Carissime/i,
come preannunciato nell'ultima riunione, ci riuniamo domani per assumere importanti decisioni, per il nostro futuro e per le azioni da intraprendere. I punti all'odg saranno:
- obiettivi e assetto del Comitato, su proposta che verrà da Marina Boscaino
- scelta della denominazione dei comitati sulla base delle tre proposte definite nella riunione dalla riunione nazionale
- proposta sul voto estero, a seguire
- organizzazione del 25 aprile e del 2 giugno
- proposte per la organizzazione della due giorni seminariale a livello nazionale.
La riunione è quindi:
lunedì 10 aprile dalle 17.30 alle 19.45 in via Casoria 16 (sede Unicobas scuola)
Tutte/i invitate/i a partecipare!!!
A presto
Fanio, per il comitato
Proposte del Comitato romano per il voto all’estero
Alle donne ed agli uomini
del Comitato romano per il no al
referendum costituzionale è toccato l’onere di garantire la copertura, nei
limiti del possibile, dei 1.478 seggi di Castelnuovo di Porto quali rappresentanti
di lista presso la circoscrizione estero in occasione dello scrutinio del 4
dicembre. L’esperienza maturata in tale occasione ci ha convinti senza alcun
dubbio della necessità e urgenza di operare una revisione sia del sistema
normativo sia delle modalità operative con le quali riconoscere e fare
esercitare il diritto di voto ai connazionali residenti all’estero.
Abbiamo potuto verificare
che spesso il corpo elettorale chiamato ad esprimersi è composto da cittadini
emigrati da decenni e spesso negli elenchi figurano anche persone già decedute.
Per di più il voto all’estero è consentito anche a figli di emigrati con doppia
cittadinanza, che a volte non parlano più l’italiano. Ma abbiamo già da tempo
constatato come nelle elezioni politiche siano state accertate come minimo
delle disfunzioni quando non veri e propri casi di brogli, mentre nei
referendum abrogativi la platea degli elettori residenti all’estero reca un
effetto che giudichiamo distorsivo rispetto al raggiungimento del quorum richiesto
per la validità degli stessi.
Riteniamo che non debba
costituire un tabù neanche l’idea che ai concittadini residenti all’estero con
doppia cittadinanza possa essere richiesta l’opzione di esercitare il proprio
diritto elettorale nella nazione di residenza o in Italia. Ma occorre comunque
intervenire urgentemente con modifiche più o meno incisive alla Legge n. 459
del 2001, di cui molti anni di esperienza decretano oramai la palese
inadeguatezza, anche per il forte rischio di brogli.
Gli interventi possono
incidere a diversi livelli e con differenti conseguenze, ognuna da valutare
naturalmente anche sotto il profilo della liceità costituzionale, ma tenendo
ben presente che spesso alcuni principi possono risultare in contrasto tra loro
e, pertanto, occorre definire tra di essi una gerarchia di prevalenza.
In tal senso si potrebbe
agire:
-
definendo in maniera più stringente il
corpo elettorale chiamato al voto;
-
salvaguardando in maniera più forte
libertà e segretezza del voto e volontà dell’elettore;
-
rendendo gestibile in maniera più
efficiente le operazioni di scrutinio se non possa in qualche modo ipotizzarsi
il superamento del voto per corrispondenza senza intaccare la possibilità
effettiva di esprimere il proprio suffragio.
1.
il metodo più drastico per garantire
segretezza e libertà del voto potrebbe essere individuato nella necessità che
gli elettori si rechino presso i consolati o le sedi da questi individuate
quali seggi elettorali per esprimere il voto con le modalità vigenti in Italia;
2.
qualora la soluzione del punto 1. ponesse
problemi operativi che rendessero di fatto impossibile l’esercizio del diritto
di voto in condizione di pari opportunità per tutti gli italiani residenti
all’estero (in particolare per le distanze dei seggi dai luoghi di residenza),
allora occorrerebbe agire su una diversa modalità di gestione del voto degli
italiani all’estero;
3.
