Alla telenovela grillina sullo stadio della Roma ed opere connese a Tor di Valle si aggiunge un nuovo protagonista; Francesco Sanvitto, corrdinatore per il M5S del tavolo urbanistica, dato tra i papabili a succedere a Berdini. Ma considerando le parole molto dirette usate nei confronti di Grillo, temiamo che a questa poltrona non arriverà mai.
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M5s, manifestazione contro lo Stadio. «Grillo? Chi è? Questa è una truffa»
Non è andata benissimo la manifestazione anti-cemento di oggi degli attivisti M5s contro la loro stessa giunta. Si sono presentati in una cinquantina in piazza Madonna di Loreto (affianco al Campidoglio), cartelli alla mano, per consegnare al primo cittadino le motivazioni del loro “no allo stadio”. Oltre alla lettera, un fac-simile della delibera che annullerebbe l’interesse pubblico dichiarato dalla giunta Marino. Il messaggio da recapitare è chiaro: «Cara Virginia, sulla vicenda stadio state prendendo una cantonata».
Ma, come abbiamo scritto su Left in edicola questa settimana, Grillo ha già deciso tempo fa. E soprattutto, annullare la delibera ereditata con una contro-delibera costerebbe alla giunta – e ai romani – una causa multimilionaria. Ipotesi che a noi era stata smentita da tutte le parti coinvolte, perché “nessuno vuole arrivare a quello”, ma che col passare dei giorni sta diventando sempre più imponente. Testimonianza ne è la presenza dell’avvocato di Grillo (a cui fanno riferimento gli attivisti ribelli) appositamente calato da Genova Luca Lanzalone, a ogni tavolo tecnico. Un motivo questo che potrebbe valere ben più di tutti i valori ambientalisti. Proprio per questo, Raggi ha chiesto un parere all’Avvocatura capitolina.
Sul terreno di Tor di Valle, inoltre, è inoltre calata la scure della Sopraintendenza, che ha richiesto il vincolo per l’Ippodromo. Cosa che imporrebbe una rivisitazione del progetto, e una probabile ulteriore riduzione delle cubature facendo saltare le tre torri del Business Park – che dopo del 20 % quella ottenuta nell’ultima seduta plenaria, sarebbe difficile da far mandare giù al manager italo-americano James Pallotta e al costruttore Luca Parnasi. Anche se, per il Movimento, potrebbe essere una via di salvezza niente male: niente stadio, niente penale e soprattutto niente responsabilità.
In ogni caso domani, all’ennesima riunione con la società giallorossa e Parnasi, il Comune potrebbe presentarsi con una controproposta. Alla quale seguirebbe, con ogni probabilità, un nuovo slittamento della conferenza dei servizi (prevista per il 3 marzo) che dovrebbe sancire le sorti dell’operazione, e stavolta su richiesta dei proponenti.
Molto lontana l’era in cui a decidere erano gli attivisti M5s tramite votazione on-line. Non sarà una consultazione degli iscritti sulla piattaforma dedicata, stavolta, a dare il via libera, ma gli abitanti della zona. In che modo, è ancora tutto da studiare. Resta il fatto che si tratta di un coinvolgimento molto marginale e sicuramente ben lontano dalla democrazia partecipata. Della quale, per Sanvitto e gli altri attivisti, è rimasto poco: «Fin quando hanno fatto opposizione i tavoli di lavoro erano utili. Ora che sono diventati governo invece di usare i loro strumenti di persone particolarmente informate e capaci si sono circondati di mercenari opportunisti che non fanno parte del Movimento e che per di più sono anche ignoranti».
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