Chi aveva pensato che i comitati per il NO si sarebbero sciolti dopo il 4 dicembre si sbagliava di grosso. Non solo i comitati vivono e continuano a lottare ma cercano anche di strutturarsi.
Sabato 21 è il turno del Comitato Romano per il No e il 28 di quelli di SCELGO NO.
Insomma un 2017 che promette bene..
Pubblichiamo il documento proposto dal Comitato romano per il NO con la lettera che l'accompagna di Tina Stumpo.
D.F.
"Cari Compagni e Amici, anche il Comitato romano del NO al referendum
Costituzionale, in sintonia con quanto sta avvenendo nel resto del
Paese, riunito in assemblea ha deciso non solo di non disperdere il
patrimonio di partecipazione costruito nei mesi di campagna
referendaria, ma di rilanciare, auspicando la possibilità che i Comitati
possano permanere come soggetto collettivo non solo per la difesa, ma
per l'attuazione della Costituzione stessa, in relazione alla quale
prospettiva abbiamo voluto raccogliere gli aspetti che più hanno mosso
le nostre sensibilità, con l'intenzione da un lato di farne oggetto di
azione da parte del Comitato romano, dall'altro di proporle
all'attenzione degli altri Comitati, in modo da trovare, ove possibile,
vantaggiose sinergie. Vi inviamo a tal fine il documento che abbiamo
elaborato e votato e che porteremo, quale nostro originale contributo,
all'Assemblea del 21 gennaio. Fraterni saluti e a sabato!"
Tina Stumpo
LA
FORZA DELLA COSTITUZIONE
Il Comitato romano per il NO al
referendum costituzionale è nato come una comunità di scopo. Nella sua
prima fase è passato attraverso la delusione del mancato raggiungimento del
numero di firme necessario per i due referendum “istituzionali”, per finire poi
però a festeggiare la splendida ed inequivocabile vittoria del 4 dicembre, che
ha rigettato, con la sanzione di quasi venti milioni di voti, la pessima
revisione della Carta fondamentale disegnata da Renzi e Boschi.
In questo percorso, persone di diverse provenienze, impegnate in vari
ambiti politici, sindacali, associativi, culturali, hanno via via scoperto di
essere divenute una comunità di sentimento, si sono riconosciute nell’obiettivo
comune ed hanno messo a sistema tempo, energie, intelligenze per organizzare
iniziative ed attività, per entrare in relazione diffusa con le elettrici e gli
elettori sul territorio. In gran parte non ci si conosceva, eppure non si è mai
trovato un motivo di dissidio o di contrasto che non fosse pienamente
risolvibile con una breve discussione. E’ stata una esperienza concretamente
proficua e positiva, che alimenta la spinta delle donne e degli uomini del
Comitato a non considerarla chiusa con il voto del 4 dicembre.
Questa volontà non è però fine a sé stessa, ma nasce dalla
consapevolezza che, per quanto la Costituzione abbia vinto e i suoi valori
siano usciti rafforzati dal passaggio referendario, occorra comunque tenere
alto il livello di attenzione e di vigilanza, si debba pretendere di passare
dalla difesa all’attuazione dei principi fondamentali della Repubblica.
La nostra democrazia si difende anche in un spazio più ampio di quello
nazionale, costruendo, insieme ai movimenti che si stanno mobilitando nel
continente, l’opposizione ad una Unione Europea che si mostra sempre di più
antidemocratica, irrispettosa delle scelte e indifferente alle necessità dei
propri cittadini e di chi arriva sul territorio europeo per scappare dalla
guerra e dalla miseria.
