14 gennaio 2017

LE RIFLESSIONI DI UMBERTO

Quando in redazione riceviamo la corrispondenza dI Umberto abbiamo un tuffo al cuore. Umberto non è un tipo banale, chi ci segue lo avrà capito , e neanche un tipo facile. Non è accomodante. E' rigoroso ma non "talebano". Le sue riflessioni ci aiutano a sopportare meglio il peso del nostro affanno quotidiano, ci riportano ad una dimensione umana. Ci aiuta a riflettere.....a pensare!
 
IL GIOCATTOLO DI UN DIO?
 
Siamo arrivati il 6 gennaio con temperature di 7/8 gradi e niente neve. Niente su tutto l’arco alpino.
Il 10,qui, è nevicato – poco -  ma la temperatura è scesa di colpo. A mezzogiorno ci sono 4/5 gradi sotto zero.
Il 12 si è rimesso a nevicare e questa volta ce ne è tanta.Si vede bene dalle foto in allegato.
Chi se la passa male sono i passerotti, i merli, le cince, i pettirossi,le ghiandaie,i picchi.....
Casa nostra, il prato, gli alberi, il terrazzo, le siepi sono coperti da tanta neve
Ho appeso alla betulla,alla recinzione,ai piedritti del cancello, distributori di semi e contenitori con palle di grasso fatte apposta per dare energia e aiutarli a superare il gelo.
Prima di tornare a Roma alla fine di gennaio, dovrò cercare di attrezzare alberi, cespugli, recinzione e tutto quello che può servire per garantire la loro sopravvivenza fino ad almeno tutto febbraio.
Ne arrivano a decine. Sembrano felici di questo banchetto insperato
Mi è sempre più difficile considerare l’uomo come unico destinatario del diritto alla vita a qualunque costo.
Ci siamo costruiti una divinità – una delle tante – per giustificare la nostra prepotenza nei confronti delle altre forme di vita.
Professare agnosticismo o addirittura ateismo, dovrebbe obbligare a riconsiderare i nostri diritti sui viventi diversi da noi. Abbandonata la credenza religiosa, scompare la differenza tra l’uomo e il resto degli animali, se non per un interesse egoistico di specie, basato ovviamente sul principio di violenza e prevaricazione.
Cioè soggiacciamo, come tutti gli altri viventi – almeno quelli del regno animale – al principio intrinsecamente violento e crudele della vita e del suo ciclo necessario.
Mi fa ribrezzo pensare a un dio che ha creato un mondo in cui la violenza “naturale” è la base della sua struttura,dove i forti mangiano i deboli e i malati e cuccioli di uomo e non e vecchi sono alla mercè dei prepotenti.
Per aver immaginato un mondo di questo tipo bisogna essere intrisecamente crudeli.
Alla fine so che un dio di questo stampo non esiste. Ce lo siamo inventato un poco per vigliaccheria e paura e un poco per giustificare le nostre pretese.
Ci crediamo eterni. Pensiamo di essere il gradino più alto dell’evoluzione della vita. Senza mai discuterlo, convinti nell’intimo, pensiamo di essere la meraviglia dell’universo:solo noi sappiamo studiarlo.
Fra meno di due miliardi di anni, questa meraviglia del “creato” scomparirà insieme alla terra, come si vede dalla figura in allegato.
A noi sembra che l’abitabilità della terra sia “stabile”, anche se facciamo di tutto per comprometterla.
Se ragioniamo in termini temporali astronomici, appare evidente che non sia così.
La figura in allegato è tratta da un articolo de Le Scienze del marzo 2015.
La didascalia che la accompagna recita:
“alla scala temporale umana, la zona abitabile di una stella appare statica. Ma, dato che la luminosità stellare aumenta nel tempo, nel corso di periodi lunghissimi, la zona abitabile migra verso l’esterno e, prima o poi, lascia indietro i pianeti che ospitano forme di vita. La terra è prossima al margine interno della zona abitabile del sole e fra circa 1,75 miliardi di anni, diventerà troppo calda per avere acqua allo stato liquido.”
Fine della vita.
Ovviamente non è di interesse immediato e non possiamo stare qui a rattristarci perchè si arriverà alla fine del “tutto” terrestre; ma basta e avanza per me, per fare evaporare anche tutta la narrazione del divino, da cui discendono un sacco di conseguenze che invece ci riguardano da vicino.
Se non c’è dio, un qualunque dio, su cosa fondiamo la nostra pretesa “diversità”?
L’agnosticismo, o, ancora più, l’ateismo, non può essere rivendicato senza valutarne le conseguenze logiche.
 
Umberto   Pradella          

 

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