23 dicembre 2017

Dalla curva di Phillips all'ex Ministro Matteoli






                                                              Altero Matteoli


C’era una volta la “Curva di Phillips” secondo la quale, in economia, in presenza di ripresa, ad una riduzione della disoccupazione, corrisponde un aumento dei salari e, successivamente, dei prezzi.
In tutto l’occidente la ripresa c’è, sostenuta quasi ovunque, dagli USA al Giappone all’Europa, ma l’inflazione non cresce.
Gli economisti sanno bene che la famosa equazione è da mettere in soffitta; il meccanismo non funziona più.
Mario Draghi ritiene che, oltre a tecnologia e robot e la creazione delle catene globali di produzione, si abbia a che fare con i cambiamenti strutturali del mercato del lavoro e che le stime della capacità inutilizzata potrebbero essere più alta delle cifre della disoccupazione. Uno studio recente della BCE sostiene che, comprendendo la sotto-occupazione involontaria, si potrebbe arrivare fino al doppio del 9% delle cifre ufficiali.
In soldoni, la ripresa avviene senza sensibile aumento dell’occupazione.
In questo quadro, diventa facile sostenere che:
·         le politiche di liberalizzazione del mercato del lavoro sono inutili
·         la ripresa dell’economia e le crisi ricorrenti sono quasi del tutto indipendenti dalle scelte politiche (anche quelle monetarie, come Draghi e i banchieri centrali sanno bene), che diventano fattori assolutamente marginali.
In Germania, il paradosso è che, mentre l’economia è in volo, le aziende licenziano.
Macron ha presentato una riforma del mercato del lavoro che sembra una fotocopia del Job act, persino usando gli stessi slogan trionfalistici.
Il guaio è che il bilancio del job act è molto incerto e, in ultima analisi, nella migliore delle ipotesi, ininfluente sulla dinamica dell’occupazione. E’ quasi certo che non ha influito granchè sulla capacità della economia italiana di creare posti di lavoro. I suoi effetti sono stati gonfiati dagli incentivi e dalla ripresa. I dati dimostrano che i posti di lavoro creati in Italia (vedi sotto) sono tremendamente insufficienti e in genere precari, mentre la disoccupazione di massa persiste.   
Negli USA i nuovi occupati sono in boom, ma non c’è crescita salariale 
Credo che Padoan sappia benissimo tutto questo, ma il PD ha deciso che per stimolare la domanda, si debbano elargire “bonus” a pioggia.
Non so cosa succederà alla finanziaria in discussione, ma quella uscita dal Consiglio dei Ministri prevede, per il 2018, una pioggia di bonus per 12,2 miliardi di euro, contro  gli 11 di quest’anno. Sono 15 bonus, un poco su tutto,anche senza limiti di reddito, che, alla domanda di beni e servizi, continueranno a fare il solletico. 
Lo stato di salute
·         La legge elettorale, definendo i collegi, ha riconosciuto la riduzione di peso del sud. La popolazione è diminuita per le forti correnti migratorie. Negli ultimi 10 anni, oltre agli altri, hanno lasciato il sud 200.000 giovani laureati. L’economia è in ripresa, ma, dal 2008, un milione e mezzo di Italiani, si sono trasferiti all’estero e l’emoraggia continua. Se ne vanno persino gli stranieri.
·         Il prodotto per abitante del mezzogiorno nel 2016 è stato pari al 56% a quello del resto del paese
·         Il rischio di povertà nel sud passa dal 46,4% del 2015 al 46,9% del 2016, mentre nel nord-ovest cresce dal 18,5 al 21%  e nel nord-est passa dal 15,9 al 17,1, sempre confrontando 2015 e2016
·         Nel 2017 l’occupazione (stime) aumenterà dell’1,4% sul 2016. I lavoratori autonomi diminuiranno dell’1,1%. Quelli a tempo indeterminato cresceranno  dello 0,2%. Quelli a tempo determinato (involontario) del 14,8%.
In particolare, i dati effettivi al settembre 2017, rilevano una impennata dei contratti di somministrazione (+20,1%) e lavoro a chiamata (+133,2%, in sostituzione degli abrogati voucher) nell’ambito dei contratti a tempo (+27,3%), mentre sono in contrazione quelli cosidetti stabili (- 3,5%).
Le previsioni sembrano ottimistiche   
·         RB, cioè rapporti di lavoro di breve durata, inferiori ai tre mesi, nel 2016, sono cresciuti di un milione.In 5 anni 9 milioni. Peggio dei mini jobs tedeschi. Sono definibili come fast jobs, frontiera estrema del precariato: molti sono veri e propri “ lavoretti lampo”, da uno a tre giorni. In mezzo, il Job act e il decreto Poletti che ha liberalizzato i contratti a tempo.