Nell’immediato il Comitato intende:
sul piano istituzionale ed elettorale
- sostenere i
percorsi di definizione della nuova legge elettorale nazionale proporzionale,
che affermi, in un quadro di rinnovata centralità del Parlamento, la prevalenza
dei principi di rappresentanza sulle scorciatoie maggioritarie;
- sostenere –
senza alcun pregiudizio punitivo – la revisione delle norme e dei meccanismi
operativi che regolano il sistema di voto delle italiane e degli italiani
all’estero, che denuncia nei fatti non soltanto il pericolo di un possibile
inquinamento, ma anche, a monte, una definizione inappropriata della stessa
platea delle elettrici e degli elettori;
- sostenere
la modifica dell’articolo 81 della Costituzione, che è frutto di un ricatto
politico e figlio di un impianto culturale in contrasto con i valori
fondamentali della Carta, e coerentemente muoversi contro il fiscal compact;
- promuovere
l’introduzione della possibilità di sottoporre a referendum i trattati
internazionali, eliminando il divieto di svolgere contemporaneamente (anzi
prevedendone l’obbligatorio accoppiamento) elezioni politiche e referendum,
diminuendo per l’ammissibilità di questi ultimi il numero di firme e i tempi di
esame da parte della Corte Costituzionale;
sul piano politico e sociale
- impegnarsi
– in coordinamento con l’ANPI - per mantenere vivo l’interesse che in questi
mesi si è riacceso, soprattutto fra le giovani generazioni, a conoscere la
storia e il contenuto della Costituzione Repubblicana e antifascista;
- impegnarsi,
in nome dei principi fondamentali e delle singole norme della Carta, nella
concreta attuazione della Costituzione, ritenendo che in essa continui a
risiedere il patto fondamentale della Repubblica, vincolante per le
istituzioni, per le forze politiche, per le formazioni sociali, per i cittadini
e le cittadine;
- intervenire coerentemente con la caratterizzazione sociale,
generazionale e di classe del voto espresso, battendosi in nome dell’articolo 3
della Costituzione per la riduzione delle disuguaglianze e contro ogni
discriminazione, e per quanto possibile mantenere viva l’attenzione sui temi
della tutela dell’ambiente (ad esempio
con un grande Piano di investimento per la sicurezza idrogeologica del
territorio), della valorizzazione del capitale naturale e dei beni
culturali, dell’inclusione sociale, delle politiche del lavoro, del reddito di
cittadinanza attiva, delle pensioni, delle politiche sanitarie, della scuola e
del diritto allo studio;
- sostenere i referendum
abrogativi promossi dalla CGIL (manifestando la propria perplessità in ordine alla mancata ammissione di quello sull’articolo
18 dello Statuto dei Lavoratori) e le Leggi di Iniziativa Popolare per una
buona scuola per la Repubblica e per il Diritto allo Studio;
- pretendere, nell’ottica di
una piena affermazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici
e privati e contro ogni discriminazione sui luoghi di lavoro, una vera
democrazia sindacale, con l’abrogazione delle norme che impediscono elezioni
democratiche su lista nazionale e negano il diritto di assemblea nel pubblico
impiego, nonché di quelle che, per ora nel settore privato, hanno sottratto
spazi di partecipazione, libertà di contrattazione e rappresentatività alle
minoranze sindacali;
- sostenere politiche attive
di accoglienza delle immigrate e degli immigrati, legando il riconoscimento
della cittadinanza alla effettività del rapporto delle persone con il
territorio del nostro Paese, favorendo quanto prima l’estensione dei diritti
sociali e politici, a partire dalle elezioni amministrative, schierandosi contro
l’apertura di nuovi Cie/Cpt e sostenendo ogni iniziativa finalizzata al
superamento dell’approccio emergenziale/securitario che connota le politiche
migratorie creando clandestinità, trattamenti disumani dei rifugiati e
migranti;
- sostenere ogni azione volta a pretendere il rispetto
reale dell’articolo 21 sulla libertà e la pluralità della informazione, minata
dalle leggi del governo Berlusconi e dalla riforma della RAI di Renzi, che
consegnano un’informazione in massima parte in mano al grande capitale o al
governo, come abbiamo potuto sperimentare sia durante la raccolta delle firme
sui referendum “istituzionali”, nella quale il silenzio dei media ci ha
impedito di raccogliere un numero sufficiente di firme, sia durante l’ultima
campagna referendaria, manipolata e distorta da media quasi totalmente
subalterni al governo;
- mantenere vivo il rapporto
con la quotidianità delle persone e, soprattutto, riprendere contatto con le
periferie, anche per non lasciarle in mano alla destre montanti a
fronte della disillusione crescente nei confronti di vecchie e nuove
rappresentanze politiche;
- creare convergenze con i
movimenti europei ed internazionali che si battono per la democrazia e contro
le politiche di austerità ed il pensiero unico che domina le logiche della
globalizzazione, valorizzando le esperienze delle nuove municipalità e delle
città ribelli.
Inoltre, non è possibile tacere sulla politica estera del nostro
Paese, che, in
contrasto con l’articolo 11 della Costituzione, è venuta meno alla sua funzione
storica di mediazione nell’area mediterranea e medio orientale, orientando di
conseguenza le scelte militari, che comportano la sottrazione di enormi risorse
ai bisogni reali, finanche alla stessa difesa del Paese, per stare a servizio
della NATO.
