2 dicembre 2017

Recensione film : BORG MCc ENROE regia di Janus Metz Pederson



 Con Sverrir Gudnason, Shia Labeouf, Stellan Skårsgard, Tuva Novotny, Claes Ljungmark, Robert Emms, Svezia/Danimarca/Finlandia 2017. Sceneggiatura di Ronnie Sandhal.

 



 

Match points

Per diventare un campione di tennis, oltre alla preparazione atletica e tecnica, è fondamentale avere una cosa: la “testa”. Ciò significa che bisogna possedere una straordinaria capacità di concentrazione e coniugarla a una spaventosa determinazione. Personalmente sono stata in passato una più che mediocre giocatrice di tennis e mi sono sempre meravigliata nel vedere quali potessero essere gli effetti devastanti di un attimo di deconcentrazione: la pallina, immediatamente, schizza via lontano.

Nel film Borg McEnroe, del regista Janus Metz Pederson, siamo a Wimbledon nel 1980, cuore del tennis, unico Grande Slam su erba, meta e sogno di ogni giocatore. Björn Rune Borg (interpretato dall’affascinante Sverrir Gudnason, attore poco conosciuto fuori la Svezia), all’epoca numero uno del mondo, a ventiquattro anni aveva già vinto il titolo in quattro annate consecutive e si accingeva a conquistarlo una quinta volta per entrare nella storia del tennis. Si affacciava alla gloria un giovane mancino newyorkese, John Patrick Mc Enroe (un bravissimo e stizzoso Shia Labeouf), un tennista di origine irlandese che possedeva un gran servizio, ma anche un carattere piuttosto vivace e irriverente.

Borg è sotto pressione, la sua maschera di ghiaccio comincia a vacillare, la sua sete di vittoria lo porta a sentirsi male, a sviluppare pratiche di autocontrollo metodiche e punitive e di subire perfino attacchi di panico (o almeno così il film racconta). John Mc Enroe, invece è dipinto come un nevrotico (si, si lo è) che litiga con tutti, insulta i giornalisti, i giudici, e perfino il pubblico che, infatti, lo fischia. Meno si sente amato e più si indispettisce. Ciononostante è dotato di un grandissimo talento e il suo serve and volley è molto rapido ed efficace.

Tra il 1978 e il 1981, i due tennisti rivali si sono incontrati per ben quattordici volte vincendo esattamente sette partite ciascuno. Inoltre, tra il 1980 e l’81, i due si sono alternati al primo posto della classifica anche nello stesso mese, fino al ritiro di Björn Borg dal tennis a soli ventisei anni. La finale di Wimbledon disputata tra Borg e Mc Enroe quell’anno, è considerata da molti una tra le più belle ed emozionanti di tutta la storia del tennis, in particolare il tie-break del quarto set dove John Patrick ha annullato cinque match point a Björn Borg. In sintesi, il film mostra l’inizio del passaggio di consegne tra un sofferente Borg che sente il declino psicofisico della sua stella, e un super-promettente Mc Enroe.   

Nel film sono mostrati attorno ai due protagonisti anche altri famosi giocatori della fine degli anni ’70 come Jimmy Connors (altro rivale) e i più gaudenti Vitas Gerulatis e Ilie Nastase e Peter Fleming suo compagno di doppio. All’epoca si giocava ancora con le racchette di legno, non vigevano ancora le rigide regole nutrizioniste e il coach era uno solo, non un team di specialisti. In originale il film è intitolato solo Borg dedicato appunto a questa sorta di eroe nazionale svedese che ha contribuito a dare un nuovo slancio al tennis scandinavo. L’occhio di bue, infatti, è incentrato su Björn, visto dal suo affezionato allenatore Lennart Bergelin (il bravissimo Stellan Skårsgard), inframezzato da vari flash back che raccontano la sua infanzia, i suoi tormenti adolescenziali e le sue difficoltà nell’applicazione di una ferrea disciplina mentale per forgiare il carattere. Mc Enroe è rappresentato prevalentemente come simbolo del nuovo, del futuro, e della giovinezza, anche se solo tre anni separano i due giocatori.

Presentato all’ultimo Festival di Roma, il film presenta uno strepitoso montaggio, non indugia sulle prestazioni tecniche dell’incontro, ma indaga sulle psicologie dei due tennisti che, nonostante le abissali differenze caratteriali, hanno molti punti in comune. In tal modo il film può essere seguito anche da un pubblico generalista.

 


Ghisi Grütter

 

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