·         Il numero dei contratti collettivi nazionali continua a lievitare: la banca dati del CNEL ne ha censiti 868 al settembre 2017. Soltanto 300 considerati regolari, i restanti sono definiti “contratti pirata”, al di sotto degli std. contrattuali dei settori di riferimento, cioè contratti al ribasso, sia dal punto di vista delle retribuzioni che dei diritti. Questo vuol dire che circa 500 Ccnl sono “irregolari”, stipulati da associazioni di datori di lavoro non rappresentative e da sindacati senza effettiva rappresentanza. Sono purtroppo Ccnl “validi”. In questi contratti “pirata” i minimi retributivi sono inferirori fino al  30% rispetto a quelli più rappresentativi.Insomma sono contratti per ridurre il costo del lavoro e i già pochi diritti residui dei lavoratori. Per la stessa categoria di lavoratori, per esempio “metalmeccanici”, accanto ai contratti noti come FIAT-FCA compaiono altri 29 contratti firmati da sigle sconosciute a livello nazionale
·         Al contrario, la crescita media dei profitti delle aziende quotate alla borsa di Milano, è stata del 31%, superiore alle stime, nel terzo trimestre del 2017.
E’ la terza miglior performance dopo quella finlandese, (+ 51,8%) e quella norvegese (+36,9%).
·         I profitti delle maggiori aziende italiane sono cresciuti senza soluzione di continuità anche durante la “crisi” (che non è mai stata loro, se si eccettuano le Banche popolari e MPS). Questo è vero per tutto l’occidente e per il mondo intero.
La ministra Boschi e le banche
In Inghilterra il ministro Fallon (nomen omen?) se ne va per molestie(nel suo pc un mare di foto e filmini porno. Noi abbiamo avuto un presidente del consiglio costantemente arrapato, che è invecchiato satirescamente, rimanendo in carica e che oggi ha ritrovato fortuna politica)
Insomma noi e gli inglesi siamo diversi.
Non ho mai parlato della Boschi, perchè, sapendoci dei familisti amorali, non dubitavo che la famiglia facesse premio sulla correttezza politica.
In fondo in fondo, quasi tutti privilegiano la famiglia.
Io non ho dubbi che parlare con la banca d’Italia, con la Consob, con il presidente di Unicredit, esternando “preoccupazione”, configuri una pesante scorrettezza, che in un paese diverso dal nostro, avrebbe comportato le dimissioni immediate. Ma noi siamo italiani e l’accusa alla Boschi è questione di rivalità politica, non di indignazione vera.
Secondo me avrebbe dovuto dare le dimissioni subito dopo l’esito referendario. Le ha date il Presidente del Consiglio che si era speso personalmente, non vedo perchè non le abbia date la ministra che quella riforma aveva – nominalmente o no – prodotto come sua responsabilità specifica.
Ne parlo adesso perchè mi hanno colpito le parole di Renzi:
un politico viene giudicato dagli elettori.Se la voteranno sapremo che è degna
A prescindere che - con il sistema delle candidature in essere, e la conseguente prevista blindatura - non è vero, mi lascia attonito il significato profondo di questa affermazione:  scompare ogni residuo di etica politica. Non è più la dirittura morale, la statura politica e la correttezza del comportamento politico (o balle del genere) che contano, ma la consacrazione che viene dal “popolo”. Lo diceva Berlusconi.
Insomma ci risiamo. Non è cambiato niente: se il popolo preferisce Barabba a Gesù, Barabba è il santo e Gesù lo stupido idiota che pagherà.
D’altronde cosa aspettarci?
Pochi giorni fa, l’ipocrisia istituzionale aveva fatto dire a Napolitano,commemorando Matteoli, morto improvvisamente per incidente stradale :” una persona molto seria, di grande passione politica e di assoluta correttezza istituzionale. E’ stata una bella persona”
La mia idea di correttezza istituzionale è molto diversa da quella coltivata dal presidente emerito.
Matteoli, imputato per favoreggiamento del prefetto di Livorno per abusi edilizi all’Elba nel 2004 e di favoreggiamento e rivelazione di segreto di ufficio nel 2005 per il “mostro di Procchio” (poi abbattuto) insieme ad un giudice e due prefetti, è stato salvato in entrambi i casi, dalla Camera.
Nel 2014, a proposito del MOSE è stato condannato per corruzione, in primo grado, dal tribunale di Venezia, a 4 anni di reclusione insieme a complici.
Forse è stato una bella persona in famiglia (sempre nell’ambito del nostro caratterizzante Familismo amorale), ma come politico e ministro, non è stato “corretto istituzionalmente” nè è stata una bella persona pubblica.
Sarà che non sono al passo con i tempi? Che non sono moderno?
Umberto Pradella

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