Ma lo Stadio Tor di Valle è una torta da cui si può togliere una fetta di cubature? L”Amministrazione deve prendersi le sue responsabilità. Le scelte sono solo 3: andare avanti così, bocciare il progetto, o cambiarlo. Ma se lo si cambia, l’attuale maggioranza non può pensare di cavarsela tagliando qualche piano delle torri e – per inevitabile contropartita – alcune infrastrutture pubbliche. Se si rimette mano agli accordi, si deve ripensare il progetto complessivo. E soprattutto affrontare un dibattito con la città, invece di continuare a contrattare nelle segrete stanze con Pallotta, Parnasi e gli avvocati…
“il mancato rispetto delle su esposte condizioni necessarie , anche solo di una, comporterà decadenza ex tunc del pubblico interesse qui dichiarato e dei presupposti per il rilascio degli atti di assenso di Roma Capitale e della Regione Lazio, risoluzione della convenzione, con conseguente caducazione dei titoli e assensi che dovessero essere stati medio tempore rilasciati;
La delibera Marino/Caudo votata in Assemblea Capitolina , quella che conferisce il pubblico interesse al progetto preliminare, l’ha blindato, subordinandolo ad una serie di opere pubbliche ritenute indispensabili, specificando che se anche un solo punto non fosse poi rispettato, la delibera dovrebbe considerarsi decaduta. Quindi si possono mettere a punto nuovi accordi con il proponente privato, ma a meno che Eurnova non metta nero su bianco che è disposta ad addossarsi comunque le spese di tutte le infrastrutture pubbliche previste, anche a fronte di meno cubature direzionali e commerciali, la Sindaca e la sua maggioranza dovranno comunque, a nostro avviso, revocare la Delibera precedente e approvarne un’altra, che confermi – garantendolo – l’interesse pubblico del nuovo progetto ridimensionato (1)Inutile quindi per questa amministrazione cercare scappatoie burocratiche o cercare di salvarsi la faccia limando piani dai palazzi. Anche perchè, al di là degli imbuti burocratici, la sforbiciata di cubature non metterebbe al riparo dalle fondate obiezioni avanzate da più parti al progetto: anche se le Torri fossero un po’ più basse o i centri commerciali qualcuno in meno, la sostanza edificatoria non cambia.
Ma non vogliamo parlare ancora una volta del progetto dello Stadio. Quello che è in ballo, a questo punto, è anche la coerenza di una Sindaca e della sua maggioranza con le sue promesse elettorali e con i dettami e lo stile del movimento Cinque Stelle. E’ vero, nel programma e nelle linee programmatiche della Sindaca lo Stadio non è presente neanche come parola. Però ci sembra piuttosto rilevante tutto quanto è stato detto a suo tempo sull’operazione Stadio e Business Center da appartenenti del MoVimento, dal blog del suo leader Beppe Grillo (2) ai consiglieri M5S che avviarono azioni legali contro, ai tavoli degli attivisti, fino alla scelta di indicare – e prima del voto – come futuro assessore all’urbanistica Paolo Berdini, il più risoluto avversario dell’operazione Tor di Valle.
E se a rileggere oggi il programma della Sindaca giunge un forte sentore di aria fritta – infatti nessuna delle nostre “patate bollenti” (3), in cui era compresa la “patata bollente stadio” (4) sottoposte ai candidati in campagna elettorale vi trova una risposta (5) – possiamo confermare che, prevalentemente, il MoVimento era contrario al Business Center e alle cubature commerciali, e non allo Stadio (posizione poi abbracciata anche dall’Assessore Berdini dopo un parziale ripensamento).
Ma, a nostro avviso, non si può essere un po’ contrari al Business center. O si è contro a tutto l’agglomerato spropositato che dovrebbe sorgere accanto allo Stadio (che avrebbe comuqnue una già consistente quota di annessi: uffici, museo della Roma, centri commerciali, alberghi) e lo si cancella, però pretendendo le stesse infrastrutture che dovrebbero rendere sostenibile l’impatto del nuovo polo sportivo, oppure si spiega ai cittadini perché si è cambiato idea.
E se per dare giudizi di coerenza è corretto aspettare di vedere come andrà effettivamente a finire la vicenda, possiamo già darli sul come la vicenda è stata gestita finora. Molto male. E con scarsa coerenza.
Perchè la differenza tra “voltafaccia” e “ripensamento” non riguarda tanto il cambio di rotta rispetto a una scelta – sempre possibile, se adeguatamente motivato – ma il modo in cui avviene, in un movimento che ha sempre messo la trasparenza e il confronto con i cittadini al primo posto. Finora noi abbiamo visto un tema di grande rilevanza cittadina come il progetto Stadio della Roma affrontato nelle segrete stanze capitoline in riunioni ristrette con proponenti e avvocati, e l’informazione pubblica ridotta alle poche briciole raccolte da una stampa affamata più di gossip che di notizie di interesse pubblico.
Per inciso: se questa Amministrazione avesse fin dall’inizio improntato la sua azione di governo a una vera trasparenza sulle intenzioni e sigli atti (anziché spargere spot celebrativi di scarsa consistenza), aprendosi al confronto sui temi importanti, il giornalismo del pettegolezzo non avrebbe trovato sponde, né ossa da spolpare, e il dibattito non sarebbe mai caduto così in basso.
Ora leggiamo di iniziative di consiglieri e attivisti Cinquestelle che ancora un a volta reclamano chiarimenti e referendum on line dentro il Movimento (6). Ma finchè non entrerà nella testa di quelli che si definiscono “portavoce della cittadinanza” che il governo di Roma è una faccenda maledettamente seria, che i cittadini meritano rispetto, e che la Sindaca e i suoi assessori non rispondono a Grillo, a direttorii, avvocati, consiglieri, attivisti, tavoli, sondaggi, ma alle persone in carne e ossa, che ogni giorno fanno i conti con l’inferno di squallore metropolitano che è diventata la Capitale, continueremo a rotolare – tutti – lontano da ogni speranza.
E ad aggiungere puntate su puntate a una soap opera che questa città non si merita.
Anna Maria Bianchi Missaglia
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