25 dicembre 2017

Recensione film: 50 PRIMAVERE regia di Blandine Lenoir





 Sceneggiatura di Agnès Jaoui e Jean Pierre Bacri. Con Agnès Jaoui, Thibault de Montalemert, Pascal Arbillot, Sarah Suco, Lou Roy-Lecollinet. Francia 2017.

 

 


 

Invecchiare in provincia

Il tema della crisi di una donna cinquantenne non è nuovo. Pochi anni fa il film Gloria, del regista cileno Sebastian Lelio del 2013, aveva affrontato questo argomento con intensità e pathos. In 50 primavere la regista-attrice Blandine Lenoir, al suo secondo lungometraggio, sembra non aver ben deciso se optare per un registro ironico o uno drammatico.

Siamo nel sud-ovest della Francia, in qualche piccola cittadina probabilmente dell’Aquitaine, dove vive Aurore Tabort (la brava Agnès Jaoui), una donna di mezza età insoddisfatta. Ha due figlie educate in modo permissivo e un po’ distratto, ed è separata dal marito che, nel frattempo, ha avute altre due figlie dalla attuale compagna. Si capisce durante il film che Aurore da ragazza ha fatto scelte un po’ sbadate, come ad esempio quella di lasciare il suo primo grande amore – che era partito militare - per mettersi con il suo migliore amico (che poi sposerà). Ha lavorato dando una mano al marito nel settore della ristorazione, ma poi si trova a fare la cameriera in un bar dove il giovane proprietario ha fissazioni un po’ strane come, tra le altre, quella di cambiare il nome alle sue lavoranti. Le figlie sono ormai cresciute, hanno i loro flirt e, in amore, sembrano ripercorrere gli stessi errori dei genitori: Sara rimane incinta giovanissima, come la madre, e Lucie smette di studiare per seguire il ragazzo musicista all’estero. Aurore ha un'unica amica, Mano, che è femminista e orgogliosamente single – o almeno così la vede lei. Nel film hanno una parte rilevante le “vampate di calore” causate dalla meno pausa, tema questo considerato come la fine funzionale della vita femminile. Aurore è stufa di una vita senza senso e, al primo battibecco con il datore di lavoro, si licenzia per poi non riuscire a trovare nulla – mancanza di qualifica, età, lavori pregressi al nero - se non una misera occupazione come donna delle pulizie insieme alle donne nere e/o extra-comunitarie. Ma nonostante ciò e una decina di chili di troppo e un’aria trascurata, piace ancora a vari uomini. Trova un appassionato corteggiatore, di cui però non è innamorata, e invece rincontra casualmente Christophe Tochard, il suo primo grande amore dei diciotto anni.

Il film 50 primavere  non mi sembra del tutto riuscito per la discontinuità del ritmo, per gli eccessi di primi piani su volti che li temono, nonostante Agnès Jaoui (che ha anche scritto con Jean Pierre Bacri la sceneggiatura) sia piuttosto brava. Del resto non è affatto accattivante neanche il milieu piccolo-borghese descritto, con gli interni delle abitazioni arredate in modo sciatto e senza gusto, e tra tutti i personaggi non c’è n’è nessuno particolarmente affascinante. Persino le giovani figlie di Aurore sono poco attraenti. Inoltre, sono tutti vestiti talmente male che non si riesce neanche a datare precisamente la vicenda. Le poche immagini della cittadina contribuiscono a trasmettere un senso di ibrido; i vecchi edifici in centro storico sono mal tenuti mentre la piatta campagna sembra un po’ arida: tutti elementi che costituiscono il degno scenario a questa storia.

In alcuni punti il film è un po’ sopra le righe e sembrerebbe essere più un film spagnolo che francese. La regista è abbastanza giovane – prima ha solo recitato e girato alcuni cortometraggi - e ancora deve maturare un suo linguaggio.

 

 
Ghisi Grütter

 

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