Su tutti ed
ognuno di questi terreni di iniziativa e di conflitto intendiamo aprire tavoli
di discussione e di azione, che sappiano calarsi nelle realtà dal territorio
per evitare i pericoli di autoreferenzialità di cui pur dobbiamo essere
consapevoli.
Con tutto
questo il Comitato romano per il NO al
referendum costituzionale intende partecipare e contribuire alla
discussione in corso ed alla assemblea nazionale del 21 gennaio a Roma,
decidendo fin da ora di permanere come soggetto collettivo e di mutare la propria
denominazione in Comitato romano per la
Costituzione, oppure Comitato romano
per l’attuazione della Costituzione, ovvero in Comitato romano per la Costituzione in Movimento, anche in funzione
delle decisioni che verranno assunte in proposito dalla assemblea
nazionale del 21 gennaio.
DOCUMENTI PERVENUTI DA ALTRI COMITATI
Napoli:
Documento del Coordinamento napoletano per la Democrazia Costituzionale
in vista dell’Assemblea nazionale del 21 gennaio 2017
Il risultato del referendum del 4 dicembre 2016 ha rappresentato uno
straordinario successo per tutti coloro che si sono impegnati per la
vittoria del NO alla controriforma Renzi/Boschi.
La larga partecipazione al voto (da lungo tempo una consultazione
referendaria non faceva registrare una così alta affluenza alle urne),
la netta prevalenza del NO tra i giovani, tra i lavoratori,
nell’elettorato culturalmente più elevato, e allo stesso tempo in quello
più popolare, in specie al Sud, sono tutti segnali largamente positivi e
incoraggianti per la ripresa di una iniziativa progressista nel Paese.
Certamente il voto del 4 dicembre ha respinto decisamente ed
inequivocabilmente il tentativo di una parte delle classi dirigenti
italiane di modificare l’architettura istituzionale dello Stato
democratico, premessa di un più vasto ed insidioso disegno di totale
stravolgimento della Carta del’48.
Tuttavia l’importante e positivo esito della consultazione referendaria
non ci rassicura sul fatto che chi ha oggi tentato di cambiare
profondamente l’assetto dei poteri costituzionali rinunci, in un futuro
neanche tanto lontano, a riproporre, in forme nuove, la medesima
strategia, cercando (e quasi sicuramente trovando) alleanze in alcune di
quelle stesse forze politiche moderate, conservatrici e di destra
schieratesi per il NO nella campagna contro la riforma Renzi/Boschi.
Dobbiamo aver ben chiaro, infatti, che molti altri soggetti che non si
muovevano certo nell’ottica in cui ci muovevamo noi, ma che anzi ad essa
sono stati sempre ostili e, in alcuni casi, addirittura hanno perseguito
e continuano a perseguire un disegno costituzionale per molti versi
opposti al nostro, hanno contribuito (per ragioni politiche che non è il
caso qui di esaminare) alla netta affermazione del NO.
Tale consapevolezza deve indurci alla costruzione, in tempi rapidi, di
una coraggiosa agenda politica, culturale e civile che serva a tener
desta l’attenzione sulla “questione democratica” nel nostro Paese.
Durante la campagna referendaria abbiamo incontrato cittadine e
cittadini, da anni lontani da qualsiasi tipo di militanza e di impegno
politico, che si sono mobilitati spontaneamente e con generosità per
difendere la Carta del’48.
E’ tra i nostri principali compiti, dunque, evitare che questo vasto e
composito mondo, seriamente orientato a proseguire nella battaglia
democratica tesa all’attuazione piena del dettato costituzionale, non si
disperda deluso e non cada nuovamente in una frustrante condizione di
passività politica per assenza di punti di riferimento e di luoghi di
confronto, di analisi, di dibattito.
Parimenti va consolidata la rete di rapporti e di relazioni,
pazientemente costruita nei mesi di campagna referendaria, con quelle
associazioni e quei comitati che hanno condiviso con noi iniziative e
momenti di aggregazione.
Dobbiamo avere ben chiaro che l’impegno per la concreta affermazione dei
diritti sociali e civili sanciti dalla Costituzione può essere efficace
e mobilitante soltanto se pone al centro della riflessione e dell’azione
il capovolgimento delle politiche economiche seguite, negli ultimi due
decenni, in misura diversa ma omogenea, sia dai governi di destra che da
quelli di centro che da quelli cosiddetti di centrosinistra.