oggi, paradossalmente, i cittadini
residenti in Italia hanno una garanzia di accesso al voto meno ampia rispetto
agli italiani all’estero iscritti presso l'AIRE, i quali ricevono
automaticamente a casa il kit per il voto comprensivo di schede e certificato
elettorale. Gli italiani residenti devono invece recarsi alle urne con la
tessera elettorale sulla quale il presidente del seggio appone un timbro nell'apposito
spazio; esauriti i 18 spazi liberi (uno per tornata elettorale) l’elettore
residente deve chiedere al proprio Comune di residenza una nuova tessera
elettorale senza la quale non è possibile votare.
a. riteniamo
pertanto che in primo luogo si debba operare sugli stessi elenchi degli
elettori, aggiornandoli prima di ogni tornata elettorale o referendaria e
chiedendo a tutti i residenti all’estero ad una certa data o in occasione della
loro iscrizione all’AIRE di esprimere la propria volontà di essere iscritti
anche nelle liste elettorali, confermandolo poi o con la richiesta di una nuova
tessera elettorale o a scadenza di un certo numero di anni;
b. ciò
comporterà la definizione di un corpo elettorale “certo”, depurato ad esempio
dei defunti che si ritrovano negli elenchi dei votanti: si ribadisce che nei
referendum abrogativi la consistenza del corpo elettorale definisce il quorum
necessario per la validità dei referendum stessi;
c. nel
caso di voto presso un seggio il cittadino residente all’estero dovrà pertanto
esibire la sua tessera elettorale, gestita con le medesime modalità oggi
previste per gli elettori residenti in Italia;
d. nel
caso in cui invece si prosegua con il voto per corrispondenza, soltanto a
coloro che avranno effettuato la richiesta verrà inviata la tessera elettorale:
strutturata in modo da contenere in sé i certificati elettorali sotto forma di
bollini colorati dotati di un codice a barre per la verifica ottica
dell’elettore, ognuno con un colore diverso, che, in occasione di ogni
votazione, verrebbero staccati dalla tessera per essere inseriti nella busta
grande, contenente altresì la seconda busta piccola con la scheda votata.
Ovviamente gli elettori dovranno essere informati in occasione di ogni elezione
evidenziando in maniera particolare la necessità di apporre il bollino del
colore determinato per quella particolare elezione. Pertanto, così come avviene
per gli elettori residenti in Italia, esaurito il numero di bollini/
certificati disponibili, l’elettore richiede al consolato il rilascio di una
nuova tessera. Altresì in caso di smarrimento della tessera (previa denuncia al
Consolato di riferimento), l’elettore estero realmente intenzionato a
esercitare il diritto di voto dovrebbe chiedere l’invio della nuova tessera
elettorale contenente i bollini/certificati elettorali. Tessere e schede
dovrebbero essere stampate in maniera centralizzata in Italia, risolvendo in
tal modo il problema della possibile falsificazione dei certificati che oggi
vengono stampati localmente all'estero, da soggetti privati, su iniziativa di
ogni consolato Ulteriori ricadute positive della soluzione consistono:
a.i.
nella garanzia della segretezza del voto:
ogni bollino/certificato elettorale conterrebbe un codice a barre senza
l'indicazione del nome e del cognome dell'elettore;
a.ii.
