Con
Isabelle Huppert, André Marcon, Roman Kolinka, Edith Scob, Sarah Le Picard,
Yves Heck, del 2016.
Viva l’adultità
L’inizio
di L’avenir, titolo francese del
film, è leggermente retrodatato sotto la presidenza Sarkozy, e mostra la reazione
di protesta dei giovani studenti nel 2010, alla riforma delle pensioni che
eleva l’età minima dai sessanta ai sessantadue, fa saltare la possibilità di
prepensionamento per gli statali con famiglie numerose (oltre i tre figli) ed
eleva la pensione di vecchiaia dai sessantacinque ai sessantasette anni.
La
trama del film consiste nelle vicende di Nathalie (Isabelle Huppert) che vive a
Parigi ed è una professoressa di filosofia di liceo, moderatamente di sinistra,
che impartisce un insegnamento classico: il suo riferimento principale è
Rousseau. In passato aveva militato nel partito comunista per qualche anno,
adesso il suo obiettivo è quello di far ragionare i giovani con la propria
testa, stimolando il dibattito e il confronto. Anche suo marito Heinz (André
Marcon) è professore, ma sembrerebbero non condividano troppo né ideali né Weltanschaung.
A
dirla francamente “le cose che verranno” non prospettano niente di buono.
Nell’arco di pochi anni la vita di Nathalie cambierà radicalmente: i figli diventano
grandi e indipendenti, il marito s’innamora di un’altra e le chiede il divorzio,
la casa editrice non le rinnova più il contratto della collana, la madre morirà
e alla fine Nathalie deciderà di separarsi anche da Pandora, la gattona nera
ereditata dalla madre. Per tutta una serie di vicende Nathalie sembra accettare
passivamente tutto ciò che le accade: non lotta neanche un po’ per
riconquistare il marito e non reagisce affatto alla chiusura del contratto con
l’editore. Anche le conversazioni con Fabien (Roman Kolinka), suo giovane e
brillante ex-studente con il quale condivide molte cose, si riveleranno
deludenti. Fabien, che lei va a trovare nel Vercors, la accuserà di essere
troppo borghese e poco disponibile a mettere in discussione i suoi privilegi
acquisiti.
Sarà
dunque solo attraverso i lutti e gli abbandoni (perfino la casa della famiglia
del marito in Bretagna che lei amava particolarmente) che Nathalie ritroverà se
stessa e finirà per apprezzare la sua nuova situazione di libertà. Il film
vuole così rappresentare l’affermazione di una personalità in età adulta, una
volta liberatasi dei vari “dover essere”.
In
questo film intimo, bella è la descrizione del rapporto tra Nathalie e la madre,
una ex-modella narcisista e depressa (Sarah Le Picard), di cui lei deve
occuparsi, meno felice e un po’ impacciata è quella tra lei e il suo
ex-studente. Isabelle Hupert, protagonista assoluta (insieme ai libri) e
complice del successo del film, è mostrata nel suo invecchiare, senza trucco e con
la pelle sotto la luce del sole. Cammina un po’ curva, è leggermente sgraziata,
sempre un po’ di corsa e un po’ maldestra.
Il
film presenta una scelta variegata delle musiche, dai Lieder di Franz Schubert (la musica classica amata dal marito) a
Woody Guthrie (il folk singer amato
dal più eversivo Fabien), come se la trentaseienne regista volesse affermare di
saper trattare anche tematiche e periodi che non può aver vissuto. Presentato
alla Berlinale del 2016 L’avenir ha
vinto il premio per la miglior regia. Infatti, Mia Hansen-Løve
è da molti considerata come uno dei più interessanti giovani talenti del cinema
europeo.
Ghisi
Grütter
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