Occorre un mutamento profondo degli indirizzi adottati e degli obiettivi
perseguiti nei settori più rilevanti dell’economia italiana, attraverso
un rilancio del ruolo e della funzione dell’iniziativa pubblica,
soprattutto in alcuni comparti strategici dell’industria (dove imprese a
capitale straniero continuano a fare “shopping”) e nel credito (bisogna
attuare il dettato dell’articolo 47 della Costituzione).
Purtroppo l’alternativa politica, capace di realizzare una reale e
radicale inversione di tendenza delle politiche neoliberiste, non è né
dietro l’angolo né di agevole costruzione.
Per essa (anche per essa) ci sentiamo impegnati a lavorare, ma i nostri
desideri e auspici non bastano certo da soli a renderla immediatamente
praticabile.
Di questo dobbiamo essere ben consapevoli. Non per rinunciare
all’impegno e alle lotte che ancora ci aspettano, ma per aver ben
presente il quadro delle forze in campo.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di Napoli ha sempre,
sin dall’inizio della vicenda referendaria, cercato di coniugare la
lotta per la difesa della Costituzione del 1948 con la lotta per i
diritti negati. Il suo NO è stato quindi allo stesso tempo istituzionale
e sociale, motivato dal merito della controriforma Renzi/Boschi e dalle
conseguenze sociali che essa avrebbe avuto.
In tale ottica ha cercato di fare il più possibile rete e intessere
alleanze con tutti quei soggetti politici, ma soprattutto sociali, che
vedono nella Costituzione del 1948 l’estremo baluardo per la difesa e la
promozione dei tanti diritti da tempo oggetto di attacco delle politiche
neoliberiste.
E in tale prospettiva intende continuare nel suo impegno e nelle sue
iniziative, consapevole che il 4 dicembre 2016 si è vinta una battaglia
di resistenza per la difesa della Costituzione, ma non si è vinta di
certo la guerra per l’attuazione dei diritti che nella Costituzione sono
stati solennemente affermati a parole, ma spesso sono stati negati nei
fatti.
Negli ultimi due decenni una legislazione” controriformista” e
subalterna alla logica del neoliberismo e del mercato senza regole ha
cancellato con un colpo di spugna le avanzate normative approvate negli
anni ’70 in materia di lavoro, di reddito, di fisco, di sanità, di
scuola e formazione, di difesa dell’ambiente e del territorio, di
autonomia delle istituzioni locali.
Il Coordinamento napoletano auspica che dall’Assemblea nazionale del 21
gennaio si esca con la decisione di continuare a tenere in piedi sia il
Coordinamento nazionale che i comitati locali per la difesa e
l’attuazione della Costituzione, individuando modalità più efficaci di
integrazione e scambio tra il primo e i secondi.
Il Coordinamento nazionale e i comitati locali dovranno agire col
duplice scopo di porsi come osservatorio e denuncia permanente degli
attacchi mossi alla Costituzione formale e di promuovere alcune campagne
nazionali per la sua attuazione sostanziale. A mo’ di esempio, ne
proponiamo sei:
1) una sull’esercizio della sovranità popolare, finalizzata alla
elaborazione di una proposta di nuova legge elettorale di impianto
proporzionale, che dia finalmente voce e rappresentanza a tutte quelle
forze che il maggioritario ha escluso dalla dialettica istituzionale;
2) una per l’attuazione della Costituzione, per la identificazione
delle singole modifiche più urgenti e necessarie (a cominciare da quella
dell’articolo 81) e per la individuazione degli strumenti di democrazia
diretta, che potrebbero e dovrebbero essere rafforzati;
3) una sul diritto al lavoro (art. 4) (con impegno conseguente nella
prossima campagna referendaria sui quesiti promossi dalla CGIL e una
riapertura del dibattito per la reintroduzione dell’art. 18), sulle
forme di retribuzione atte a garantire (art. 36) un’esistenza libera e
dignitosa e sugli strumenti di sostegno e integrazione al reddito in
assenza di lavoro o di retribuzione inadeguata;
4) una sul diritto alla salute (art. 32), gravemente compromesso dai
pesanti tagli alla spesa pubblica;
5) una sul diritto all’istruzione pubblica e gratuita (art. 34),
individuando nuove forme di contrasto alla legge cosiddetta della “buona
scuola”, dopo il mancato raggiungimento del numero di firme necessarie
per il referendum che mirava all’abrogazione di alcuni articoli della legge;
6) una, infine, sulla questione degli immigrati e della loro
accoglienza, particolarmente drammatica ed attuale oggi, sia a livello
nazionale che a quello europeo.
