La ricerca interdisciplinare "Fuori Raccordo .Abitare l'altra Roma" prova a mettere al centro il punto di vista dell’abitare, inteso come casa e abitazione ma anche come organizzazione spaziale e temporale nella vita di ogni giorno, come forma di appropriazione dei territori.
La ricerca sarà presentata il 20 gennaio presso la Facoltà di ingegneria di Roma (via Eudossiana 18)
In una città come Roma, ferita e umiliata sempre più dalle vicende giudiziarie e dalla sua rappresentanza politica, aggredita ogni giorno dai signori del cemento e dal business del turismo di massa, è forte il bisogno di guardare le cose da punti di vista diversi. Se, ad esempio, si adottano quelli delle persone comuni che abitano la città saltano molte gerarchie e luoghi comuni, emerge un’immagine complessa e per molti aspetti sorprendente della città. Fuori raccordo. Abitare l’altra Roma è una ricerca importante, non solo perché è il frutto di un gruppo di lavoro interdisciplinare ma perché prova a mettere al centro il punto di vista dell’abitare, inteso come casa e abitazione ma anche come organizzazione spaziale e temporale nella vita di ogni giorno, come forma di appropriazione dei territori. Per questo la ricerca, tra le altre cose, parla dei nuovi conflitti di carattere ambientale (comuni ad altre metropoli), ricorda il ruolo del mercato immobiliare, studia il processo in corso di «periferizzazione» dei territori (con le periferie che cercano di rendersi autonome), indaga temi come l’auto-organizzazione e l’informalità. “Si possono riconoscere nei territori locali – scrive Carlo Cellamare, che ha curato la ricerca (edita da Donzelli) – forme di riappropriazione e di autogestione e anche un protagonismo sociale che è forse anche una risposta alla generale mancanza di governo e di progettualità…”. Di seguito, ampi stralci di uno dei primi capitoli (Trasformazioni dell’urbano a Roma. Abitare i territori metropolitani) del libro. Le foto di questa pagina sono di Pas Liguori, autore della mostra Borgate. Uscita nella calma insolita di periferia.
Il libro sarà presentato il 20 gennaio presso la Facoltà di ingegneria di Roma (via Eudossiana 18)
Il libro sarà presentato il 20 gennaio presso la Facoltà di ingegneria di Roma (via Eudossiana 18)
1. Quale Roma?
Roma ha attraversato profonde trasformazioni, che in questi anni stanno emergendo con forza. Non è più, ormai da molto tempo, una città focalizzata sul suo centro storico circondato da una periferia più o meno consolidata. È una città-territorio che si estende per un’area molto vasta e molto articolata al suo interno, dove le persone vivono senza riferirsi (soltanto) al suo centro consolidato, più o meno ampio […]. I fattori nuovi sono diversi: il carattere integrato di tutti questi territori pur diversi tra loro; la vastità e la progressiva estensione (ormai ampiamente a carattere sovraregionale); il carattere di «territorio abitato», anche in quelli che possono sembrare «interstizi» o in quelli che una volta erano ambiti agricoli o inutilizzati (a tutto discapito peraltro dell’agro romano); una moltiplicazione e un’articolazione delle disuguaglianze; una diversa organizzazione spaziale che comporta anche una diversa organizzazione di vita degli abitanti (e quindi una trasformazione di ciò che intendiamo per «urbano»); di conseguenza, un cambiamento antropologico nei modi di abitare. E questo già a partire dalla fascia del Gra. Quando parliamo di territori circostanti, infatti, ci riferiamo non solo a quelli esterni al comune di Roma, ma anche a quelli «extra Gra».
L’obiettivo della ricerca è stato proprio quello di raccontare l’abitare e i suoi cambiamenti. L’idea forte di partenza del libro è l’assunzione di un altro punto di vista, quello degli abitanti, attraverso lo studio e la narrazione delle pratiche dell’abitare e dei fenomeni urbani connessi, per dare una restituzione complessa dei processi e dei fenomeni, e da lì ripensare le politiche e un progetto di convivenza. […]
2. Una ricerca sull’abitare.
Il libro intende documentare queste profonde trasformazioni, e intende farlo attraverso il punto di vista dell’abitare, inteso non solo come casa e abitazione, ma anche come organizzazione spaziale e temporale nella vita quotidiana, come forma di appropriazione dei luoghi, come interpretazione del mondo di significati che caratterizzano i territori. Attraverso questa lettura più vitale e più vissuta, si vuole fornire un’immagine più complessa della città. […]. Il libro è quindi l’esito del lavoro di tre anni di ricerca di un gruppo di lavoro interdisciplinare, composto da urbanisti, sociologi e antropologi […]
3. I territori romani nei grandi processi globali.
I territori romani sono inseriti in grandi processi globali di trasformazione dell’economia, della società e dell’urbano, che a Roma vengono poi declinati con proprie specificità.
