Per completezza di informazione volentieri pubblichiamo il punto di vista sul futuro Stadio della Roma del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC).
Anche perché "suona una campana" spesso ormai "fintamente" ascoltata ma praticamente sempre disattesa,; quella dei cittadini.
E' chiaro che fa più notizia Totti, la cui opinione abbiamo riportato nell'articolo pubblicato su Tre Righe precedentemente. Questo articolo dà invece voce, e per questo lo ringraziamo, ai cittadini dell'area di Tor di Valle e agli interessi delle "masse popolari" , come si diceva un tempo.
D.F.
La sindacatura della Raggi è contraddittoria, non tanto rispetto a processi, indagini, rapporto con la magistratura e l’onestà promessa o presunta sventolata sui programmi a cinque stelle. La sindacatura della Raggi ha senza dubbio inferto colpi agli interessi della borghesia imperialista o mostrato alcuni passi in quella direzione: vedi la costituzione della commissione di inchiesta sul patrimonio del Vaticano per sottoporlo al pagamento delle tasse, il rifiuto di organizzare le Olimpiadi a Roma; dall’altro ha mantenuto rapporto di ambiguità con le masse popolari organizzate nella città con cui non è mai stato costruito un vero legame. Eppure per tutte queste prese di posizione l’intesa tra comitati popolari e Amministrazione Comunale sarebbe funzionale allo sviluppo e al conseguimento degli obiettivi di entrambi: costruire potere popolare e democrazia partecipata contro le misure lacrime e sangue dello stato centrale e contro il regime di Austerity che mette in ginocchio i territori, le famiglie e le masse popolari tutte.
Oggi a Roma tiene banco una lotta particolarmente importante su cui invertire la rotta: la costruzione dello stadio della Roma a Tor di Valle. Gli interessi americani, proprietari del club calcistico della capitalie hanno preso di mira il quartiere per costruire questa grande opera privata nonostante l’opposizione di comitati e associazioni del posto. Virginia Raggi e la sua amministrazione oggi, come si legge su un recente articolo de Il Manifesto che pubblichiamo a seguire , pare volersi opporre alla costruzione dello stadio, misura per applicare la quale si rende necessario e utile cooperare con i comitati, aprirsi a quanto questi uomini e queste donne indicano all’Amministrazione per curare il quartiere e non lasciarlo in mano ai “palazzinari” e speculatori.
La verità è che l’Amministrazione romana conferma, quindi, di non sapere ancora che pesci prendere con un movimento popolare e partecipato che ne chiede risposta soprattutto rispetto a quanto promesso in campagna elettorale e rispetto a quanto richiederebbero i tanto evocati principi come democrazia partecipata e democrazia diretta. Tradurre concretamente in azione l’interesse delle masse popolari del quartiere, comporta per l’Amministrazione Comunale una serie di misure concrete e immediate che si fondino, piuttosto, sul protagonismo delle masse popolari dandogli gli strumenti, piuttosto, per organizzare autonomamente il territorio.
Di seguito l’articolo de Il Manifesto del 4.02.2017
No allo stadio, martedì incontro Raggi-As Roma. Berdini: «Confronto aperto».
Un mese per dire sì o no al nuovo stadio della Roma, con tutto il carico di consensi e dissensi popolari che ne segue. Martedì la società di Pallotta incontrerà al Campidoglio il comune per verificare se ci sono le condizioni per andare avanti dopo il parere negativo espresso da Raggi nell’ultimo giorno della Conferenza dei servizi, sospesa ora fino a marzo.
L’assessore Paolo Berdini assicura che «sarà l’occasione per confrontarsi in un clima sereno e collaborativo per il progetto definitivo dello stadio», anche se avverte che «non ci sarà nessuna variante».
È probabile dunque che il comune non sia contrario allo stadio e al «mega-mall» che lo circonda (e che vuole l’As Roma) mentre è decisamente ostile ai tre grattacieli di uffici previsti dal progetto (che vuole il costruttore Parnasi).
Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti (Pd), si dice «preoccupato» per il giudizio formale negativo espresso dal comune e dalla città metropolitana. «Uno sgarbo al sistema», per Zingaretti.
Mentre dal Campidoglio vedono ancora «margini per chiudere positivamente» la vicenda
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