"Diritti senza confini" era lo striscione che ha aperto ieri,16 dicembre, la manifestazione antirazzista partita ieri alle 15 da piazza della Repubblica a Roma e arrivata a piazza del Popolo.
Nel corteo presenti molte associazioni, movimenti e sindacati, da Baobab ai movimenti per la casa, oltre a rifugiati e richiedenti asilo e centri sociali di tutta Italia. Erano attese 15 mila persone ed invece ne sono arrivate 25 mila, anche da Berlino e Francoforte.
Una manifestazione composta e pacifica che ha smentito tutte le previsioni secondo le quali ci sarebbe stato un altissimo rischio di violenza e per le quali si erano organizzati imponenti controlli di filtraggio pre-manifestazione e un folto schieramento di forze dell'ordine in tutta la città.
Un corteo ricco di parole d'ordine politico: "Reddito minimo garantito", "Tutti sulla stessa barca", "Mai con Renzi, mai con Salvini, Respingiamoli", e ancora: "Non siamo pacchi postali", "Non ci fermeranno né manganelli, né mari, né muri, né Minniti - Resistenza meticcia".
Meno di un mese fa a Cona, alla "marcia della dignità ", i migranti ospitati nell’ex base militare trasformata in centro di accoglienza straordinaria hanno protestato contro le condizioni del centro camminando fino a Venezia. Alcuni di loro erano presenti ieri nella Capitale con la speranza di dare vita ad una forma di organizzazione per i migranti. "Dopo la marcia di Cona un centinaio di migranti è stato trasferito in altri centri. Finalmente ci hanno visti".
È proprio questo il grande paradosso: migliaia di persone vivono nell'invisibilità e la destra italiana, nonché il Governo ci dicono che siamo invasi dagli immigrati.
Per migliaia di persone non sono previsti diritti né documenti ed è proprio questo che li rende vittime di sfruttamento e schiavitù nei campi o nei cantieri.
"Oggi qui ci sono quelli che si sono visti respingere la richiesta di asilo e per questo adesso sono confinati nelle periferie, nei campi o vengono sfruttati nella grande distribuzione - spiega Aboubakar Soumahoro, portavoce della manifestazione- Quella che stiamo facendo non è una guerra tra poveri, come vorrebbe chi ci contrappone agli italiani, ma la battaglia di tutti gli impoveriti, dei dannati della globalizzazione".
Maura Pisciarelli
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