Roma città globale?
[…] Non si può negare che Roma sia, a modo suo, una città globale, inserita in una rete di flussi di beni e servizi, economici e finanziari, di migrazioni, energetici ecc. di carattere fortemente internazionale. […] Roma, come noto, è più capitali insieme, che caratterizzano il suo diverso modo di essere «città globale». Oltre a essere capitale politica d’Italia, con tutti i pro e i contro di questo ruolo, è anche la capitale di un altro Stato, il Vaticano, e più in generale è la capitale della cristianità, nonché luogo di riferimento per molte fedi, destinazione di imponenti flussi religiosi e di eventi spesso fortemente caratterizzati dal punto di vista mediatico. È poi una capitale culturale, nella misura in cui detiene un patrimonio archeologico e storico-artistico unico al mondo, capace di attrarre notevoli flussi turistici (che si sommano a quelli del turismo religioso), imponenti rispetto alla popolazione residente (38 milioni di visitatori l’anno). A fronte di questo suo carattere internazionale, si deve registrare una carenza se non una mancanza sia di politiche internazionali sia di politiche mirate all’internazionalizzazione (D’albergo – Lefèvre 2007) che rivelano una forte debolezza «strutturale» in questo campo. Infine, è un crocevia internazionale di importanti flussi migratori. Roma non è mai stata considerata una città industriale e alcune politiche dello Stato centrale storicamente hanno teso a evitare un eventuale sviluppo in questo senso. Nonostante ciò, quasi come una contraddizione, Roma è diventata la seconda città industriale d’Italia (dopo Milano) per numero di occupati. Si tratta, soprattutto, di piccola e media impresa; di un tessuto debole e diffuso, spesso dipendente dal mercato locale piuttosto che destinato all’esportazione.
Urbanizzazione globale e trasformazioni dell’urbano
Anche le trasformazioni che caratterizzano Roma, come vedremo successivamente nel dettaglio, si collocano dentro un processo globale di trasformazione dell’urbano, così come evidenziato da molti ricercatori (Brenner 2014; Schmid 2014) riprendendo peraltro le riflessioni sviluppate da Lefebvre ne La rivoluzione urbana già molti anni fa (1974). Oggi rientrano nel processo di «urbanizzazione globale» (extendend urbanization), ovvero in quel processo complessivo di estensione dell’urbano sull’intero globo terrestre, attraverso le sue diverse forme: le reti infrastrutturali e di trasporto e i flussi di merci e persone; l’estrazione di risorse (e quindi di ricchezza) da tutti i territori, compresi quelli apparentemente più naturali (trasformando il pianeta in una grande miniera); la diffusione degli inquinanti e dei rifiuti (trasformando, d’altra parte, il pianeta in una estesa discarica); la diffusione dei sistemi insediativi urbani (e non solo delle città, per come le abbiamo conosciute storicamente) in maniera estensiva; ma soprattutto la diffusione planetaria dei modelli di vita e delle forme organizzative urbane (anche al di là della diffusione della «società dell’informazione» e delle reti immateriali). il cambiamento è quindi più forte nella dimensione sociale e culturale, più ancora che in quella dello stesso assetto insediativo. Ed è questo che caratterizza anche il vasto territorio abitato della città-regione romana. Non si tratta solo di una regionalizzazione dello sviluppo insediativo (che è già di per sé rilevante), ma di una trasformazione dell’urbano, del modo stesso cioè di vivere la città. Ne è un caso emblematico la recente notizia che Amazon, la grande multinazionale dell’e-commerce, collocherà la sua nuova sede per il centro-sud italia nell’area industriale di Passo Corese, a ridosso di un grande snodo autostradale. […]
La periferizzazione del mondo
Lo sviluppo urbano di Roma è stato fortemente caratterizzato, dal dopoguerra a oggi, dalla crescita delle sue periferie, sia quelle pianificate che quelle abusive che quelle prodotte dalla speculazione. Sebbene la dicotomia centro-periferia non sia più valida in senso stretto, permane una condizione di «perifericità» (e quindi di «marginalità») di molti territori della città di Roma. La periferia è la parte prevalente della città; si potrebbe dire che «Roma è la sua periferia». […] Più che diminuire, la disuguaglianza sociale è invece cresciuta a Roma, come in altre città. […]
Tra Nord e Sud del mondo
