18 gennaio 2017

BILANCIO AMOROSO

Non è prosa quella scritta da Gian Carlo ma poesia. Un bilancio che può essere letto anche come un testamento. Cosa succede al buon vecchio amico di sempre? Tracciare bilanci, è come guardarsi alle spalle. Fare una verifica. Cose buone e cattive. Ma si fà un bilancio a fine stagione e non quando si è ancora impegnati in mille attività. Ci vuol dire qualcosa? Non lo sappiamo .
Intanto lo ringraziamo per questa poesia.
D.F.
 
 

Nella mia non breve vita ho sempre amato. Sono stato curioso e
attratto dal femminile fin da quando, bambino all'asilo, indagavo
pensoso frugando sotto le gonne delle bambine. Nella mia non breve
vita ho sempre amato donne ma, insieme, ho sempre apprezzato, per non
discriminare, ragazze e ragazzi amici dal fascino indiscutibile e
peculiare. Nella mia non breve vita ho intrecciato, in fatto di
passioni, idilli e amori, l'arcobaleno in tutti i suoi colori. E'
stata l'attrazione per il molteplice e il plurale il mio eros univoco
e singolare. Ho rifiutato la protezione dei nascondigli sicuri e bui,
ho accolto il me diverso accogliendo il diverso altrui. Poi, con il
mio secondo matrimonio, la luna e il sole hanno incrociato le luci in
tutti i loro possibili bagliori. Sono stato attratto dalla bellezza di
Eva e dalla forza di Adamo, dalla incontenibile irruenza vitale di
Abele e Caino. E, come loro, ho bevuto dal calice della vita l'amaro e
il dolce, il fiele e il miele. E, insieme, mi sono nutrito della
conoscenza, di una sua insaziabile passione, grazie all'incontro
disobbediente e trasgressivo tra mela e serpente. Ora, arrivato al
giro di boa dei tre quarti di secolo, serve un bilancio. Della vita
amorosa, per nutrirmi del suo meglio, ho attinto a piene mani nella
grande pentola usando bocca e dita, forchetta e cucchiaio. Ho vissuto
e goduto meglio che ho potuto, aspirando alla purezza delle vette,
accettando l'inevitabile quota di letamaio. Di nulla mi pento,
piuttosto di non avere fatto nella vita di più e meglio. Ho ascoltato
rapito il suo canto, ne ho accolto le risa e il pianto, il profumo e
il miasmo, il lamento divino e il rantolo dell'orgasmo. Esaurito con
soddisfazione il compito, ora sono pronto a farmi sorprendere da
quello che verrà dopo. Ritorno alla casa degli dei, o boccone ambito
per qualche topo? Nell'attesa, in qualche sogno notturno mi godo la
visita inaspettata della processione di coloro che ho amato. Ne valeva
la pena, ne sono confortato.

Gian Carlo Marchesini

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