di Giovanna Vitaòle
 
"In giunta siamo tutti convinti che lunedì la sindaca chiarirà ogni cosa. Uscirà pulita dalla vicenda Marra. E noi potremo finalmente ricominciare a lavorare per la città. A occuparci, soprattutto, delle periferie abbandonate da decenni. Altrimenti, di questo passo, c'è il rischio che Roma muoia". Paolo Berdini, l'eretico assessore all'Urbanistica, stavolta ha deciso di giocare di squadra. Di difendere a spada tratta Virginia Raggi. "Una brava ragazza alle prese con una sfida forse più grande di lei. Come di tutti noi", sospira. Senza tuttavia rinunciare a denunciare "i molti errori fatti" e ammettere che "lo strapotere di quell'uomo", in galera per corruzione, "è sempre stato misterioso".

Saranno giorni difficili, per voi, assessore...
"Abbiamo tutti contezza, a partire da Virginia, del passaggio difficile e molto delicato che ci attende. Ma ci siamo persuasi che andrà bene. Perché se il fratello telefona al fratello per dire che c'è un posto libero, non mi sembra penalmente rilevante".

Beh, a parte il fatto che l'amministrazione pubblica non si può gestire come fosse un'azienda di famiglia, Raggi per coprire Marra ha anche dichiarato il falso all'Anac.
"Sono le ipotesi formulate dalla procura. Tutte da verificare. Lei a noi ha detto di aver seguito le procedure indicate dagli uffici. E io le credo".

Quando furono allontanati l'assessore Minenna e la giudice Raineri, lei fu uno dei primi a sollevare la questione Marra...
"Lo confermo. Non mi piaceva e l'ho detto".

Perché non le piaceva? E perché secondo lei Raggi gli ha affidato tanto potere, preferendo lui a Raineri e Minenna?
"Le loro dimissioni sono state forse uno dei momenti più dolorosi di questa esperienza, la giunta ha davvero sofferto. Ma io non so dire cosa legasse Marra alla sindaca. Me lo sono chiesto tante volte. Credo lei lo ritenesse un dirigente preparato. In grado di svelarle i segreti della macchina comunale".

In Campidoglio però ce ne sono tanti.
"È infatti è stato uno dei grandi errori di Virginia. Si è trovata davanti a una sfida più grande di lei, governare il disastro ereditato a Roma, e ha finito per circondarsi di persone sbagliate. Ora però abbiamo finalmente la possibilità di ripartire senza scheletri nell'armadio".

Gli altri errori?
"Una certa difficoltà a sintonizzarsi con la città. La grande inesperienza. E le liti interne al M5S, che hanno pesato".

Nel frattempo, però, Roma è paralizzata.
"Sono stati sette mesi travagliati, inutile negarlo. Perciò serve cambiare passo. Altrimenti Roma muore. Implode. Ogni giorno vengono chiuse strade perché non c'è manutenzione. Il sottopasso sotto San Pietro, interdetto per via del terremoto, ha trasformato la zona in una trappola per auto e bus. Poi c'è il crollo di Ponte Milvio. La capitale è in affanno perché non curata per decenni. E noi fatichiamo a dare risposte".

C'è chi dice che siano stati 7 mesi di nulla...
"Non è vero, abbiamo indirizzato tutti i soldi residuati dal Giubileo negli appalti per la manutenzione che partiranno però a giugno. Con le procedure Anac i tempi sono questi".

Soldi e iniziative ereditate dal passato.
"Falso. Con i 18 milioni destinati dal governo alle periferie abbiamo confezionato una serie di progetti in meno di due mesi. Dando priorità a Ostia, divorata da Mafia Capitale, grazie anche all'impegno del prefetto Vulpiani. Un edificio in abbandono come l'ex Gil diventerà un presidio di legalità. È un segnale: una visione differente della città".

Finora però avete detto no a tutto: alle Olimpiadi, allo stadio
della Roma. Come finirà?

"Se si vuol costruire lo stadio in un posto sbagliato, io non posso fermare una macchina infernale, ma si farà come dico io, con le cubature previste dal Prg".

Ovvero?
"Si edificheranno 69mila metri quadrati rispetto ai 350mila pattuiti con Marino".

In maggioranza siete tutti d'accordo?
"Sì. Aspettiamo solo l'ok della Roma".