettorale. La Corte va chiamata a pronunciarsi sulla
costituzionalità delle leggi elettorali, come abbiamo fatto, e incoraggiata a
svolgere il suo ruolo di garante.
Questo
purtroppo non ha impedito al nostro paese di votare ben 3 volte con il
Porcellum, dando vita alla serie nefasta dei parlamentari nominati dai capi
partito, con la conseguenza di una drammatica caduta di credibilità tra i
cittadini del ruolo del parlamento.
Non
è questione da poco per una Costituzione che attribuisce al parlamento un ruolo
fondamentale nella vita democratica, sia per rappresentare i cittadini, sia per
legiferare. Ruolo oggi in gran parte svolto dal parlamento sotto il ricatto dei
voti di fiducia e di deleghe in bianco al governo oltre ogni ragionevole
misura.
Questo
parlamento ha già una forte ipoteca sulla sua legittimità per essere stato
eletto con una legge dichiarata incostituzionale. Malgrado questo ha tentato
con protervia di cambiare la Costituzione. Ora dovrebbe sentire come un dovere
dare ai cittadini una nuova legge elettorale, pienamente costituzionale
dall’inizio, coerente con l'esito del referendum costituzionale.
Occorre
una legge elettorale coerente per Camera e Senato come ha chiesto anche il
Presidente Mattarella. Naturalmente non una legge qualsiasi, ma coerente con la
Costituzione, come ha opportunamente detto il Presidente del Senato Grasso
quando ha ricordato che esistono dubbi su aspetti dell'ultima proposta in
discussione (Rosatellum 2).
Naturalmente
si può votare anche con queste due leggi elettorali ma ricordando che sono il
risultato di due diverse sentenze della Corte, emesse in epoche diverse su due
testi di legge diversi e gli effetti sono difficilmente prevedibili. Questo va
ricordato a quanti hanno a cuore la governabilità a giorni alterni.
Dopo
la vittoria del No c'è stata una lunga pausa seguita alle dimissioni del
governo Renzi, in seguito si sono susseguite ben 4 proposte di legge, con
orientamenti molto diversi, dal maggioritario al proporzionale, ma tutte con il
dato comune che i cittadini non potevano scegliere i loro rappresentanti perchè
i parlamentari erano sempre nella grande maggioranza nominati dall'alto, dai
capi partito.
Più
proporzionale o più maggioritario: i parlamentari nominati dall'alto sono
sempre stati la costante delle diverse proposte. Questa è la costante presente
anche nella proposta attuale, la quinta, che in questo senso è forse ancora
peggiore.
A
giugno abbiamo assistito ad una commedia di scarso valore scenico su un testo
che è stato definito unilateralmente derivato dalla legge tedesca, al solo
scopo di confondere le idee. Una proposta che aveva sulla carta l’80 % del
parlamento a favore è saltata per un emendamento approvato senza l'accordo di
tutti ma largamente preannunciato. Un incidente, certo, ma che in realtà è
servito da pretesto perché la reazione dei sostenitori del maggioritario, molto
forti anche nel Pd, ha consigliato a Renzi di lasciare cadere questo tentativo
e quindi l'incidente è stato un pretesto per bloccare tutto.
Ora
la nuova proposta oscilla tra l’esplicita vendetta per penalizzare chi ha
lasciato il Pd e in generale ciò che si muove alla sua sinistra e una quantità
di nominati dai capipartito che la avvicina al porcellum: 64 % di parlamentari
direttamente nominati dai capi partito nelle liste di partito, senza
dimenticare la parte dei candidati nel maggioritario. Va sottolineato che
sarebbe un netto peggioramento rispetto ad oggi visto che il 64 % di nominati
nelle liste del proporzionale varrebbe per la Camera e il Senato, raddoppiando,
al netto degli altri meccanismi.
Siamo
decisamente contrari, moralmente ed eticamente, ad un altro parlamento composto
sostanzialmente da nominati dall’alto. Chi avanza questa proposta forse non si
rende conto che apre una grande questione democratica.
