Ieri 7 febbraio il "Fatto Quotidiano" ha pubblicato, riprendendola dal " messaggero veneto", una lettera di addio di un giovane disperato di 30 anni che si è tolto la vita, testualmente affermando " di volersi vendicare , in quanto appartenente ad una generazione, che ha subito il furto della felicità". Il gesto disperato di Michele, cosi si chiamava mi ha colpito e desidero fare una breve riflessione, che spero possa essere di aiuto e conforto per quanti, come lui, si sentono abbandonati dal nostro Paese e senza un domani.
La crisi del 2008 ci ha precipitato in una crisi economico-sociale senza precedenti, almeno da ottanta anni ad oggi. Questa crisi sta logorando la nostra società in profondità, mostrando le nostre debolezze ed i nostri limiti di coesione e solidarietà. In Europa noi che avevamo assistito alle vite dei nostri genitori, avevamo ricevuto l' impressione, il convincimento che oramai ci eravamo lasciati per sempre, definitivamente alle spalle gli orrori e le tremende sofferenze che hanno dovuto sopportare i nostri nonni. Michele nella sua lettera-testamento ha scritto "se vivere non può essere un piacere, non può diventare un obbligo, sono stanco del precariato, volevo il massimo, non me ne faccio niente del minimo". Nel nostro Paese sono centinaia, forse più gli imprenditori, lavoratori autonomi, i giovani che da quando è scoppiata la crisi economica si sono sentiti abbandonati ed hanno deciso di farla finita. Io sono testimone di moltissime persone che soffrono e stanno attraversando un periodo che non sembra avere sbocco di estraniazione professionale, economica e sociale. La scelta di Michele tuttavia è la risposta sbagliata, folle ! In Europa avevamo dimenticato l' esperienza della privazione e del bisogno! Ma nel resto del mondo , mentre noi vivevamo una "dolce vita" soffrivano e soffrono stenti e difficoltà . Non desidero alludere ai luoghi del pianeta dove oggi si combattono guerre e si muore come le mosche, desidero fare riferimento ad altri contesti geografici che per alcuni stanno diventando una sorta di " eldorado". In Cina, che si sta affermando come super Potenza, ben 150 milioni di persone ancora oggi sono sotto la soglia di povertà assoluta. Non credo che in India ed altrove le cose possano essere meglio. La migliore scienza e filosofia ci ha lucidamente indicato la via da seguire. Lo stesso Darwin non ci aveva forse chiarito l' istinto di sopravvivenza e la tendenza alla sopraffazione? Vogliamo dimenticare anche solo per un attimo, come ci ha insegnato Hobbes che lo Stato nasce per l' appunto per difendere i deboli dai prepotenti? Vi ricordate ? Impedire l' " Homo homini lupus" ? A tutti quelli che come Michele si sentono abbandonati , persi senza speranza, desidero dire : la vera soddisfazione personale non risiede nel soddisfare esigenze personali, siano queste di arricchimento personale o di generico ed indistinto perseguimento di finalità personali di ricerca di una felicità ,che spesso ci riduce ad essere solo " dei consumatori finali". Il senso vero della vita, se vogliamo ritrovarlo risiede nella lotta politica per difendere le ragioni dei più deboli, di quelli che hanno ricevuto meno di noi, di quelli che non possono, perché non sono in grado di difendere se stessi ed i propri cari. Quest' ultimi hanno bisogno di coloro che si possano battere per loro, per dargli almeno una speranza per la quale valga vivere e sopportare grandi sofferenze ed ingiustizie . Il mondo dei privilegiati è un mondo cinico, spesso senza solidarietà e sollecitudine, un mondo ingiusto, che noi, la Sinistra, combattiamo e desideriamo cambiare, per consentire a tutti la possibilità di perseguire i propri sogni e vivere la loro vita. La sfida è enorme, come nel passato le possibilità di successo scarse ma non credo, anche se fossimo sconfitti, che questo renderebbe le nostre vite meno interessanti e non degne di essere vissute , essere degli indomiti combattenti , riprendere la lotta di classe, la lotta per affermare la giustizia e l'equità credo con tutto me stesso la possibilità più bella ed appagante per ciascuno di noi, anche se dovessimo uscirne sconfitti.
Un caro saluto a Tutti .
Luca Giordano
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