9 aprile 2017

Recensione film . IN VIAGGIO CON JACQUELINE, regia di Mohamed Hamidi



Con Fatsah Bouyahmed, Lambert Wilson, Jamel Debbouze, Abdellah Chakir, del 2016.

Sceneggiatura di Mohamed Hamidi, Fatsah Bouyahmed e Alain-Michel Blanc.

Musica di Hibrahim Maalouf.

 



 




 

La vache

Una volta tanto il titolo italiano di un film è molto più carino dell’originale, il troppo generico La vache. In viaggio con Jacqueline è una garbata commedia frutto di una coproduzione franco-marocchina che racconta le vicende del contadino Fatah (il bravissimo Fatsah Bouyahmed) il quale, dopo anni di richieste, porta finalmente la sua vacca Jacqueline alla Fiera dell’Agricoltura che si svolge ogni anno a Parigi. Con i soldi racimolati da una colletta fra gli amici, Fatah lascia il suo villaggio in Algeria e la giovane moglie (Abdellah Chakir) con due bambine, e intraprende il viaggio in nave fino a Marsiglia, per poi proseguire a piedi attraversando tutta la campagna francese per raggiungere Parigi. A Marsiglia Fatah incontrerà il cognato Hassan (interpretato dal famoso comico maghrebino Jamel Debbouze) che si vergogna di far sapere che è sposato con una bionda francese, ha paura di dirlo al padre e di tornare in Algeria anche solo per una vacanza.

In una serie di episodi, incontri, disavventure, Fatah mostra sempre un carattere dolce ed espansivo. Fa amicizia con tutti, con i nobili (il conte Philippe interpretato da Lambert Wilson) così come con la loro servitù, con un gruppo circense, con contadini generosi (un’altra Jacqueline interpretata da Catherine Davenier) e alla fine s’imbatterà in un gruppo di manifestanti agricoli e finirà per errore in prigione. Fatah sorride al mondo, gli piace cantare, si ficca in una serie di piccole disavventure che lo porteranno casualmente in TV. La sua inusuale storia diventerà, come si dice oggi, “virale” sui social networks, i suoi followers apriranno una pagina facebook e tutti i media seguiranno le sue gesta, ma Fatah non perderà mai il candore e il sorriso.

L’incontro con il conte Philippe, nobile squattrinato lasciato dalla moglie, lo porterà a instaurare una profonda amicizia dove ci sarà un reciproco scambio. Philippe accoglie lui e Jacqueline nella sua magione di campagna, dove la vacca riceverà le cure necessarie perché era rimasta incastrata nel fango di uno stagno e le era venuta la tendinite a una zampa. Poi mostrerà a Fatah il film in bianco e nero La vacca e il prigioniero di Henri Verneuil del 1959, dove Fernandel scappa da un campo di prigionia tedesco portandosi  dietro una mucca, un simpatico precedente nella cinematografia francese. Fatah, dal suo canto, chiede al conte Philippe che prendeva delle medicine: «Qui siete tutti depressi, ma dove esattamente fa male?». Mauro Donzelli in “Cooming soon.it” ha riscontrato nella lettera scritta a quattro mani da Philippe e Fatah alla moglie Mokhtar, un esplicito omaggio anche alla commedia all’italiana di Totò, Peppino e la malafemmina del 1956.

Le varie avventure narrate nel film In viaggio con Jacqueline, sono un pretesto per mettere a confronto culture diverse, tradizione e progresso, totem e tabù, ma quello che alla fine vincerà su tutto saranno la solidarietà e la dignità, come valori interculturali. Sembrerebbe che con questo feel good movie, Mohamed Hamidi voglia affermare da un lato, che il mondo contadino di una volta possa diventare un modello anche per la civilissima Francia, dall’altro invece, che la mentalità sessista (ma solo algerina?) sia  completamente da rivedere.

Bravi tutti gli attori e ottima musica.

 

 

Ghisi Grütter

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