Non
è in gioco solo il ruolo parlamento, ma la Costituzione stessa. Di conseguenza
è in gioco l’assetto democratico del nostro paese, che per noi deve restare
fondato sulla centralità del parlamento, come prevede la nostra Costituzione, e
sulla separazione dei poteri.
La
destra aveva teorizzato che i voti ottenuti e la maggioranza parlamentare
ottenuta con artifici elettorali ripulivano tutto con una sorta di amnistia
generale automatica per gli esponenti politici, altri dovrebbero al contrario
mantenere ben fermo il principio dell'autonomia dei poteri come indica la
nostra Costituzione.
Un
altro parlamento di nominati (ha scritto Lorenza Carlassare: parlamentari
ridotti a manovrabili pedine) che non rappresenta il paese potrebbe essere
aprire la strada ad una deriva di tipo presidenzialista, che del resto era ben
visibile anche nella preferenza di Renzi per una sorta di sindaco d’Italia,
cioè lo scivolamento verso una personalizzazione estrema della rappresentanza
politica.
Le
modalità per consentire ai cittadini di scegliere i parlamentari possono essere
diverse. Collegi piccoli uninominali inseriti in un sistema proporzionale,
preferenza unica sui candidati sempre in presenza di una sostanziale
proporzionalità. Va sottolineato che la proposta di legge che dovrebbe andare
in aula alla Camera il 10 ottobre prevede il proporzionale per i 2/3 degli
eletti e quindi la soglia del 3 % è in realtà solo per quella quota di
parlamentari e non tiene conto degli effetti del voto unico per l'uninominale e
per la lista, o le liste, meccanismo che favorisce i partiti maggiori, a
scapito dei partiti minori.
Ha
ragione il prof Onida, il voto unico per uninominale e liste del proporzionale
è inaccettabile, le due schede che lui propone potrebbero essere un passo
avanti, tuttavia questo non basta perchè la proposta di legge attuale prefigura
un parlamento di nominati dall'alto, peggio di quanto attualmente accadrebbe
con le norme in vigore. Questa è una questione democratica di enorme portata
perchè riguarda la credibilità stessa del parlamento presso gli elettori, il
loro sentirsi rappresentati.
Sono
due i capisaldi della nostra posizione: 1) tutti i parlamentari debbono essere
scelti direttamente dagli elettori con il voto e quindi debbono rispondere a
loro del loro operato; 2) sostanziale proporzionalità della rappresentanza, con
soglie limitate di accesso, non escludenti di liste con un seguito rilevante di
elettori e che non ostacolino la costituzione di nuovi soggetti politici,
aggiungo: esclusione di ogni ulteriore premio di maggioranza, tanto più in
presenza di soglie di accesso, altrimenti è meglio parlare di premio ad una
minoranza più che di premio di maggioranza.
Adami
ha avanzato una proposta ragionevole per realizzare un diritto di tribuna
graduale fino alla soglia di accesso. Proposta che sembrava impraticabile, poi all'improvviso
è comparsa la soglia dell'1 % nella proposta di legge elettorale che andrà in
aula tra pochi giorni al solo fine di favorire le liste maggiori con cui queste
“liste a perdere” potranno apparentarsi svolgendo il ruolo di acchiappavoti,
facendo un vistoso favore a Berlusconi.
La
governabilità è un problema reale ma va risolto senza manomettere la
rappresentanza, semmai introducendo la sfiducia costruttiva (su cui ha già
lavorato Alessandro Pace) e ridando ai partiti il ruolo che dovrebbero avere
secondo quanto afferma la Costituzione, cioè essere centri di iniziativa di
cittadini che avanzano proposte politiche da sottoporre agli elettori e che
trovano le sintesi necessarie nel confronto parlamentare. Semmai va regolata
dalla legge la loro vita democratica interna garantendo le minoranze. Il prof
Volpi ha ricordato che malgrado meccanismi elettorali maggioritari dal 1993
abbiamo avuto 14 governi.