Per l’organizzazione delle campagne suddette si creino gruppi di lavoro
che approfondiscano i temi dal punto di vista teorico e strutturino le
iniziative dal punto di vista pratico.
17 gennaio 2017 Il Coordinamento Democrazia
Costituzionale di Napoli
_______________________________________________
Puglia:
RESOCONTO DELLA RIUNIONE DEL 14 GENNAIO
Il giorno 14 del mese di gennaio 2017 si è tenuta a Bari la riunione dei
Comitati che nella recente campagna referendaria si sono impegnati per
il NO al DDL Renzi-Boschi. Erano presenti rappresentanti di Comitati e
Coordinamenti provinciali di Bari, Lecce, Brindisi, Taranto e BAT.
Nell’impossibilità di essere presenti, da Foggia è pervenuta un’adesione
all’iniziativa.
Punti comuni emersi nella riunione sono stati:
- La necessità di continuare la battaglia per difendere la Costituzione
ed attuarne pienamente i contenuti, anche alla luce dello splendido
risultato di consensi registrato nel Referendum;
- La necessità di impegnarsi nell'immediato per sostenere una legge
elettorale, che non sacrifichi la rappresentatività, ed a sostegno dei
referendum sul lavoro, finalizzati all'attuazione degli artt. 1 e 36
della Costituzione;
- L’opportunità di mantenere la caratteristica di “movimento politico
trasversale ai partiti” ed inclusivo di tutte le componenti politiche
che si riconoscono nella Carta Costituzionale;
- La necessità di non “rompere le righe” dei Comitati, ma anzi
consolidarne la struttura locale, dando una fisionomia definita ad ogni
Comitato;
- L’opportunità di mantenere l’autonomia decisionale di ogni singolo
Comitato, dando vita ad una struttura “a rete”, con Coordinamenti
territoriali fra i vari Comitati e la realizzazione di un Coordinamento
Nazionale;
- La necessità di sfruttare maggiormente i mezzi di comunicazione
gratuiti, messi a disposizione dalla rete di Internet.
Tutti i presenti hanno ribadito la necessità di consolidare il
Coordinamento Regionale della Puglia, già riunitosi nel corso della
campagna referendaria.
Dalla riunione romana del 21 gennaio si attendono indicazioni per
valutare l’opportunità di cambiare il nome dei Comitati, nati per il NO
al Referendum.
DOCUMENTI PERVENUTI DA ALTRI COMITATI
Napoli:
Documento del Coordinamento napoletano per la Democrazia Costituzionale
in vista dell’Assemblea nazionale del 21 gennaio 2017
Il risultato del referendum del 4 dicembre 2016 ha rappresentato uno
straordinario successo per tutti coloro che si sono impegnati per la
vittoria del NO alla controriforma Renzi/Boschi.
La larga partecipazione al voto (da lungo tempo una consultazione
referendaria non faceva registrare una così alta affluenza alle urne),
la netta prevalenza del NO tra i giovani, tra i lavoratori,
nell’elettorato culturalmente più elevato, e allo stesso tempo in quello
più popolare, in specie al Sud, sono tutti segnali largamente positivi e
incoraggianti per la ripresa di una iniziativa progressista nel Paese.
Certamente il voto del 4 dicembre ha respinto decisamente ed
inequivocabilmente il tentativo di una parte delle classi dirigenti
italiane di modificare l’architettura istituzionale dello Stato
democratico, premessa di un più vasto ed insidioso disegno di totale
stravolgimento della Carta del’48.
Tuttavia l’importante e positivo esito della consultazione referendaria
non ci rassicura sul fatto che chi ha oggi tentato di cambiare
profondamente l’assetto dei poteri costituzionali rinunci, in un futuro
neanche tanto lontano, a riproporre, in forme nuove, la medesima
strategia, cercando (e quasi sicuramente trovando) alleanze in alcune di
quelle stesse forze politiche moderate, conservatrici e di destra
schieratesi per il NO nella campagna contro la riforma Renzi/Boschi.
Dobbiamo aver ben chiaro, infatti, che molti altri soggetti che non si
muovevano certo nell’ottica in cui ci muovevamo noi, ma che anzi ad essa
sono stati sempre ostili e, in alcuni casi, addirittura hanno perseguito
e continuano a perseguire un disegno costituzionale per molti versi
opposti al nostro, hanno contribuito (per ragioni politiche che non è il
caso qui di esaminare) alla netta affermazione del NO.
