21 dicembre 2017

A PROPOSITO DI USTICA




Mio fratello primogenito, che ora non c'è più, ma al tempo era ufficiale della Marina militare,  a proposito dell'aereo abbattuto nei cieli di Ustica, in una discussione avvenuta tra noi qualche tempo dopo sostenne che quel giorno in quei cieli si era svolta un'azione di guerra organizzata e condivisa tra alleati. Il DC 8 era stato colpito per errore, ma uno scenario di guerra aveva primato e supremazia su qualsiasi altra ragione di carattere civile. Questo per capire quali logiche e mentalità incompatibili e opposte abbiano attraversato e lacerato famiglie e Paese. Mesi fa, alla presentazione di un libro su quella tragedia, dal pubblico intervenne Giovanardi a sostenere, con la sua vociona da cacciabombardiere, che l'aereo civile cadde nel mare di Ustica per l'esplosione di una bomba collocata nel suo bagno prima della partenza. E chi la collocò? Gli stessi brigatisti e palestinesi che qualche giorno prima, secondo Giovanardi, avevano organizzato anche l'attentato alla stazione di Bologna.  Ora, a distanza di decenni, arriva la testimonianza diretta di un marinaio della Saratoga, portaerei americana coinvolta nella strage di Ustica, e rientra in Italia condannato all'ergastolo per la strage di Piazza della Loggia, in quel di Brescia,Tramonte, fascista di Ordine Nuovo e agente coperto del SID. Mentre in un suo intervento il giudice Salvini sostiene che a organizzare l'attentato alla Banca dell'Agricoltura a Milano furono i fascisti assistiti e guidati dal nucleo della CIA che aveva sede in una caserma americana a Verona. E che a inventarsi la pista dell'anarchico Valpreda furono i funzionari dell'Ufficio Affari Riservati del Viminale. Questo Paese dal dopoguerra è stato confine lacerato e insanguinato tra interessi strategici opposti. Come diceva Andreotti, che di queste cose se ne intendeva, noi allora avevamo la moglie americana e l'amante libica. Per avere tentato un approdo meno contraddittorio e tormentato, Moro ci ha rimesso la vita. Da quella del Primo Maggio del 1948, a Portella della Ginestra, in Sicilia, per cinquant'anni abbiamo vissuto tra attentati e stragi, trame criminali, depistaggi e menzogna. E poi ci stupiamo di avere qualche serio problema con le istituzioni e la politica.
Gian Carlo Marchesini

 

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