Roma si colloca a cavallo tra Nord globale e Sud globale, un mix particolare che determina alcuni fattori fortemente caratterizzanti, dalla debolezza istituzionale e dell’interesse «pubblico» alla precarietà e difficoltà del sistema economico locale e alla rilevante informalità, che spesso ne fa una «città fai-da-te». […]. In particolare, intorno al tema dell’auto-organizzazione e dell’informalità si è concentrata molta attenzione, anche a livello internazionale. Roma e il suo territorio, infatti, offrono da questo punto di vista parecchi esempi, anche molto diffusi sul territorio (sebbene spesso non particolarmente visibili). L’interesse internazionale è legato alla possibilità di ripensare le stesse forme di governo urbano o di gestione di alcune situazioni urbane (e persino di azioni realizzative), dalla gestione delle aree verdi al cohousing e al coworking, dal recupero di aree e immobili dismessi o abbandonati alla gestione degli spazi pubblici e dei servizi collettivi, dal problema della casa agli orti urbani, attraverso un maggiore coinvolgimento dei cittadini/abitanti, attraverso le loro forme organizzative e associative, siano esse formali o informali. Roma e il suo territorio sono sicuramente un laboratorio di esperienze e iniziative molto interessanti da questo punto di vista, sebbene non vi sia sempre un’intenzionalità e non vi siano politiche pubbliche realmente indirizzate in questo senso. Anzi, molto spesso le iniziative di auto-organizzazione sono sollecitate dall’assenza dell’amministrazione pubblica o dalla mancanza di politiche pubbliche. Siamo quindi di fronte a esperienze molto diverse tra loro, alcune molto discutibili e che pongono diversi problemi (pensiamo alla rischiosa deriva dei consorzi di autorecupero nelle aree ex abusive), altre di grande interesse, che costituiscono una punta avanzata e potenzialmente un’opportunità, dove pratiche e processi di auto-organizzazione sono anche pratiche e processi di riappropriazione e di risignificazione dei luoghi, dove sono messe in gioco le capacità creative e progettuali degli abitanti, le dinamiche della cura e della responsabilizzazione, una gestione non economicista dei beni comuni.
4. Le specificità del territorio metropolitano.
Una polarità sovraregionale e gli effetti sulla vita quotidiana
Oltre a essere una città di riferimento a livello nazionale e internazionale, Roma continua a rappresentare una polarità estremamente forte a livello locale e regionale, costruendo un vasto territorio circostante di dipendenza. In particolare, costituisce un polo attrattore per tutta l’Italia centrale (e, in parte, anche rispetto all’Italia meridionale), per quanto riguarda l’occupazione, il sistema di opportunità, i servizi, in particolare quelli sanitari (…); le polarità commerciali (parchi commerciali, centri commerciali di grandi dimensioni, outlet ecc.); le polarità del tempo libero e del loisir; le università […]
Il territorio investito dallo sviluppo e la «periferizzazione»
L’area investita dallo sviluppo insediativo si accresce enormemente. Il vasto territorio «metropolitano» romano è prima di tutto un’estensione di Roma ed è il modo con cui Roma si è proiettata verso l’esterno, è la città che deborda oltre i confini tradizionali e storicamente costituiti della città consolidata. Questo è dovuto essenzialmente a due fattori. In primo luogo, la vastità del comune di Roma. Si tratta, come noto, del comune più esteso d’Italia, la cui superficie (pari a 1287,36 kmq) è paragonabile alla superficie della provincia di Milano. I grandi fenomeni insediativi si sviluppano e si sono storicamente sviluppati al suo interno. In secondo luogo, l’espansione insediativa e il grado di attrazione della città non hanno paragoni nei territori circostanti e determinano una fortissima preminenza e dominanza della capitale. […]
Vi è poi, come anticipato, una stretta correlazione con l’andamento spaziale del mercato immobiliare e del reddito. Il costo della casa a Roma è stato elevatissimo in passato (prima della crisi del 2008), ma è rimasto a livelli molto alti anche dopo la crisi […]
Il processo di «periferizzazione» dei territori, cui si accennava precedentemente, connesso al processo di diffusione urbana in corso, non fa quindi distinzioni sociali: si spostano all’esterno del territorio comunale di Roma tutte le categorie sociali, anche se con motivazioni diverse. Piuttosto si generano «confini interni» tra i diversi territori; sono questi a marcare le disuguaglianze sociali, piuttosto che una stretta gerarchia centro-periferica (che pure, in parte, sussiste ancora). Si determinano quindi spesso situazioni di mescolanza urbana e sociale, come quelle che caratterizzano l’area di Roma est e i comuni limitrofi, Guidonia, fonte Nuova, Tivoli (si veda il contributo di Elena Maranghi, infra, pp. 95-109). In questi contesti sembra generarsi un fenomeno di mixité sociale, ma in realtà si tratta di una giustapposizione di situazioni che non dialogano tra loro: complessi residenziali esclusivi all’interno di campi da golf, aree residenziali abusive, poli tecnologici, aree industriali, aree agricole intercluse, quartieri residenziali ordinari, attrezzature di servizio anche di livello sovralocale, la «città del gioco» (poli del gioco d’azzardo di livello metropolitano), campi rom.