Tale consapevolezza deve indurci alla costruzione, in tempi rapidi, di
una coraggiosa agenda politica, culturale e civile che serva a tener
desta l’attenzione sulla “questione democratica” nel nostro Paese.
Durante la campagna referendaria abbiamo incontrato cittadine e
cittadini, da anni lontani da qualsiasi tipo di militanza e di impegno
politico, che si sono mobilitati spontaneamente e con generosità per
difendere la Carta del’48.
E’ tra i nostri principali compiti, dunque, evitare che questo vasto e
composito mondo, seriamente orientato a proseguire nella battaglia
democratica tesa all’attuazione piena del dettato costituzionale, non si
disperda deluso e non cada nuovamente in una frustrante condizione di
passività politica per assenza di punti di riferimento e di luoghi di
confronto, di analisi, di dibattito.
Parimenti va consolidata la rete di rapporti e di relazioni,
pazientemente costruita nei mesi di campagna referendaria, con quelle
associazioni e quei comitati che hanno condiviso con noi iniziative e
momenti di aggregazione.
Dobbiamo avere ben chiaro che l’impegno per la concreta affermazione dei
diritti sociali e civili sanciti dalla Costituzione può essere efficace
e mobilitante soltanto se pone al centro della riflessione e dell’azione
il capovolgimento delle politiche economiche seguite, negli ultimi due
decenni, in misura diversa ma omogenea, sia dai governi di destra che da
quelli di centro che da quelli cosiddetti di centrosinistra.
Occorre un mutamento profondo degli indirizzi adottati e degli obiettivi
perseguiti nei settori più rilevanti dell’economia italiana, attraverso
un rilancio del ruolo e della funzione dell’iniziativa pubblica,
soprattutto in alcuni comparti strategici dell’industria (dove imprese a
capitale straniero continuano a fare “shopping”) e nel credito (bisogna
attuare il dettato dell’articolo 47 della Costituzione).
Purtroppo l’alternativa politica, capace di realizzare una reale e
radicale inversione di tendenza delle politiche neoliberiste, non è né
dietro l’angolo né di agevole costruzione.
Per essa (anche per essa) ci sentiamo impegnati a lavorare, ma i nostri
desideri e auspici non bastano certo da soli a renderla immediatamente
praticabile.
Di questo dobbiamo essere ben consapevoli. Non per rinunciare
all’impegno e alle lotte che ancora ci aspettano, ma per aver ben
presente il quadro delle forze in campo.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di Napoli ha sempre,
sin dall’inizio della vicenda referendaria, cercato di coniugare la
lotta per la difesa della Costituzione del 1948 con la lotta per i
diritti negati. Il suo NO è stato quindi allo stesso tempo istituzionale
e sociale, motivato dal merito della controriforma Renzi/Boschi e dalle
conseguenze sociali che essa avrebbe avuto.
In tale ottica ha cercato di fare il più possibile rete e intessere
alleanze con tutti quei soggetti politici, ma soprattutto sociali, che
vedono nella Costituzione del 1948 l’estremo baluardo per la difesa e la
promozione dei tanti diritti da tempo oggetto di attacco delle politiche
neoliberiste.
E in tale prospettiva intende continuare nel suo impegno e nelle sue
iniziative, consapevole che il 4 dicembre 2016 si è vinta una battaglia
di resistenza per la difesa della Costituzione, ma non si è vinta di
certo la guerra per l’attuazione dei diritti che nella Costituzione sono
stati solennemente affermati a parole, ma spesso sono stati negati nei
fatti.
Negli ultimi due decenni una legislazione” controriformista” e
subalterna alla logica del neoliberismo e del mercato senza regole ha
cancellato con un colpo di spugna le avanzate normative approvate negli
anni ’70 in materia di lavoro, di reddito, di fisco, di sanità, di
scuola e formazione, di difesa dell’ambiente e del territorio, di
autonomia delle istituzioni locali.
Il Coordinamento napoletano auspica che dall’Assemblea nazionale del 21
gennaio si esca con la decisione di continuare a tenere in piedi sia il
Coordinamento nazionale che i comitati locali per la difesa e
l’attuazione della Costituzione, individuando modalità più efficaci di
integrazione e scambio tra il primo e i secondi.
