17 febbraio 2017

VERITA' PER GIULIO



Prima da Ministro degli Esteri, ora da Presidente del Consiglio, l'imperturbabile  Gentiloni continua a "bersi", in nome e per conto della "real politik", le bugie del capo di Stato egiziano che  coprono i responsabili  della terribile morte del giovane ricercatore italiano, Giulio Regeni. 

A Gentiloni e alla sua corte dei miracoli deve essere ben chiaro che   la pubblica opinione non si fermerà mai né mai si dirà vinta finchè non verranno assicurati alla giustizia internazionale gli assassini di Giulio. Glielo ricorderemo noi insieme a tantissimi altri ogni giorno e lo confermeremo , se il caso,  anche nelle urne elettorali, che  coprire i silenzi e i depistaggi della giustizia egiziana li rende complici degli stessi e della mano che ha ucciso il giovane italiano.

Deve essere  chiaro che non ci stancheremo mai di chiedere la verità sulla morte di Giulio. Non ci stancheremo noi come anche i milioni  di italiani  che insieme ai genitori di Giulio chiedono  LA VERITA'!!! Parola che a quanto sembra in questo caso  per Gentiloni ora e per Renzi prima  sia di difficile interpretazione. Ancora una volta gli interessi economici e geopolitici hanno la meglio sulla giovane vita del ricercatore italiano.

Se la verità sulla morte di Giulio non verrà fuori, anche grazie alla complicità dei vari Gentiloni di turno che si alterneranno alla guida del  Governo italiano, saranno morte anche le speranze di tutti noi di credere nella giustizia e in coloro che governano il nostro Paese.

Domenico Fischetto

 Per approfondire

Ieri Giulio Regeni è morto ancora

La politica è una scienza semplice: nonostante il cicaleccio che le sta intorno è tutta nelle azioni di chi governa, nel controllo dell’opposizione e nelle pressioni internazionali. Il resto è cerimonia, retorica, disonestà intellettuale, irrealtà, truffa. Abd al-Fattah al-Sisi, presidente di un Egitto che ci ha restituito Giulio Regeni martoriato e con addosso tutto il male del mondo, aveva promesso al nostro blando governo (al Renzi bis così come al precedente Renzi-Renzi) di mettersi a disposizione per la ricerca della verità e per il rispetto della vittima, dei suoi famigliari e dell’Italia intera. Gli abbiamo creduto (chi più, chi meno, chi per niente) poiché anche i carnefici talvolta sono indispensabili per fare chiarezza sulle colpe.
Khaled Shalab in Egitto era quel vigliacco generale che ebbe il coraggio di dichiarare a tutto il mondo che Giulio morì per un banale incidente stradale dichiarando fiero: «non c’è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane italiano, il cui corpo è stato ritrovato sulla strada desertica Cairo-Alessandria.» Evidentemente non gli bastò, come prova, il corpo sfigurato dalle incessanti torture che Regeni ha subito probabilmente per giorni interi. Del resto Shalab è lo stesso già condannato in Egitto per avere torturato un cittadino innocente nel 1999 e ormai deve averci fatto il callo. Non solo: secondo molti sarebbe proprio il generale ad avere provveduto all’operazione di tortura sul corpo indifeso dello studente italiano. Insomma: Shalab, in questa storia che si dipana poco e lentamente, è sospettato di essere il cattivo.
Nei giorni scorsi al-Sisi ha promosso Khaled Shalab nominandolo capo della polizia di Fayum, non distante dal Cairo. Promosso. Sì. Non si sa per quali meriti ma l’Egitto ha pensato bene di premiare il sospettato boia di Regeni alla faccia del tiepido Gentiloni, delle promesse sventolate e di una famiglia (quella di Giulio) che continua a farsi spezzare le vene del cuore da una vicenda che diventa più lugubre ogni giorno che passa. Il giudizio lo lascio a voi; la politica è una scienza semplice, del resto

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