E'
evidente che la modifica della Costituzione e l'Italicum spingevano verso un
accentramento politico con forti venature autoritarie. Questa scelta interpreta
la spinta di poteri europei e internazionali, in particolare delle
multinazionali e del mondo finanziario, che vogliono mani libere e decisioni
conformi alla loro volontà in tempi rapidi. La globalizzazione è l'alibi per
giustificare la riduzione degli spazi di democrazia in nome della velocità
delle decisioni. Il modello sono i consigli di amministrazione e gli
amministratori delegati. In Italia gli attacchi alla Costituzione hanno radici
antiche, come del resto il presidenzialismo proposto da Craxi alla fine del
1979.
Sono
tornate in campo con nuova forza le pressioni per rivedere Costituzioni come la
nostra considerate di ostacolo a questa evoluzione autoritaria e tecnocratica
perchè fortemente influenzate dalla Resistenza e da una discriminante
antifascista, posizione che oggi non sembra affatto fuori tempo. Anche per
questo aderiamo alle proposte di Smuraglia e dell'Anpi di lanciare una campagna
per rispondere ai rigurgiti neofascisti.
Nelnostro
paese vengono riproposte esplicitamente proposte di modifica della
Costituzione, malgrado la vittoria del No. Il rilancio attuale mette
direttamente in discussione non solo la seconda parte della Costituzione ma,
superando ogni imbarazzo precedente, anche la prima, quindi i diritti che sono
alla base della coesione sociale e che anzi andrebbero realizzati
Questo
dovrebbe chiarire a tutti che i meccanismi decisionali e l'assetto
istituzionale sono decisivi per le scelte politiche, lo ha ricordato più volte
Massimo Villone.
Un
parlamento rappresentativo è in grado di ascoltare i cittadini e di fare
politiche conseguenti per risolvere i loro problemi, un parlamento prono al
volere dei capi no. Per questo è aperta in Italia una grande questione di
democrazia, della sua qualità.
Compromettere
ulteriormente il ruolo del parlamento apre spazi alla destra che è
presidenzialista da sempre, meno comprensibile è perchè il Pd si presti a
questa deriva, se non in nome di un possibile ruolo neocentrista.
In
ogni caso gli altri settori politici, penso non solo alla sinistra, hanno il
dovere di ingaggiare una battaglia nazionale democratica per ottenere un
parlamento non solo eletto con un sistema proporzionale ma con parlamentari
scelti dai cittadini.
Se
stiamo agli squilli di tromba questa proposta di legge elettorale avrebbe i
numeri per passare, ma molti e forti segnali dicono al contrario che si tratta
dell'ennesima finta per evitare di restare con il cerino in mano per il
fallimento dell'approvazione di una nuova legge elettorale.
Non
facciamo gli scommettitori di professione, ma dobbiamo essere pronti a tutte le
possibilità, mettendo in moto una campagna di informazione, per accelerare la
presa di coscienza dei pericoli per la nostra democrazia, nata dalla
Resistenza, avviando la mobilitazione più ampia possibile per esporre in
qualunque situazione i semplici capisaldi che ho ricordato: potere agli
elettori e rappresentanza reale della loro volontà.
Oggi
chiediamo a tutti i Comitati territoriali, alle diverse associazioni che
considerano la Costituzione un bene comune del nostro paese, di impegnarsi in
questa campagna per ottenere una legge elettorale nuova, pienamente
costituzionale, che garantisca piena rappresentatività del parlamento, a
partire dal diritto degli elettori di decidere direttamente chi li deve
rappresentare. Invitiamo a diffondere materiale, organizzare dibattiti e manifestazioni,
per rendere chiaro che siamo ad un tornante decisivo e delicato da cui dipende
la qualità della futura democrazia del nostro paese. Una campagna martellante
di propaganda ha cercato di convincere i cittadini che la legge elettorale è
materia complicata, inaccessibile, che è inutile occuparsene tanto non se ne
farà nulla. Noi cercheremo di contrastare questa campagna e di risalire questa
china, di informare, di chiarire e invitiamo quanti hanno a cuore le sorti
della nostra democrazia ad appoggiare questa iniziativa o di agire in autonomia
con lo stesso obiettivo.