Il Coordinamento nazionale e i comitati locali dovranno agire col
duplice scopo di porsi come osservatorio e denuncia permanente degli
attacchi mossi alla Costituzione formale e di promuovere alcune campagne
nazionali per la sua attuazione sostanziale. A mo’ di esempio, ne
proponiamo sei:
1) una sull’esercizio della sovranità popolare, finalizzata alla
elaborazione di una proposta di nuova legge elettorale di impianto
proporzionale, che dia finalmente voce e rappresentanza a tutte quelle
forze che il maggioritario ha escluso dalla dialettica istituzionale;
2) una per l’attuazione della Costituzione, per la identificazione
delle singole modifiche più urgenti e necessarie (a cominciare da quella
dell’articolo 81) e per la individuazione degli strumenti di democrazia
diretta, che potrebbero e dovrebbero essere rafforzati;
3) una sul diritto al lavoro (art. 4) (con impegno conseguente nella
prossima campagna referendaria sui quesiti promossi dalla CGIL e una
riapertura del dibattito per la reintroduzione dell’art. 18), sulle
forme di retribuzione atte a garantire (art. 36) un’esistenza libera e
dignitosa e sugli strumenti di sostegno e integrazione al reddito in
assenza di lavoro o di retribuzione inadeguata;
4) una sul diritto alla salute (art. 32), gravemente compromesso dai
pesanti tagli alla spesa pubblica;
5) una sul diritto all’istruzione pubblica e gratuita (art. 34),
individuando nuove forme di contrasto alla legge cosiddetta della “buona
scuola”, dopo il mancato raggiungimento del numero di firme necessarie
per il referendum che mirava all’abrogazione di alcuni articoli della legge;
6) una, infine, sulla questione degli immigrati e della loro
accoglienza, particolarmente drammatica ed attuale oggi, sia a livello
nazionale che a quello europeo.
Per l’organizzazione delle campagne suddette si creino gruppi di lavoro
che approfondiscano i temi dal punto di vista teorico e strutturino le
iniziative dal punto di vista pratico.
17 gennaio 2017 Il Coordinamento Democrazia
Costituzionale di Napoli
_______________________________________________
Puglia:
RESOCONTO DELLA RIUNIONE DEL 14 GENNAIO
Il giorno 14 del mese di gennaio 2017 si è tenuta a Bari la riunione dei
Comitati che nella recente campagna referendaria si sono impegnati per
il NO al DDL Renzi-Boschi. Erano presenti rappresentanti di Comitati e
Coordinamenti provinciali di Bari, Lecce, Brindisi, Taranto e BAT.
Nell’impossibilità di essere presenti, da Foggia è pervenuta un’adesione
all’iniziativa.
Punti comuni emersi nella riunione sono stati:
- La necessità di continuare la battaglia per difendere la Costituzione
ed attuarne pienamente i contenuti, anche alla luce dello splendido
risultato di consensi registrato nel Referendum;
- La necessità di impegnarsi nell'immediato per sostenere una legge
elettorale, che non sacrifichi la rappresentatività, ed a sostegno dei
referendum sul lavoro, finalizzati all'attuazione degli artt. 1 e 36
della Costituzione;
- L’opportunità di mantenere la caratteristica di “movimento politico
trasversale ai partiti” ed inclusivo di tutte le componenti politiche
che si riconoscono nella Carta Costituzionale;
- La necessità di non “rompere le righe” dei Comitati, ma anzi
consolidarne la struttura locale, dando una fisionomia definita ad ogni
Comitato;
- L’opportunità di mantenere l’autonomia decisionale di ogni singolo
Comitato, dando vita ad una struttura “a rete”, con Coordinamenti
territoriali fra i vari Comitati e la realizzazione di un Coordinamento
Nazionale;
- La necessità di sfruttare maggiormente i mezzi di comunicazione
gratuiti, messi a disposizione dalla rete di Internet.
Tutti i presenti hanno ribadito la necessità di consolidare il
Coordinamento Regionale della Puglia, già riunitosi nel corso della
campagna referendaria.
Dalla riunione romana del 21 gennaio si attendono indicazioni per
valutare l’opportunità di cambiare il nome dei Comitati, nati per il NO
al Referendum.
PRIME INDICAZIONI PER LA RIPRESA DEI LAVORI DEL COMITATO PIEMONTESE E VALDOSTANO DOPO LA VITTORIA AL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE (Assemblea regionale del 17 gennaio 2017)
Temi vastissimi sono stati affrontati e discussi, per quanto riguarda l’attività del Comitato piemontese e valdostano, formando oggetto di un primo approfondimento, nel corso di un’assemblea provinciale torinese il 14 dicembre 2016 e di un’assemblea il 17 gennaio 2017, da sottoporre alla discussione e al confronto con il Comitato nazionale e, in particolare, dell’assemblea che si svolgerà il 21 gennaio a Roma.
