Ieri sera è andata in onda una puntata molto dura di “Presa Diretta” dedicata a Roma.
L’assunto era abbastanza lineare: a Roma negli ultimi 20 anni le politiche clientelari hanno creato un debito enorme, iniziato sotto la gestione Rutelli-Veltroni, risanato in maniera artificiale col “patto della pajata” del 2010 (ricordate Bossi che mangiava i rigatoni e la Polverini che girava la polenta?) e riaperto sotto la giunta Alemanno per favorire i vecchi amici di gioventù(o meglio, di “giovinezza”).
Per chi non ricordasse cos’è il patto della pajata: l’allora governo Berlusconi nella legge di stabilità “spalmò” il debito di Roma su TUTTI i contribuenti italiani. Improvvisamente, i montanari degli alpeggi di Brajes si trovavano a dover pagare le colazioni dei vari “dottò” e “presidente” di Piazza S. Lorenzo in Lucina.
Scrive Federico Fubini su Repubblica 28.11.2014:
“Per liberare l’amministrazione di Roma dall’assillo dei suoi debiti, dal 2009 al 2012 i contribuenti italiani si sono accollati oneri da 580 milioni di euro l’anno. Durante lo stesso periodo, hanno trasferito a Roma Capitale – la nuova entità libera dai debiti partita nel 2008 – altri 885 milioni di euro solo perché l’amministrazione potesse continuare a funzionare.
Infine nel 2013 i contribuenti di tutto il Paese, attraverso governo e parlamento, hanno mandato alla città di Roma altri 485 milioni di euro e si sono accollati debiti per ulteriori 115 milioni nella gestione commissariale che funziona ormai da bad bank della città eterna: l’entità (governativa) che gestisce i debiti e le poste finanziarie più intrattabili raccolte in eredità dalle ultime due o tre amministrazioni. Nessun altro comune italiano, fra le centinaia oggi in dissesto, ha mai goduto di un trattamento tanto privilegiato.“
Arriva Marino, chiama la Guardia di Finanza in Campidoglio per far controllare le partecipate e le consulenze e viene mandato affanculo alla velocità del suono.
Si insedia Virginia, dice “io non sono di destra o di sinistra” e come tutte le persone che dicono questa frase, reinsedia o conferma nei punti cruciali della vita cittadina (Ama, Atac, Acea) i boiardi di Alemanno.
Morale: Roma è praticamente una città fallita, non ha i soldi per nulla, ha una classe dirigente corrotta a livelli africani, si regge su un sistema di incarichi e prebende che nessuno riesce non dico a smantellare, ma nemmeno a diminuire.
Una puntata così è potenzialmente una bomba: si dichiara in maniera evidente e senza alcun tentennamento come la capitale d’Italia, notoriamente una città senza aziende, fabbriche o industrie, vada avanti solo grazie a un sistema corporativistico-clientelare mangia miliardi, un buco nero che inghiotte soldi come un’idrovora senza produrre un solo bene o servizio alla collettività (a riprova di ciò basti vedere il verde pubblico com’è curato, il servizio di trasporti, la gestione degli spazi comuni).
Quali sono le conseguenze per questa bomba mediatica? Chi si è dimesso stamattina dal suo posto da dirigente? Cosa c’è scritto nel comunicato stampa che sicuramente la segreteria del sindaco avrà fatto uscire dopo la messa in onda ?
In poche parole, quali conseguenze ha avuto questa pubblica denuncia sul malaffare romano?
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