21 febbraio 2017

NICOLA ZINGARETTI

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 
Dobbiamo essere chiari. Quanto sta avvenendo nel Pd non può essere vissuto come un'improvvisa sorpresa. Un fulmine a ciel sereno. Sarebbe più onesto dire che si tratta dell'epilogo di una storia fatta anche di errori di sottovalutazione.

Tentativi falliti di costruire una cultura politica unitaria, aggravata dallo smantellamento di luoghi e sedi unitarie di confronto ed elaborazione, sostituiti sempre più da una serie di occasioni ed eventi separati: fondazioni, meeting, riunioni, gruppi...

Questa parcellizzazione del partito ha portato a un'affiliazione di militanti sempre meno legata alla promozione di un progetto unitario utile al Paese e sempre di più sostenuta da gruppi in competizione gli uni con gli altri, spesso per spartirsi posti e poltrone. In questo processo, ha preso il sopravvento un metodo del confronto per cui, più che alle idee, si punta a criticare o demonizzare chi le idee le esprime.

Ma la cosa più grave - anche qui, epilogo scontato - è che il moltiplicarsi di personalismi e correnti ci ha allontanati dal sentire profondo del Paese, dalle sue angosce e paure. Una distanza che ha preso il volto delle sconfitte che si continuano a ripetere.

Io mi auguro che la scissione non ci sia e mi auguro che tutti facciano quanto possibile per evitarla.

Per quanto mi riguarda, ovviamente rimarrò nel Pd. Con le mie idee e, anche, con il bagaglio dell'esperienza politica positiva nel Lazio. Ma è ovvio che qualsiasi cosa accada, il congresso non potrà che porre al centro due temi fondamentali, intimamente legati tra loro: come cambiare il Pd e come ricostruire l'Italia.

Cambiare il Pd, che ha bisogno oggi di ridefinirsi profondamente per tornare una grande forza politica in grado di dare una speranza di cambiamento alle persone. Il Pd deve ricostruire un tessuto capace di tenere insieme le energie positive che l'Italia sa esprimere, e diventare un laboratorio di profonda innovazione per dare risposte politiche e di governo al Paese.

E ricostruire l'Italia, che significa innanzitutto saper intercettare le ragioni del malessere e della rabbia delle persone e, quindi, dare loro risposte credibili, sulla base di un progetto equo di sviluppo e di progresso economico e sociale basato sulla qualità del lavoro, sulla qualità dei servizi, sulla qualità dei sistemi formativi.

C'è un popolo di eroi a cui dobbiamo dare conto: i militanti e gli elettori che, malgrado tutto, alla sfida del Pd continuano a credere. È con loro che dobbiamo cambiare. 
Nicola Zingaretti 
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