21 aprile 2017

LA GUERRA FREDDA E IL PCI ( 2° INT,)


Non credo certo che l’Urss fosse paladina di un nuovo mondo pacifico e senza divisioni.
Ho sempre sostenuto che il marxismo, come il capitalismo, per loro natura, necessitino di essere internazionali, cioè mondiali, per cui l’aggiungere il nazionalismo al comunismo, rendeva, di fatto il “socialismo in un solo paese” parente strettissimo del fascismo, cui anche  l’imperialismo americano (nazionalista da sempre) si è piegato in fretta.    
Ho anche sempre saputo che il favorire la disuguaglianza e il consumismo – l’uno lasciando sfogare i più attrezzati e l’altro solleticando emulazione e desiderio di possesso delle masse – cardini essenziali del liberismo assoluto, sia molto più facile del tentativo di rendere tutti consapevoli della necessità di frugalità nei consumi (valore d’uso), di abbondanza di servizi fondamentali per tutti, di universale incremento culturale e di rispetto per il pianeta e il vivente.
Insomma che sia più facile nutrire la pancia che il cervello è ovvio
So già che mi si risponderà, sorridendo, che sto rincorrendo un ‘utopia, il che dimostra appunto quanto sopra.  
Al di là delle considerazioni implicitamente filosofiche, mi riesce sempre molto difficile capire la pretesa superiorità dello schierarsi in un campo  anzichè nell’altro.
Sembra che si sia d’accordo sul fatto che crudeltà e sopraffazioni fossero ben distribuite fra i due blocchi contrapposti.
Abbiamo convenuto che si trattasse di due imperi i e, se non sbaglio, anche tu sostieni che l’obiettivo fosse, per entrambi, il dominio mondiale, da raggiungere con ogni mezzo.
Chi parteggiava per gli USA manifestava contro l’URSS. Chi sperava nell’URSS manifestava contro gli USA.
Il mondo era diviso in due, ciascuna parte succuba di una potenza con ambizioni prevaricatrici e finzioni di facciata.
Perchè chi preferiva il sistema che ci ha condotti fin qui, sarebbe dovuto essere migliore di quello che ha perso poi la sfida?
La storia la fanno i vincitori e le loro magagne sembrano sempre tollerabili se confrontate con quelle dei perdenti che invece vengono descritte come inaccettabili, inumane e di cui “noi” non ci saremmo mai macchiati, sapendo che non è vero.
Per quanto concerne il capitalismo finanziario, la rendita e le modalità di accumulo della ricchezza, ribadisco quello che ho scritto, sempre disponibile a qualunque confronto.
Insomma, Franco Buccella sta molto onestamente da una parte; tu dall’altra, credo altrettanto onestamente.
Io non amo il fascismo di nessuna delle due parti, ma sono marxiano. Intellettualmente oppresso da quello vincente e non sopportando la finzione che proclama libertà il sopruso, diritto la prevaricazione, cittadino libero il suddito di un sistema intrinsecamente totalizzante di cui la politica dei politici attuali è ancella, ho sempre parteggiato per il vecchio PCI e non ho mai creduto che sottrarsi al giogo dell’URSS avrebbe significato approdare alla libertà. I condottieri delle ribellioni al moloch sovietico sarebbero soltanto approdati nel recinto opposto.
Persino figure repellenti come quelle nate dalla decomposizione sovietica, come i vari Ceausescu, non erano certo peggiori di quelli che prosperavano – e prosperano – all’ombra degli USA.
 
 
Umberto Pradella 
       

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