I numerosi presenti, rappresentanti di diversi comitati in Piemonte e volontari attivi nel corso della lunga campagna referendaria, hanno manifestato di condividere in particolare le seguenti indicazioni e prospettive, manifestando inoltre di condividere il contenuto del documento del 12 gennaio del nazionale, in attesa della sentenza della Corte costituzionale del 24 gennaio, sull’Italicum, “per una riforma elettorale coerente con la Costituzione”, mantenendo le attuali strutture organizzative, aperte, anche mediante un coordinamento dei comitati territoriali, ferma restando autonomia e libera organizzazione di ciascun comitato, facente capo al Comitato piemontese e valdostano, quale struttura di confronto, raccordo e coordinamento di attività e di elaborazioni comuni.
Pertanto si è concordemente ritenuto di mantenere l’operatività dei Comitati, secondo le seguenti indicazioni da specificare quanto alle modalità:
1) mantenimento del Comitato. Il Comitato e i comitati territoriali proseguiranno nella propria attività mantenendo la struttura, che si è definita in questi mesi, di movimento non partitico e spontaneo composto in modo paritario da tutti quanti hanno partecipato in questi mesi dimostrando in concreto di farne parte e da ogni altro soggetto interessato.
2) trasformazione in Comitato per la Costituzione e sue finalità. La vittoria referendaria ha determinato un cambiamento dell’oggetto sociale dei Comitati che assumono una connotazione positiva: dall’impegno per il NO al cambiamento della Costituzione a quello PER la sua conoscenza, difesa e applicazione/attuazione. Di qui la proposta di trasformarci in Comitato per la Costituzione con alcuni obiettivi fondamentali:
- attività di vigilanza e di informazione critica per evitare che l’esito del referendum sia vanificato, a cominciare dalla questione della legge elettorale per la Camera la cui modifica (ove la sentenza della Corte costituzionale prevista per il 24 gennaio 2017 non produca essa stessa un nuovo sistema completo e adeguato) deve comunque salvaguardare una piena rappresentatività dei cittadini;
- attività di formazione diffusa sul territorio, nelle scuole, nei luoghi di lavoro sulla attualità della Costituzione, in particolare della sua prima parte che deve finalmente passare dalla fase della celebrazione di maniera a quella della effettiva applicazione/attuazione (con verifica della conformità sostanziale alla stessa della normativa – vecchia e nuova – in tema di lavoro, prestazioni sociali, salute, scuola, ambiente etc.);
- coordinamento stabile con i diversi movimenti e soggetti diretti a favorire la partecipazione dei cittadini che abbiamo incontrato nella campagna referendaria.
Sarà necessaria una organizzazione funzionale ed in questa direzione si è convenuto di confermare l’informazione, la formazione e la partecipazione come ambiti di azione del Comitato avendo come riferimento portante la notevole esperienza compiuta in termini di analisi e di elaborazione con la pubblicazione di libri e saggi, con la divulgazione di vademecum ed opuscoli e con la diffusione delle informazioni con i siti e i social network sino al permanente contatto diretto con i cittadini attraverso i comitati locali, le conferenze ed i seminari, la diffusione diretta di materiali informativi.
Andranno rese permanenti le relazioni e la collaborazione con le associazioni come l’Anpi, Libertà e Giustizia, i Giuristi Democratici e altre, direttamente impegnate nella difesa della Costituzione e con le associazioni ed i movimenti operanti sui temi dei diritti civili e sociali, dei beni comuni, ambientali e culturali.
Per dare attuazione a queste scelte nelle prossime settimane saranno organizzate iniziative e gruppi di lavoro.
In particolare, per quanto riguarda l’attività di formazione diffusa, si pensa di continuare la positiva esperienza di chi ha già lavorato sui temi del lavoro e della scuola e della salute. Si riterrebbe opportuno giungere così alla formulazione di un progetto complessivo da proporre anche per celebrare il settantesimo dell’entrata in vigore della Costituzione (1 gennaio 2018).
Queste primissime indicazioni saranno perfezionate dopo l’Assemblea nazionale e la sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum.
Torino, 17/19 gennaio 2017
Antonio Caputo
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