16 gennaio 2017

LE RIFLESSIONI DI UMBERTO: NOLA

Continua la permanenza di Umberto tra le Alpi nel suo buen retiro. Fortunatamente per noi di tanto in tanto si fa sentire, inviandoci le sue riflessioni , Di questo ne siamo contenti e lo ringraziamo.
Cari amici,
quando sono qui, mi viene in mente di tutto tranne che la legge elettorale e cose del genere e nemmeno Trump o le isole contese.
Una sola cosa – non il malore di Gentiloni o Grillo e i liberali europei o le sentenze della Corte   Costituzionale - mi ha ricondotto al tristissimo mondo della politica italiana, perchè mi ha fatto arrabbiare:
i medici che – in una situazione prevedibilissima e che si ripete ogni anno – sono stati sospesi per aver consentito che si curasse gente che stava male o malissimo o magari non proprio male, ma aveva paura, che si è riversata nell’unico posto in cui – almeno al sud – si può andare: il pronto soccorso.
Non c’erano letti e nemmeno barelle e li hanno curati come potevano; una l’hanno salvata da morte certa.
A loro è stato addebitato che i pazienti erano accolti ma lasciati sdraiati per terra.
Quel losco individuo, presidente della Campania, indegno di qualunque attenzione, persino di disprezzo, ha chiesto l’immediato licenziamento dei dirigenti medici dell’ospedale di Nola che hanno consentito che venissero curati per terra.
Non i dirigenti delle ASL; non i politicanti che siedono a gestire la sanità regionale, spesso incompetenti; sempre cooptati –specialmente nel meridione – per fedeltà politica e schiena piegata. Non commissari che emanano editti che sanno essere grida manzoniane, ma non si curano di vedere se dalle grida si passa ai fatti.
I dirigenti delle ASL li hanno sospesi, felici di scaricare su qualcuno la loro ignavia.
La Lorenzin ha la colpa di aver coperto e avallato la continuazione dello smantellamento della sanità pubblica, da molto tempo tassello pesante dello stato sociale da picconare, ma la sua difesa dei dirigenti medici e la sua accusa ai politici, ha alleviato un poco la mia rabbia, il che, ovviamente, non cambia le cose.
Umberto Pradella
 

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