Conflitti e disuguaglianze
Allo stesso tempo si generano notevoli conflitti soprattutto di carattere ambientale (d’albergo – Moini 2011). […] Le diseguaglianze territoriali determinano forti e nuove conflittualità, sia tra il centro e la periferia (ovvero tra il comune di Roma e alcuni territori contermini), sia all’interno dei territori stessi: 1) conflitti intorno ai temi ambientali (ad esempio, la localizzazione delle nuove discariche o degli inceneritori); 2) conflitti intorno all’inadeguatezza dei servizi (ad esempio, il grande problema dei pendolari, o i conflitti connessi alla chiusura degli ospedali e dei servizi sanitari delocalizzati sui territori, in forza di una politica incentrata sul taglio del welfare e sull’accentramento e la specializzazione dei poli della sanità); 3) conflitti tra residenti più storici e nuove popolazioni, ovvero intorno a questioni di identità.
Allo stesso tempo, nascono forme nuove di auto-organizzazione o di collaborazione tra istituzioni e cittadini (in alcuni casi, grazie anche alla cooperazione con le amministrazioni comunali locali; ad esempio, nella gestione degli spazi verdi o dei problemi sociali), come risposta delle popolazioni investite dallo sviluppo alle nuove situazioni che si sono create. Particolarmente rilevante il fenomeno dei Gas (Gruppi di acquisto solidale) e delle «economie a chilometro zero», che esprimono lo sforzo di ricostruire una più stretta relazione tra produttori e consumatori e tra aree urbane e territori contermini, favorendo il recupero o la riattivazione (se non addirittura il nuovo impianto) di attività produttive soprattutto nel settore primario, così caratterizzante nel passato il contesto romano.
5. Processi di urbanizzazione: una stratificazione insediativa e un policentrismo problematico.
[…] All’interno del solo comune di Roma circa un terzo del tessuto urbano residenziale è di origine abusiva e una percentuale analoga della popolazione vive in aree nate come abusive (cellamare 2013e). Si tratta di valori particolarmente eclatanti per una capitale di un paese occidentale (compreso tra i G8). […] Sono processi non più legati all’emergenza abitativa; si tratta piuttosto di abusivismo di convenienza se non di carattere speculativo, che mira a realizzare residenze di qualità al di fuori del mercato formale, creandone di fatto uno parallelo.
Altri fenomeni hanno invece carattere innovativo: – il grande sviluppo di alcune polarità, connesse anche alla politica delle «centralità» sostenuta con il nuovo Prg di Roma del 2008 […]; – Lo sviluppo di alcune «città nuove», spesso senza alcuna connessione con la città consolidata. […]; – Lo sviluppo, anche nei territori contermini, di agglomerati insediativi senza alcuna relazione coi centri storici o consolidati e connessi piuttosto alle grandi infrastrutture autostradali e ferroviarie, spesso a ridosso dei caselli autostradali o delle stazioni ferroviarie […]; – Ancora più emblematico è lo sviluppo della cosiddetta «città del Gra» (…), l’evoluzione del Grande raccordo anulare da confine tra città (consolidata) e campagna a grande boulevard urbano, asse strutturante (e attrattore) dello sviluppo insediativo (…). […], – Una riorganizzazione delle gerarchie urbane, in relazione in particolare ai servizi, nei territori contermini, con situazioni diversificate [….]; – Una rinnovata attenzione ai territori agricoli periurbani e alle aree naturali e, in particolare, ai parchi che sono progressivamente attorniati dallo sviluppo insediativo […]
