12 giugno 2018
ANOTHER BRICK IN THE WALL
Quando l'Occidente, nel lungo periodo della cosiddetta "guerra fredda", combatté i regimi comunisti, non c'era chi non capiva come l'ostentazione del benessere dei Paesi occidentali era funzionale ad una guerra che era prima di tutto culturale, di due modelli diversi, di "religione" direi. Berlino est decise di costruire un muro, affinché i tedeschi comunisti non vedessero quanto erano ricchi e quanto si divertissero nella Berlino ovest. Il crollo del comunismo fu la vittoria di un modello di vita e di una visione: quella liberale, base del capitalismo, sia pure temperata da istanze socialiste. Oggi, la contrapposizione è tra due blocchi diversi: Nord e Sud del mondo. Ed è una contrapposizione ancora una volta culturale, di orizzonti di comprensione del mondo e della città degli uomini. Un Nord, con una ormai lunga tradizione democratica, laica, di diritti e libertà, di tolleranza, eredità di un Settecento illuminato. Un Sud attraversato da visioni dogmatiche, spesso integraliste e fanatiche. Se Benedetto Croce aveva, da pensatore di assoluta profondità, intravisto nella Seconda Guerra Mondiale, ancora una volta una guerra di religione, ebbene tra Nord e Sud si sta di nuovo combattendo una guerra di "religione". Non capire che siamo in guerra, e in una guerra di "religione", significa non capire cosa sta accadendo nel mondo attuale. Se il muro di Berlino non fosse stato permeabile, se coloro che fuggivano dai regimi comunisti non avessero trovato condizioni di vita assolutamente migliori di quelle dei loro Paesi di provenienza, sarebbero rimasti comunisti e avrebbero lottato per il consolidamento e la diffusione del comunismo. Quando si dice degli attuali immigrati, che lasciano i loro Paesi del Sud del mondo, abbagliati dall'abbondanza dell'Occidente, per venire da noi, "aiutiamoli a casa loro!", mostriamo una visione miope di quanto si sta decidendo a livello planetario. Aiutarli a casa loro, lasciarli a casa loro, significherebbe supportare il loro sistema, la loro visione del mondo, non consentire loro di capire che fuori dalle loro realtà c'è un mondo dove le donne sono libere, dove la superstizione e il fanatismo sono combattuti, dove alle minoranze vengono riconosciuti determinati diritti, dove è difesa la libertà di pensiero, espressione, parola. Davvero pensiamo di poter vincere una guerra di religione senza "permeabilità"? Possibile che non riusciamo a capire che un iPhone, o delle scarpe Nike, un cappellino e occhiali da sole, addosso a un giovane immigrato, sono l'arma più potente per far capire che l'Occidente ha qualcosa di meglio da offrire delle sette vergini nel paradiso di Allah, che attendono chi si fa saltare in aria da qualche parte del mondo? Se vogliamo vincere questa guerra di religione, non abbiamo altra via. A meno che non ci si voglia impantanare in nuove guerre, come quelle della Corea o del Vietnam, bagni di sangue dove nessuno vince e dove sicuramente i nostri valori sono sconfitti. La guerra di religione di cui parlo, dunque, è la guerra della libertà, dell'uguaglianza e della fratellanza, contro tutti gli integralismi, i fanatismi, i dogmatismi, contro tutti i muri dell'ignoranza e dell'egoismo. Solo così realizzeremo un mondo più giusto e perfetto. Ecco, Salvini e il suo codazzo non hanno capito questo! E l'Italia non solo rischia di perdere la grande occasione di essere il ponte tra Occidente e Sud del mondo, ma corre il serio pericolo di ripiegarsi in una visione gretta, egoistica, radicalizzandosi e assumendo sempre più la fisionomia di un Paese del Sud del mondo. FORZA, ABBIAMO ALTRI MURI DA ABBATTERE!
Massimo Frana
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