nella maggiore speditezza dello spoglio
delle schede e garanzia nella verifica dell’elettore e contro la duplicazione
dei certificati: infatti, il codice a barre consente la lettura con un
dispositivo portatile simile ai lettori del supermercato (anche con uno
smartphone) dei dati dell'elettore ai fini della verifica della presenza di
questi nelle liste elettorali. In questo modo la verifica sarebbe eseguita in
maniera centralizzata e computerizzata mediante accesso a un unico database
degli elettori attraverso un semplice dispositivo collegato in rete (intendendo
con ciò anche una rete privata). Oggi l'operazione di verifica della presenza
dell’elettore nell'elenco degli aventi diritto al voto viene fatta a mano su
enormi registri cartacei dagli scrutatori con eccessivo impiego di energie e di
tempo e non garantisce contro la presenza di certificati duplicati. Inoltre, è
prassi purtroppo alquanto comune quella di estrarre tutti i certificati dalle
buste per eseguire le verifiche successivamente, dopo aver inopinatamente (e
soprattutto illecitamente) inserito tutte le buste piccole nell'urna, rendendo
praticamente impossibile parte consistente delle verifiche da fare nella fase
preliminare dello spoglio (annullamento dei voti non validi). In particolare,
la prassi di separare i certificati dalle schede votate prima della verifica
della presenza nelle liste elettorali impedisce l’individuazione del voto non
valido che risulta mischiato a tutti gli altri essendo stato inserito nell’urna
in maniera indiscriminata. Nelle precedenti tornate elettorali si sono
evidenziati casi di brogli per certificati falsi e duplicati rispetto ai quali,
con il modus operandi attuale, c’è scarsa possibilità di intervenire con
un controllo efficace al momento delle fasi preliminari (ovvero dall'apertura
del seggio estero fino all'inizio dello spoglio vero e proprio), anche perché
nei collegi suddivisi su più seggi i libroni sono duplicati per ogni seggio (se
quindi i duplicati si verificano in seggi diversi dello stesso collegio non
vengono individuati)
4.
Un’altra opzione proponibile è poi la divisione dell’unica circoscrizione estero in
almeno tre circoscrizioni. Il centro di Castelnuovo di Porto è un girone
dantesco. Non esiste organizzazione politica in grado di sostenere la prova
della verifica di tutte le sezioni attraverso propri rappresentanti di lista.
Questo si traduce in un difetto di controllo e quindi maggiore opacità delle
operazioni di spoglio. Il carico del lavoro dei rappresentanti di lista,
chiamati a vigilare, risulta così tutto sulle spalle dei militanti di Roma e
provincia, in tal modo sottraendo forze al controllo presso le sezioni
ordinarie. Sarebbe perciò opportuna la divisione della circoscrizione estero
almeno in tre ripartizioni (es. Milano, Roma e Napoli) per diluire il carico e
rendere meno gravose le operazioni anche dal punto di vista organizzativo.
Ove ciò non sia ritenuto possibile od
opportuno (anche per non frazionare il lavoro dell’Ufficio Centrale, che
andrebbe invece potenziato) e, pertanto, si proseguisse in una gestione unica e
centralizzata dello spoglio del voto per corrispondenza degli italiani
all’estero può in alternativa prevedersi:
-
scaglionamento dell’ora d’inizio per 3
gruppi di seggi, in ragione del numero di schede da scrutinare: ciò dovrebbe
evitare, o diminuire, l‘ingorgo iniziale;
-
nomina preventiva dei sostituti nei seggi,
in ragione del 6% (dato statistico medio) del totale;
-
dare maggior tempo all’Ufficio Centrale
per la gestione dei rappresentanti di lista, ad esempio con la consegna delle
liste dei rappresentanti stessi anticipata alle ore 12 del venerdì precedente.
Riteniamo inoltre opportuno che:
1) sul
certificato a bollini sia chiaramente scritto, in Italiano, Inglese, francese,
tedesco, spagnolo e portoghese la parte dell’Art. 48, commentata: “Il voto è personale ed eguale, libero e
segreto. Il suo esercizio è dovere civico.”
Personale: la Repubblica Italiana non ammette
il voto per procura. Questo certificato non è cedibile ad altri, nessuno può
votare in luogo di altre persone.
Uguale: i voti di tutti i cittadini hanno
egual valore
Libero: deve essere esercitato senza
costrizioni o ricatti, o remunerazione.
Segreto: nessuno deve sapere come ha votato
il singolo elettore.
2)
che sulla busta contenente sia il
certificato che quella contenente la scheda sia scritto “riservata personale” in italiano e nella lingua locale.
i grandi consolati andrebbero suddivisi, su base
completamente casuale, in sezioni consolari elettorali ciascuna con un massimo
20mila iscritti. Il numero della sezione consolare elettorale deve essere
riportato sulla busta e questa smistata dalla posta nella sezione consolare
elettorale di competenza. Questo perché sia possibile una migliore divisione a
livello dello scrutinio, anche
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