Tradotta letteralmente, significa Fino a quando dunque, Catilina, (leggi Virginia) abuserai della nostra pazienza?. Prosegue con le parole "Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?"
Speriamo che Cicerone non si sia rivoltato nella tomba se abbiamo usato un suo famoso incipit dalle Catilinarie per sottolineare tutta la nostra "ira" per gli abusi della Sindaca Raggi. A Grillo , Casaleggio junior (come anche quello senior buonanima se fosse stato vivo )e tutto il M5S sarebbe bastato molto meno per levare gli scudi e gridare Onestà Onestà e chiedere le dimissioni subito se un Sindaco di colore diverso si fosse macchiato di un solo decimo delle accuse di cui è chiamata a dare spiegazioni alla Procura la Sindaca. Ma lei niente, va avanti con una faccetta di bronzo che non ha pari.
Ma non stanno bene neanche gli avversari più importanti del M5S, il Partito Democratico, che pur potendo cavalcare la tigre di questi "incidenti di percorso" preferiscono abbaiare alla luna ma non mordere. D'altronde il PD romano non si è ripreso da Mafia Capitale. La voce chioccia di Orfini, l'ineffabile commissario, si leva per commentare, anche con un sorrisetto beffardo, i guai degli altri senza guardarsi mai allo specchio. E gli altri suoi compari di partito sembrano una manica di figuranti. Per assurdo il migliore del PD romano è sempre Ignazio Marino, che Orfini and Co.hanno invece allontanato grazie ad una raccolta firme non su change.org ma dal notaio.
Quindi cara Sindaca vai tranquilla. Continua a mettere una pezza a tutti i guai passati e futuri. Tanto nessuno ti schioderà dalla sedia più alta del Campidoglio.
I romani , come ben sai, sono indolenti e chiacchieroni ma "de core" e Cicerone è morto da tempo.
Domenico Fischetto
Per approfondire
Se l’onestà del Movimento finisce sepolta dai guai di Virginia Raggi
di Ilaria Guipponi
Non si arresta il fiume di sventure sulla giunta Raggi. Beppe Grillo non fa in tempo a pubblicare una lunga lista di di “successi di Virginia”, 43 per la precisione, che sulla sua beniamina romana piove un’altra tegola. È di oggi la notizia che Salvatore Romeo, ex capo della segreteria del sindaco, risulta indagato per concorso in abuso d’ufficio.
L’uomo, che “romanticamente” (almeno stando alla ricostruzione di Grillo) aveva intestato due polizze di 30mila e 3mila euro alla stimata Raggi, si trova ora fra le mani un invito a comparire domani in Procura. Più o meno quanto guadagnava da semplice funzionario pubblico quale era, prima che il primo cittadino pentastellato lo promuovesse ai vertici – con relativo balzo di stipendio che l’Anac ha “suggerito” di abbassare a soli 93mila euro. Dimessosi a dicembre, è mestamente tornato al dipartimento partecipate da cui proveniva (e al relativo stipendio di 39mila euro).
L’uomo, che “romanticamente” (almeno stando alla ricostruzione di Grillo) aveva intestato due polizze di 30mila e 3mila euro alla stimata Raggi, si trova ora fra le mani un invito a comparire domani in Procura. Più o meno quanto guadagnava da semplice funzionario pubblico quale era, prima che il primo cittadino pentastellato lo promuovesse ai vertici – con relativo balzo di stipendio che l’Anac ha “suggerito” di abbassare a soli 93mila euro. Dimessosi a dicembre, è mestamente tornato al dipartimento partecipate da cui proveniva (e al relativo stipendio di 39mila euro).
Certo, se qualcosa è chiaro ormai nella tragicomica vicenda romana a cinque stelle, è che il sindaco ha qualche problema nella scelta dei collaboratori. Salvatore Romeo, assieme a Daniele Frongia membro “onorario” del cosiddetto “Raggio magico”, è sempre al suo fianco. In ogni foto, in ogni conferenza stampa. Perfino quella di scuse riguardanti la nomina di Raffaele Marra a capo del personale, il giorno in cui venne arrestato per corruzione (16 dicembre). È Romeo ad aver presentato l’ex uomo macchina al sindaco, cosa di cui si è detto pentito. Ed è sempre Romeo a selezionare gli assessori insieme alla Raggi, a consigliarla sulle nomine, e perfino, pare, a elaborare assieme a Marra il dossier per far fuori il collega di scranno Marcello De Vito, allora sfidante della Raggi alle comunarie. Alcune responsabilità sono agli atti, altre sono ancora da dimostrare.
Ma se di Marra (indagato anche per abuso d’ufficio in concorso con Raggi per la nomina del fratello Renato a capo del dipartimento Turismo), Virginia ha potuto affermare, pur con qualche imbarazzo: «è solo uno dei 23mila dipendenti», e che «era solo un tecnico» non interno al Movimento, per Romeo questo non sarà possibile. Se è vero che l’intestazione delle polizze di cui la prima cittadina si è vista beneficiaria (rivelata da il Fatto Quotidiano e da l’Espresso), sarebbe avvenuto “a sua insaputa”, meno credibile è che Salvatore Romeo fosse solo uno dei 23mila dipendenti pubblici: nell’intestazione stessa delle polizze al sindaco Raggi è scritto per “motivi affettivi”, come ha scoperto la Procura. Della sua relazione con il sindaco sia di tipo più intimo si vocifera, fin dai tempi della famosa foto che li ritraeva insieme sul tetto di palazzo Senatorio
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