14 gennaio 2017

Recensione film : IL CLIENTE regia di Asghar Farhadi.

 Con Shahab Hosseini, Taraneh Alidoosti, Babak Karimi, Farid Sajadi Hosseini.

Tra uomo e donna: due film

da  http://www.donnealtri.it/2017/01/microcritiche-tra-uomo-e-donna-due-film/



 
Tra progresso e conservazione
Il cliente è un film molto intenso, duro, ben interpretato e ben diretto. Attraverso la metafora della disgregazione della coppia il film narra la disgregazione urbana e sociale della realtà iraniana a cavallo tra modernità e retrogradi retaggi culturali.
Emad (il bravissimo Shahab Hosseini) e Rana (la dolcissima Taraneh Alidoosti) sono due attori di teatro, affiatati sulla scena come nella vita, che devono lasciare improvvisamente il loro appartamento perché pericolante. Le vibrazioni della ruspa, nei lavori edili del lotto adiacente, hanno causato il crollo del loro edificio. Nel film è mostrata una Teheran attuale, laica, che continua a costruire palazzi fuori ogni regola, con materiali scadenti, senza controlli, al posto di frutteti e giardini.
Babak, uno dei loro compagni di teatro, gli offre un appartamento-mansarda (abusivo?) di due camere e un grande terrazzo. I due traslocano ma una stanza resta chiusa a chiave con gli effetti personali della precedente inquilina che, si scoprirà poi, aver avuto parecchi amici e/o clienti che la andavano a trovare.
Subito dopo i primissimi giorni, una sera Rana era a casa in procinto di fare una doccia mentre Emad si era attardato al teatro, e pensando fosse il marito, apre la porta a un cliente della precedente inquilina subendo una violenta aggressione. Quest’evento sarà l’inizio di una lenta e progressiva frattura tra la coppia. Lei, ferita sia fisicamente sia nell’anima, diventa paurosa e triste, piange spesso e non vuole  più restare sola. Lui, ferito nel suo orgoglio di maschio, è ossessionato dalla vendetta. All’inizio vuole andare alla polizia, ma lei non ha voglia di affrontare i volti e le inquisizioni dei poliziotti, allora si mette a investigare da solo.
A teatro si recita Morte di un commesso viaggiatore, di Arthur Miller del 1949, che in qualche modo critica i valori del sogno americano e della società statunitense alla soglia del consumismo (non a caso il titolo originale del film è The Salesman). Tra una prova e l’altra la sintonia della coppia si altera anche on stage.
Il film rappresenta molto bene il cambiamento progressivo di Emad, delle sue due anime di cui man mano una ha il sopravvento sull’altra: da gentile e premuroso marito a uno vendicativo e distaccato, da moderno e tollerante professore di scuola a uno punitivo e autoritario. Toccato e offeso nella sua intimità, Emad sfoga la sua frustrazione con aggressività verso tutti ed è totalmente incapace di stare vicino a colei che è stata realmente violata, né tantomeno di comprendere lo shock che ha subìto.
Il film ha un bel ritmo in crescendo e riesce a trasmettere una buona dose di suspense. Il regista iraniano Asghar Farhadi è stato già premiato con un Orso d’Oro a Berlino e l’Oscar 2013 per miglior film straniero con Una separazione. A Cannes 2016, Il cliente, ha già ottenuto il premio per la miglior sceneggiatura e per la migliore interpretazione maschile
 
Ghisi Grütter

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