Facciamolo
ora, se non vogliamo pentirci domani di quanto non abbiamo fatto. Una buona
legge elettorale è condizione necessaria per garantire la Costituzione, questo
dovrebbe essere il compito di tutti coloro che si sono schierati per il No.
Appello
finale Assemblea del 2 ottobre 2017
1. La partita che si sta giocando sulla legge elettorale è una
partita sulla Costituzione perché il modello di democrazia consegnatoci dai
Costituenti e convalidato dal referendum del 4 dicembre 2016, è fondato sulla
centralità di un Parlamento rappresentativo attraverso il quale trova
espressione il principio supremo che la sovranità appartiene al popolo, per cui
“tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per
concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49
Cost.). Un Parlamento che fosse nuovamente eletto con un sistema elettorale
incostituzionale e con parlamentari nominati dall’alto non offrirebbe alcuna
resistenza ai ricorrenti tentativi di stravolgimento della Costituzione.
2. Malgrado due pronunce della Corte Costituzionale, che hanno
pesantemente censurato il porcellum e l’italicum facendo sorgere la necessità
che il Parlamento intervenga per far sì che sia restaurato un sistema
elettorale omogeneo per le due Camere e coerente con la Costituzione, il disegno
di riforma elettorale attualmente in discussione ripropone il carattere
oligarchico e manipolativo della volontà popolare che viziava i precedenti
sistemi.
3. Ancora una volta una ristretta oligarchia, composta dal capo o dai
capi dei principali partiti, potrà determinare la composizione delle Assemblee
parlamentari, assegnando il seggio ai propri fedelissimi ed espropriando gli
elettori della possibilità di scegliersi i propri rappresentanti. Inoltre si
potranno tenere fuori dal Parlamento le minoranze sgradite ostacolando la
nascita di nuove formazioni politiche. Con
il nuovo sistema quasi due terzi dei seggi verranno attribuiti sulla base di
liste bloccate, mentre per la quota eletta con il maggioritario, la minima
possibilità di scelta insita nel collegio uninominale verrà annullata mediante
il meccanismo del voto unico al candidato di collegio e alle liste collegate. La
volontà degli elettori, inoltre, viene ulteriormente manipolata attraverso una
formula che favorisce coalizioni di facciata destinate a sciogliersi dopo il
voto, a scapito delle formazioni non coalizzate e della pari dignità dei
cittadini elettori.
4. Chiediamo che siano ricostruite le condizioni di legittimità
democratica del Parlamento: che il prossimo Parlamento non sia eletto un’altra
volta con una legge elettorale incostituzionale, che sia consentito a tutti i
cittadini elettori di scegliersi liberamente i propri rappresentanti, che sia
eliminato ogni meccanismo che manipoli la volontà degli elettori (come il voto
unico) o che possa alterare la volontà espressa dal voto popolare. Ribadiamo
con forza le richieste formulate nella Petizione popolare presentata alle
Camere su iniziativa del CDC: abolizione del premio di maggioranza, dei
capilista o dei listini bloccati, delle pluricandidature. Occorre quindi un
sistema sostanzialmente proporzionale, che può essere compatibile sia con il
voto di preferenza sia con i collegi uninominali.
5. Facciamo appello alle elettrici
ed agli elettori a mobilitarsi perché siano garantite la scelta libera e
diretta dei parlamentari da parte dei cittadini e la rappresentatività delle
Camere.
6. Invitiamo a
partecipare alla campagna i Comitati territoriali. Promuoviamo la tenuta di
incontri pubblici nazionali e locali, nei quali chiedere alle forze politiche e
ai loro rappresentanti nei territori di pronunciarsi contro il sistema
elettorale in discussione e a favore di un sistema conforme alla Costituzione e
pienamente democratico.
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