Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
“Il Parlamento approvi con urgenza la legge elettorale”, questo l’ultimatum di Sergio Mattarella dopo aver ricevuto ieri, a pranzo al Quirinale Laura Boldrini e Pietro Grasso. A tre mesi dalla sentenza della Consulta, che ha di fatto consegnato al Paese un sistema elettorale proporzionale, cosa piuttosto inevitabile in uno scenario politico in cui nessuna delle forze in campo raggiunge il 40%, il Capo dello Stato ha ritenuto di dover richiamare i partiti ad occuparsi di un tema “piuttosto urgente per il funzionamento istituzionale del nostro Paese”.
L’Italia, in effetti, sembra essere l’unico Paese dell’Unione Europea a non avere un chiaro sistema elettorale che permetta, qualora si ritenesse necessario, di indire le elezioni anticipate.
Il richiamo di Mattarella di “provvedere sollecitamente al compimento di due importanti adempimenti istituzionali: la nuova normativa elettorale per la Camera e il Senato e l’elezione di un giudice della Corte costituzionale”, sembra essere soprattutto rivolta ai sostenitori del voto anticipato, come a ricordare loro che senza l’approvazione di un sistema elettorale democratico, in armonia con i principi della Carta Costituzionale, sarà impossibile pensare ad un ritorno alle urne.
E allora ecco che inizia lo scaricabarile delle responsabilità, dell’inerzia delle forze politiche su questa questione, come gli scolari richiamati all’ordine dalla maestra che aveva affidato un compito di gruppo al quale nessuno ha lavorato. Il M5S accusa il Pd di aver continuamente posto dei veti per rallentare i lavori in Parlamento e Renzi si difende dicendo che: “La responsabilità non può gravare solo sul Pd perché il Partito democratico non ha nemmeno più il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato”. La risposta all’ex premier arriva da Alfredo D’Attorre, deputato di Articolo1-mdp, che sottolinea come “Sulla legge elettorale bisogna trovare i numeri e dire la verità. Il Pd non può lavarsene le mani. Renzi ha imposto al Parlamento una legge elettorale incostituzionale con la fiducia e poi dopo il referendum del 4 dicembre il Pd ha bloccato per mesi i lavori della Commissione Affari Costituzionali".
Il tempo però non è stato certamente sprecato, tutti i partiti, infatti, nel vuoto della discussione istituzionale, hanno iniziato a discutere di alleanze e accordi programmatici, come a dire: “preoccupiamoci della sella, poi al cavallo ci si pensa!” Nel centrodestra le prime crepe dopo l’annunciata compattezza di tutte le forze moderate dovute all’estremismo di Salvini a sostegno della Le Pen, riaccendono i riflettori sul patto del Nazareno. “Chiederò un referendum tra gli iscritti per decidere se il PD dovrà allearsi con Berlusconi o con Pisapia”, dichiara Andrea Orlando candidato alle primarie del Pd del 30 aprile.
Sondare il terreno, capire chi si allea con chi è tatticamente importante ai fini dell' approvazione della legge elettorale, eppure il messaggio che i cittadini italiani hanno dato alla politica con il voto referendario del 4 dicembre sembrava essere:
basta con le strategie elettoralistiche che precedono i programmi politici.
“Il risultato del referendum segna uno spartiacque. E' finita l'epoca dell'iper-maggioritario. – Afferma D’Attorre nella sala stampa di Montecitorio - Bisogna restituire al Paese una legge elettorale che rimetta al centro il principio di rappresentanza, la scelta dei parlamentari da riaffidare ai cittadini ed è fondamentale trovare dei meccanismi per la governabilità che stiano nel solco delle indicazioni date dalla Corte Costituzionale". Una proposta, quella di Articolo1-mdp che guarda evidentemente ad un sistema proporzionale e all’abolizione dei capilista bloccati. Non è dello stesso parere Matteo Renzi, che ripropone il Mattarellum e quindi un sistema chiaramente maggioritario. E mentre il M5S rilancia la sua proposta, il Legalicum, a Grillo tremano le vene ai polsi al solo pensiero di non poter più nominare i propri candidati, sarebbe l’inizio di un depotenziamento della sua figura da capo indiscusso del movimento.
È il caso di dire: “tra i diversi litiganti, Mattarella si impone!” E il 29 maggio la legge elettorale approderà in aula a Montecitorio con la sollecitazione di Laura Boldrini di “non rinviare ulteriormente perché è doveroso rispettare le attese dell’opinione pubblica e salvaguardare il ruolo istituzionale del Parlamento”.
Maura Pisciarelli
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