6. Una mutazione antropologica, un modo diverso di abitare.
Insieme all’assetto spaziale dei territori, cambiano anche i fenomeni socio-spaziali stessi. Questo cambiamento è riscontrabile in relazione, ad esempio, ad alcuni aspetti principali:
– i comportamenti sociali causati dai nuovi assetti territoriali o i cambiamenti nell’organizzazione di vita degli abitanti: pensiamo al ruolo che il loisir e il tempo libero hanno assunto nell’organizzazione di vita degli abitanti; o ai tempi di spostamento che si è disposti a sostenere […];
– le relazioni che evolvono nei confronti della città di Roma: molte ragioni alla base degli spostamenti hanno come riferimenti luoghi e attività distribuiti sul territorio esteso romano e non collocati all’interno della città consolidata; molti poli attrattivi collocati all’esterno della città tradizionale e consolidata – e non solo del centro storico – determinano un cambiamento dell’orientamento dei flussi
– ovvero dall’interno verso l’esterno; cambia il riconoscimento dei valori e della significatività dei luoghi; si invertono i flussi – anche se limitatamente – anche da Roma verso l’esterno non solo per funzioni e attività particolari come avviene per la costa (e le relative attività turistiche e del tempo libero), ma anche per le attività ordinarie e quotidiane;
– le relazioni che gli abitanti hanno con i propri contesti di vita. Ad esempio, la residenza (come attività sociale complessa) è sempre più avulsa dal territorio (in termini spaziali e localizzativi) in cui si colloca. Molte attività (compresa la scuola) si svolgono altrove, ovvero in territori che non appartengono allo spazio di azione quotidiana. […]
FuoriRaccordo
7. Il locale come risorsa.
Nel gioco tra distanze, allontanamenti e ricerca di autonomia da parte dei territori locali, e vicinanze e inglobamenti, spesso anche soffocanti, da parte dell’area urbana centrale, si creano nei territori, oltre che conflitti, anche dinamiche di nuovo radicamento. Quest’ultimo, sebbene in molti casi di non grande portata, si affianca a un radicamento «primario», in cui le popolazioni locali residenti da lungo tempo continuano a difendere la propria identità locale. Questi processi possono avere un carattere «subalterno», ovvero di minore portata rispetto alla fondamentale dipendenza nella quotidianità da Roma, e di «seconda generazione», ovvero interessare la nuova popolazione arrivata. I nuovi abitanti possono recuperare, in alcuni casi, identità locali preesistenti e ormai superate, ma di cui rimangono gli immaginari, facendo propri comportamenti della popolazione autoctona (le sagre, una finta popolanità, le feste tradizionali e/o in costume ecc.). In altri casi, invece, il nuovo radicamento della popolazione che si sposta nei territori esterni può costituire l’esito di una scelta intenzionale e di valore per una differente qualità della vita o semplicemente l’effetto di una quotidianità, che per esempio le famiglie giovani costruiscono attraverso la scuola dei figli o i servizi locali. Tutti questi sembrano sintomi dell’attivazione (o riattivazione) di un processo di ricostruzione di relazioni con il contesto locale, pur se i processi generali hanno un carattere di prevalente estraniazione e gli abitanti vivono una molteplicità di relazioni anche extraterritoriali. Si possono quindi riconoscere nei territori locali forme di riappropriazione e di autogestione e anche un protagonismo sociale che è forse anche una risposta alla generale mancanza di governo e di progettualità.
8. L’assenza della politica.
Il dibattito sull’«area metropolitana» romana degli anni ottanta e novanta era stato in gran parte inconcludente, pervaso com’era di retoriche e privo di rapporti con i processi reali che avvenivano sui territori. La ripresa del dibattito negli ultimi anni sulla «città metropolitana» e su «Roma capitale», che sta portando a una profonda riorganizzazione – più amministrativa che istituzionale –, ha il medesimo carattere inconcludente e retorico. […]
9. Roma «fuori Raccordo».
La ricerca di cui si dà conto in questo libro si è sviluppata, come detto, a diversi livelli. Per comprendere le dinamiche reali in atto si è ritenuto opportuno e necessario «andare sul campo», sviluppare cioè attività di ricerca che interessassero direttamente i territori, attraverso sia studi indiretti che studi diretti sul campo, utilizzando un approccio interdisciplinare […] Il presente volume non avrebbe senso se non avesse l’obiettivo di sollecitare un dibattito sulla città, sull’area metropolitana e sulle sue prospettive. Un dibattito che si prefigura in maniera più esplicita nell’ultima parte del libro […].
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