Da un post pubblicato sulla pagina FB di Maria Cecilia Guerra, senatrice di Liberi e Uguali.
QUANTA IPOCRISIA SULLA MANCATA APPROVAZIONE DELLA LEGGE SULLA CITTADINANZA
Non si è consumata ieri, 23 dicembre, la fine del disegno di legge sulla cittadinanza. Chi lo dice è un’ipocrita che mente, sapendo di mentire. La legge è stata uccisa più volte, per paura e ignavia, e da ultima affondata, definitivamente, il 20 dicembre.
Il disegno di legge è approdato al Senato nell’ottobre del 2015, più di due anni fa. E’ stato tenuto fermo in Commissione per un anno e mezzo, anche quando ci si era resi ampiamente conto che la mole degli emendamenti ostruzionistici della Lega non ne avrebbe permesso l’esame. In questo caso, una maggioranza che tiene a un provvedimento lo porta direttamente in aula, dove è possibile contingentare i temi e arrivare quindi ad una approvazione finale. Non è avvenuto.
Quando un anno dopo il suo arrivo al Senato, nell’ottobre del 2016, i ragazzi di “Italiani senza cittadinanza” si sono rivolti alla presidente della Commissione, Anna Finocchiaro, per sollecitare l’approvazione del provvedimento dicono di avere ricevuto questa risposta: “La Presidente ci ha detto che con il referendum costituzionale alla porte non è cauto portare in discussione la legge sulla cittadinanza, perché l’opposizione la potrebbe strumentalizzare.”
Lo stesso ragionamento ha portato il Partito Democratico a rimandare ogni decisione in vista delle elezioni amministrative, poi per non compromettere il voto alla Nota di variazione al Def, poi per iniziare l’esame della legge di Bilancio. E il provvedimento entra e esce dal calendario, pur avendo iniziato il suo corso in aula il 15 giugno 2017, fino ad arrivare al 20 dicembre, data in cui si consuma il vero ultimo atto di questa tragedia: ve lo racconto con le parole che ho pronunciato in aula:
“GUERRA (Art.1-MDP-LeU). Signor Presidente, siamo entrati in questa Conferenza dei Capigruppo in una situazione in cui il disegno di legge in materia di cittadinanza era calendarizzato prima del disegno di legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018. Usciamo da questa Conferenza dei Capigruppo con l'ennesimo stravolgimento: le norme in materia di cittadinanza vengono poste dopo il disegno di legge di bilancio e questo senza che si abbia il coraggio di ammettere in modo chiaro che questo significa non approvarlo, perché tutti in quest'Aula sappiamo con certezza che dopo la legge di bilancio non ci sarà più niente in quest'Aula. La prima cosa che vorrei stigmatizzare è questa ipocrisia veramente gravissima, perché passa sulla pelle delle persone. Vorrei chiedere la calendarizzazione immediata di questo disegno di legge (….) Spero che tutte le persone che in quest'Aula hanno preso questo impegno e si sono pronunciate a favore di questo disegno di legge abbiano il coraggio, oggi, di sostenere la nostro proposta.”
La proposta che ho avanzato, assieme a Loredana De Petris, a nome di Liberi e Uguali, è stata bocciata, e il disegno di legge è finito in calendario dopo la legge di bilancio, in un momento in cui, anche se ci fosse stato il numero legale, ci sarebbe stato solo un poco di tempo per iniziare la discussione generale. Poi le Camere verranno sciolte e la storia sarebbe comunque finita.
Nel frattempo si sono succedute, promesse e impegni di tutti i tipi, non mantenute, da parte di importanti esponenti del Governo (fra cui il Presidente del Consiglio) e del Partito Democratico.
Nel frattempo il Movimento 5 stelle, che figura fra i proponenti della legge si è defilato, per bieco opportunismo elettorale, annunciando un voto di astensione (che al Senato è contato come voto contrario)
Nel frattempo la Lega e Fratelli d’Italia e un bel pezzo di Forza Italia hanno raccontato a tutto il mondo frottole ignominiose su questa legge, creando una confusione assurda fra il problema della cittadinanza da riconoscere a quegli 800 mila ragazzi e ragazze di famiglie di stranieri che vivono in Italia da tantissimo tempo con il problema dei profughi e richiedenti asilo che tanto sembra spaventare i nostri concittadini.
Alla fine ha vinto l’ipocrisia. Io penso che tradire la speranza di migliaia e migliaia di ragazzi e delle loro famiglie, dopo averla alimentata per mesi e mesi, è un gesto di crudeltà prima ancora che di irresponsabilità politica.
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